Mesagne. Un restauro conservativo si sta svolgendo a Sant'Anna sulla tela della “Deposizione di Cristo ”
Un importante restauro conservativo si sta svolgendo sulla tela della “Deposizione di Cristo con la Madonna, la Maddalena, San Giovanni e San Giuseppe di Arimatea”, conservata nella chiesa di Sant’Anna di Mesagne. Infatti, le mani esperte della restauratrice Rita Cavaliere, di San Vito dei Normanni, hanno riportato all’antico splendore una delle bellissime tele che si trovano nella barocca chiesa di Sant’Anna. Si tratta di un’opera di pregio danneggiata dall’usura e, forse, da interventi restaurativi non adeguati. Sottoposta, dallo scorso febbraio, ad un accurato lavoro che ne ha permesso la piena fruibilità, nell’ottica della salvaguardia del patrimonio culturale di una comunità. “
Non sappiamo da quanto tempo la tela si trovi qui – ci ha spiegato don Gianluca Carriero – probabilmente è arrivata nel periodo compreso tra gli anni Sessanta e gli anni Novanta del secolo scorso; non ne conosciamo bene la provenienza, potrebbe essere un’opera di sagrestia oppure arrivata dopo la soppressione del monastero delle Clarisse di Mesagne o da un’altra chiesa andata ormai distrutta. Devo verificare sulle visite pastorali. Di certo c’è che nel 1957 al suo posto ci fosse un’altra tela”. L’opera rappresenta la “Deposizione di Cristo con la Madonna, la Maddalena, San Giovanni e San Giuseppe di Arimatea”. Si tratterebbe di una copia di un’altra “Deposizione” del noto pittore veneziano Paolo Caliari detto il Veronese, presente nella Chiesa dell’Annunziata di Ostuni. L’altra copia dovrebbe trovarsi nella chiesa Madre di San Cesario. “Questa tela potrebbe appartenere a fra Giacomo da San Vito, un pittore francescano che ha operato tantissimo nel ‘600 o ad Andrea Cunavi, nipote di Giampiero Zullo, che ha operato molto in Puglia”.
Il particolare aneddotico è che la tela sia stata dipinta in una notte e in un giorno, ma i rilievi del restauro dicono che si tratta di una tela abbastanza importante, con ricchezza di particolari. “Il colore, con il degrado, si era completamente disgregato, anche a causa del sito su cui era collocata la tela, con distaccamenti del colore dal supporto – ci ha edotto la restauratrice –. La tela è in cotone, tipica del Seicento, con una tramatura molto compatta, con più fasce collegate tra loro con cuciture tipiche del tempo, incrociate a spina di pesce. Ci troviamo davanti ad una preparazione abbastanza spessa e la ridipintura è molto corposa. I colori, poi, sono quelli dell’epoca; si tratta di un’opera “pensata”: le velature avevano bisogno di asciugatura, quindi con tempi lunghi tra una stesura e l’altra”. Tutti elementi, dunque, che fanno escludere che sia stata creata in una notte. Durante il restauro, l’opera è stata foderata, stuccata e ricostruita, ad esempio nei fori dove c’erano bruciature di candela. “La cornice è davvero straordinaria con gli angoli in argento meccato. La Sovrintendenza ha colto immediatamente l’importanza dell’opera e l’urgenza dell’intervento ed ha svolto un ruolo straordinario, in quanto ci ha sostenuto nelle spese”, ha chiosato soddisfatto il sacerdote.
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