Asl Brindisi. Meeting sulla donazione degli organi
“Un Sì restituisce la vita”, con questo tema L’Asl di Brindisi ha svolto ieri nell’aula magna “V. Valerio”, presso l’ex ospedale Di Summa di Brindisi, un meeting nazionale sulla donazione degli organi con i relativi protocolli medici da seguire. L’organizzazione dell’evento è stata della direzione di Anestesia e Rianimazione dell’Asl di Brindisi, diretta dal dottor Massimo Calò, dalla coordinatrice aziendale dell’Asl, la dottoressa Ada Patrizio, dall’Anestesista, la dottoressa Maria Ontina Logreco e dalla coordinatrice locale del territorio nel processo di donazione, la dottoressa Lucia Argentiero. Un team al femminile che da alcuni anni è impegnato nell’ospedale “Perrino” di Brindisi sul fronte della cultura della donazione degli organi. Gli interventi dei relatori sono stati principalmente finalizzati all’accertamento e la certificazione di morte del donante che sono regolamentati dalla legge 578 del 29 dicembre 1993. La morte si identifica con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo. Questa può presentarsi in seguito a un arresto cardiocircolatorio, con l’elettrocardiogramma piatto per non meno di 20 minuti, o per una grave lesione all’encefalo, testimoniata da un encefalogramma. Attualmente nelle regioni del Mezzogiorno d’Italia la cultura della donazione è piuttosto bassa. Nel 2022 in Italia ci sono state 3876 donazioni di organi a fronte di una richiesta di circa 9mila pazienti presenti nelle liste di attesa.
L’incontro è stato aperto da Arturo Oliva, presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Brindisi, che ha tenuto a sottolineare come oggi nella sanità “manca l’attenzione verso gli operatori”, mentre il direttore sanitario dell’Asl di Brindisi, Antonio Montanile ha fatto notare come gli anestesisti “sono il cuore pulsante dell’Asl, sono il fulcro intorno al quale gira il tutto”. Poi la parola l’ha presa l’organizzatore del meeting, il dottor Massimo Calò, che ha dato inizio ai lavori. La dottoressa Chiara Musajo Somma, dirigente medico del Centro trapianti regionali, ha fatto notare ai presenti che il “trapianto è una terapia. Pertanto è quanto mai importante donare poiché tutti dobbiamo essere donatori, ma altrettanto tutti possiamo essere riceventi”. L’esperta ha, quindi, aggiunto che oggi c’è “resistenza a donare poiché non c’è ancora una buona conoscenza dell’argomento”. Il dottor Vincenzo Malcangi, coordinatore aziendale del Policlinico di Bari, ha spiegato che oggi si può donare anche a cuore fermo. Il medico ha, inoltre, spiegato la metodica tecnica che si adotta e che salvaguarda gli altri organi che possono essere donati. Nicola Di Giosa, infermiere presso il Policlinico di Bari, ha testimoniato come “anche i pazienti affetti da Covid possono essere dei donatori”. Presso il Policlinico in 15 mesi, durante la pandemia, sono stati eseguiti 71 trapianti. Dell’importanza di una buona comunicazione tra i medici di Terapia intensiva e i parenti del donante ne ha parlato la dottoressa Sara Mascarin, esperta in comunicazione, donazione e trapianti. “È basilare una buona comunicazione clinica e una buona relazione con la famiglia del potenziale donatore che non è morto, ma privato della vita”, ha spiegato l’esperta. Interessante anche tutti gli altri interventi dei dottori Vincenzo De Marco, Paola Colella, Emanuela Lacaita, Maria Spada, Lucia Argentiero e Ada Patrizio che insieme al dottor Calò ha coordinato il meeting.
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