Scuola, povertà educativa infantile. I risultati raggiunti con il progetto “EduCare Sampei”

Marzo 19, 2022 673

I risultati del progetto “EduCare Sampei” saranno presentati venerdì 25 marzo alle 10.30 nell’atrio del Campus dell’istituto scolastico dell’Assori onlus (Associazione per la promozione socio-culturale sportivo dilettantistica e la riabilitazione dell’handicappato), in via Benedetto Biagi 31 a Foggia.

Il progetto “EduCare Sampei”, nato per soddisfare i bisogni speciali degli alunni con disabilità, adottati e con Bisogni educativi speciali (Bes), ha avuto inizio il 15 ottobre 2021. “La proposta – spiega Costanzo Mastrangelo, presidente dell’Assori onlus di Foggia e medico pediatra – era nata nel luglio dell’anno 2020,  ma a causa del Covid, ha visto  l’avvio il 15 settembre 2021,  con la collaborazione dell’Istituto Scolastico  Omnicomprensivo “ Foscolo – Gabelli”  di Foggia.  Approvato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le Politiche della Famiglia che ha ad oggetto lo Sviluppo di un Approccio Multidimensionale contro la Povertà Educativa e per l’Inclusione sociale, il progetto si è concluso il 16 marzo 2022, con la manifestazione in acqua del gruppo dell'atelier "Giocando" . Il gruppo includeva le bambine e i bambini dell'Istituto Foscolo Gabelli accompagnati dalle insegnanti ed educatrici Elena Tuggi, Simona Corso, Federica Simona, Maria Tricarico. Tutte le attività sono state completamente gratuite”.

Al convegno finale prenderanno parte Fulvia Ruggiero, dirigente dell’Istituto Foscolo – Gabelli di Foggia, Filomena Paoletti, docente dell’Istituto Foscolo – Gabelli di Foggia, Pia Colabella, dirigente dell’istituto Scolastico dell’Assori onlus e Valeria D’Alsazia, docente dell’Assori e coordinatrice del progetto. Interverrà anche il presidente dell’Assori onlus, Costanzo Mastrangelo. Per l’occasione saranno esposti i lavori eseguiti durante lo svolgimento del progetto: una galleria  di foto e video sul progetto “EduCare Sampei”.

Il progetto “EduCare Sampei”

Il progetto, che mirava a comprendere quale fosse il metodo di apprendimento più semplice ed efficace per ogni bambino, aveva una durata complessiva di sei mesi e prevedeva, oltre alla prima valutazione intermedia, una finale. L’obiettivo è sempre stato quello di aumentare la consapevolezza cognitiva e fortificarla dove fosse necessario per promuovere quell’impalcatura mentale utile ad una vera crescita nel tempo.  “Sono stati presi in carico – sottolinea Mastrangelo -  90 alunni, compresi i soggetti svantaggiati, con Bisogni educativi speciali (Bes), minori stranieri e con disabilità fisica, psichica e sensoriale”. Tutti gli alunni sono stati avviati in orari curriculari alle attività laboratoriali denominate  “I Campi di esperienze e delle relazioni” suddivise in 4 tipologie sulla base dei bisogni educativi e formativi emersi:

A. “Gesticolando”:l’obiettivo è stato  quello di stimolare l’apprendimento dei diversi canali comunicativi come quello corporeo, mimico, gestuale per approdare all’apprendimento del linguaggio LIS. I bambini sono stati coinvolti anche cognitivamente nella conoscenza di diversi linguaggi e della possibilità di utilizzarli per rafforzare relazioni e la sperimentazione dei diversi linguaggi attraverso il gioco. Le foto allegate vogliono illustrare appunto l’attività del linguaggio LIS ( lingua italiana dei segni) espletata da una docente abilitata e capace di attivare la complicità degli alunni che hanno mostrato grande capacità e gradimento collaborativo. IL linguaggio mimico gestuale e quello corporeo infatti, ben si addice ai ragazzi di questa età.

B. “Fantasticando”: l’obiettivo è stato quello di favorire l’acquisizione di apprendimenti attraverso strategie didattiche metacognitive. Avendo osservato le difficoltà legate a problemi di attenzione, comunicazione, disprassie e comportamentali di vario tipo, sono state create le condizioni per attirare l’attenzione di tutti i bambini facendoli diventare tutor dei loro compagni in situazione di disagio o di svantaggio.

Così si è reso possibile per tutti, indipendentemente dalla propria particolarità imparare le stesse cose (colori, forme, lettere, dimensioni, schema corporeo), godendo dell’approccio comune .

C. “Digitando”: con l’ausilio delle nuove tecnologie gruppi di bambini (con disagio e non) suddivisi in coppie hanno avuto la possibilità di utilizzare in modo interattivo programmi didattici al computer.

