La Neurochirurgia del Perrino primo centro in Puglia per la cura del Parkinson con la DBS: effettuati 50 interventi dal 2017
Prestigioso traguardo per l'ospedale Perrino di Brindisi: il centro DBS, acronimo di Deep Brain Stimulation, tecnica usata per la cura della malattia di Parkinson, ha effettuato i suoi primi 50 interventi di stimolazione cerebrale profonda.
L'obiettivo è stato centrato proprio nelle stesse settimane in cui il centro di Grenoble, pioniere della metodica DBS, festeggia il 30esimo anno di attività. I pazienti brindisini che possono usufruire di questo trattamento vengono selezionati in attività ambulatoriale dal centro Parkinson e Disturbi del movimento dell'ospedale Perrino, eccellenza sanitaria universalmente riconosciuta da tempo.
Primo centro regionale ad avviare l’attività di DBS nel 2017, il Perrino si conferma primo in Puglia anche per numero di interventi, vantando, inoltre, importanti aggiornamenti tecnologici, quali l’uso recentissimo di elettrodi in grado di modificare la direzione della corrente erogata al fine di ottimizzare il risultato clinico della procedura. La DBS non ha solo rivoluzionato la cura delle fasi avanzate della malattia di Parkinson, ma ha aperto nuovi orizzonti concettuali per la comprensione e la terapia di numerose condizioni neurologiche e non solo. L’unicità di questa metodica sta nel fatto che non crea lesioni cerebrali, ma va solo a modulare l’attività dei neuroni utilizzando una corrente erogata da piccoli elettrodi che si connettono a un generatore di impulsi, una sorta di pacemaker, posizionato a livello toracico. Modulando l’attività delle aree del cervello malfunzionanti, la DBS è in grado di migliorare notevolmente i sintomi motori della patologia, come il tremore, la rigidità, la lentezza nel movimento, e di ridurre la terapia farmacologica e le complicanze a essa collegate.
“Si tratta di un importante traguardo per la sanità pugliese e brindisina in particolare - sottolinea il direttore della UOC di Neurochirurgia Francesco Romeo, impegnato in prima persona con Piermassimo Proto nelle procedure neurochirurgiche - poiché questi interventi valorizzano il lavoro d’équipe. Sono coinvolti non solo i neurologi e i neurochirurghi, ma anche gli anestesisti, diretti da Massimo Calò. È fondamentale anche il contributo del servizio di Radiologia, diretto da Eluisa Muscogiuri con Emira Alloro e Paola Colella, responsabili della parte di neuroimaging, importante per garantire un corretto planning preoperatorio. Questo nostro traguardo – prosegue Romeo - è anche il risultato dell’impegno di chi mi ha preceduto: Antonio D’Agostino, direttore della Neurochirurgia fino al 2018, e Bruno Passarella, direttore della Neurologia fino al 2020, entrambi attivamente impegnati nel rendere realtà il sogno di avere un centro pugliese di Neurochirurgia funzionale”.
“Garantire al paziente pugliese gli stessi diritti, anche terapeutici, dei pazienti di altre aree italiane - aggiunge il direttore della UOC di Neurologia, Augusto Maria Rini - è stata da sempre la nostra priorità. Dobbiamo valorizzare le eccellenze dei nostri territori, interrompendo i viaggi della speranza, retaggio del passato, e abbattendo le spese sanitarie di mobilità passiva. Il Covid ci ha tragicamente dimostrato che le soluzioni da adottare devono essere tempestive e in loco. La Neurologia del Perrino possiede delle realtà di prestigio, ormai note in tutta Italia, che andrebbero valorizzate e apprezzate, tra cui il centro Parkinson e Disturbi del movimento, gestito da Francesca Spagnolo coadiuvata da Giovanni Di Maggio ed Emanuela Leopizzi. L’intensa attività, molto dispendiosa a livello di tempo, viene svolta con risorse interne nonostante le reiterate richieste di aumento di organico, medico e non, dedicato esclusivamente alla DBS. Ci auguriamo che nel prossimo futuro si possano avere adeguati riconoscimenti anche a livello regionale, in modo da poter continuare questa silenziosa attività nell’interesse esclusivo del paziente e dei suoi cari, nonché della gestione di patologie croniche altamente invalidanti, anche a livello sociale, come la malattia di Parkinson”.
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