Partendo da un base di assoluta mancanza di dimestichezza con gli strumenti digitali, grazie alla supervisione ed al tutoraggio di un educatore multimediale esperto nell’approccio ad utenti in età infantile anche  in situazione di “fragilità” è stato guidato l’approccio e la conoscenza del computer.

Successivamente sono stati presentati i vari programmi utili a costruire color , disegni, storie  attraverso l’uso di tastiere e mouse.

Gli alunni/e sono state istruite sull’uso della lavagna interattiva multimediale (LIM), o lavagna elettrinica , sulla cui superficie è stata praticata un’attività di scrittura, di disegno in bianco e nero o colorato.

E’ stata visualizzata la possibilità di allegare immagini ai disegni effettuati e riprodurre video e animazione ( in pratica è stata avviata la strutturazione della fase iniziale del coding).   

“Giocando”: attività ludico-motoria intesa a favorire l'integrazione dei ragazzi all'interno del proprio ambiente educativo e sociale attraverso lo sport e l’attività natatoria praticata presso la piscina dell’Assori onlus.  

E’ ormai orientamento pedagogico consolidato che, poiché l’apprendimento è un processo cumulativo dove le prime competenze acquisite sono i mattoni su cui si possono, o non si possono, costruire le competenze di ordine superiore, il contrasto alla povertà educativa deve iniziare dai primi anni di vita. “La condizione di povertà minorile è multidimensionale – aggiunge Mastrangelo -, effetto del contesto economico, sanitario, familiare e abitativo, della disponibilità o meno di spazi accessibili, dell’assenza di servizi di cura e tutela dell'infanzia: essa non è solo legata alle cattive condizioni economiche, ma è povertà di relazioni, isolamento, cattiva alimentazione e scarsa cura della salute, carenza di servizi, di opportunità educative e di apprendimento non formale. La povertà educativa, insidiosa quanto e più di quella economica, priva bambini della possibilità di apprendere e sperimentare, scoprire le proprie capacità, sviluppare le proprie competenze e coltivare i propri talenti. La povertà educativa investe anche la dimensione emotiva, della socialità e della capacità di relazionarsi con il mondo. La fascia di età specifica individuata su cui calibrare un nuovo approccio metodologico è dai 3 ai 6 anni ed è dovuta alla consapevolezza che il contrasto alla povertà educativa per alcune categorie di soggetti, per essere efficace, deve iniziare già dall’infanzia”.

Alla conclusione del progetto i risultati ottenuti sono rilevanti– dichiara Pia Colabella, dirigente scolastica dell’Assori -. Nella città di Foggia, segnalata all’ultimo posto nell’indagine di vivibilità dei media, la disabilità, il disagio funzionale nell’apprendimento e la difficoltà di inserimento in un contesto socio-culturale diverso da quello di appartenenza, soprattutto nel caso di minori stranieri adottati, ha trovato una risposta eccellente e quanto mai efficiente così tanto da creare esperienze, apprendimenti, relazioni e benessere psicofisico sociale a tutti i partecipanti, famiglie comprese, ed un efficace contrasto all’isolamento conseguente al lockdown pandemico che restringeva e condizionava lo stile di vita dei bambini a causa delle misure di contenimento del virus”.

È  stata un’esperienza che lascia traccia di meraviglia e diventa l’impalcatura di un pensiero innovativo che nasce dall’autenticità, da gesti inconsueti. Esprime lo stupore di una profondità che emerge per essere una cellula viva di un gruppo che ha saputo cogliere la magia di un contatto  capace di tradurre l’esperienze in un codice comportamentale vivo e vero”, ha sottolineato Mastrangelo - . Il progetto lascia in memoria “la meraviglia” . “La meraviglia dell’alunno – conclude Pia Colabella - nell’emergere alla fine del percorso, come soggettività che trova il suo posto nel mondo attraverso le relazioni e i saperi, educandosi all’autodeterminazione e all’etica della responsabilità. La meraviglia del docente attento ai bisogni di ogni alunno, con dinamiche comunicative capaci di stupire, mettendolo in moto, perché possa essere motivato e diventare protagonista del suo percorso cognitivo e formativo accanto ai pari, in modo da elaborare la concettualizzazione delle esperienze, tramite i dispositivi pedagogici produttori d’interesse e curiosità. La meraviglia di uno spazio pedagogico di nuova specie, dove l’azione didattica diventa ricerca costante, inclusiva, avventura ed esplorazione permanente, concretizzando una pedagogia dell’attenzione condivisa che favorisce l’accesso al simbolico e alla riflessione. In tal modo non si parla più di insegnanti, ma di processi di apprendimento, guidati da docenti che sanno essere educatori e non meri trasmettitori di saperi effimeri, lontani dalla vita”.

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