Redazione
"Microchip Day" a Mesagne
Sono 68 i microchip applicati nei giorni scorsi ai cani di cittadini residenti nel Comune di Mesagne per l’identificazione e iscrizione all’Anagrafe canina regionale. L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra l’amministrazione comunale, l’associazione “Gli Amici di Snoopy” e il Servizio Veterinario area A del Distretto di Mesagne.
L’input è arrivato dal dottor Maurizio Marra, Medico Veterinario del Siav A e responsabile del Servizio ricadente nel Distretto di Mesagne, che si è accordato con il sindaco del Comune di Mesagne, Antonio Matarrelli, per promuovere l’evento. Il “Microchip Day", realizzato con costi a carico del Comune, si è tenuto il primo luglio nell’ambulatorio Asl, con il coordinamento del dottor Pietro Zizzi, Medico Veterinario responsabile del Randagismo. Hanno collaborato fattivamente all’iniziativa anche i componenti dell’associazione "Gli Amici di Snoopy”.
“L’iniziativa - dice Zizzi - rientra in quelle attività da mettere in campo per arginare il fenomeno del randagismo e andrebbe promossa in tutti i Comuni della provincia. Nonostante si tratti di un servizio che la Asl offre ai proprietari di cani con il solo costo del microchip, non tutti probabilmente percepiscono ancora oggi l’importanza di uno strumento di identificazione dei nostri amici animali”.
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Siccità, Amati: “Acqua finisce perché non manuteniamo dighe e buttiamo a mare la metà. Chiudiamo il libro dei sogni”
“Ogni estate, puntualmente, viene sollevata la questione della Puglia sitibonda, e si riesumano programmi avvincenti e più o meno fattibili. Fatto sta che nel frattempo non ci occupiamo di manutenere le dighe, a mezzo servizio e con finanziamenti già disponibili, di mettere in funzione la diga Pappadai abbandonata e di rischiare grosso senza il raddoppio della canna del Sinni. E con un doveroso accenno alla Pavoncelli bis, completata e non ancora attivata, il quadro è quasi completo per chiedersi: è possibile sognare restando però con gli occhi aperti? È chiaro o no che servono qui e ora le opere di manutenzione degli schemi esistenti? È noto che se non ci applichiamo sulla strada tracciata dalle Giunte regionali 2000-2015, cioè sull’accordo unitario tra le regioni meridionali, non si riuscirà a concludere mai nulla?”
Lo dichiara il Presidente della Commissione regionale Bilancio e programmazione Fabiano Amati.
“Ci sono cinque dighe pugliesi e lucane ammalorate e la mancanza di interventi di manutenzione costringe a buttare a mare un potenziale di acqua pari a circa 316 milioni di metri cubi, nonostante vi siano a disposizione 12,5 milioni di euro per fare i lavori.
Nel dettaglio. Diga di Conza della Campania: massimo invaso 61,81 milioni di metri cubi d’acqua; invaso autorizzato 45,50 milioni; si sprecano, quindi, un potenziale di 16,31 milioni di metri cubi l’anno, nonostante un finanziamento per manutenzione di 2 milioni di euro.
Diga Saetta: massimo invaso 3,48 milioni di metri cubi; invaso autorizzato 2,53 milioni; si sprecano, quindi, un potenziale di 0,95 milioni di metri cubi, nonostante un finanziamento per manutenzione di 2,5 milioni di euro.
Diga del Locone: massimo invaso 118,47 milioni di metri cubi d’acqua; invaso autorizzato 57,00 milioni; si sprecano, quindi, un potenziale di 61,47 milioni di metri cubi, nonostante un finanziamento per manutenzione di 1,5 milioni di euro.
Diga del Pertusillo: massimo invaso 155,00 milioni di metri cubi d’acqua; invaso autorizzato 104,72 milioni; si sprecano, quindi, un potenziale di 50,28 milioni di metri cubi, nonostante un finanziamento per manutenzione di 1,5 milioni di euro.
Diga di Monte Cotugno: massimo invaso 480,70 milioni di metri cubi d’acqua; invaso autorizzato 285,70 milioni; si sprecano, quindi, un potenziale di 195 milioni di metri cubi, nonostante un finanziamento per manutenzione di 5 milioni di euro.
Passando poi alla diga Pappadai, una straordinaria opera idraulica abbandonata e quindi mai utilizzata. Se vi fosse impegno e determinazione si potrebbe, nel giro di qualche mese, destinarla a uso potabile e irriguo, convogliare le acque del Sinni e integrare la provvista d’acqua per le province di Taranto, Brindisi e Lecce. E invece ci dilunghiamo tra il programma, abbandonato, di servire con acqua ultra affinata l’ILVA, così da destinare alla diga Pappadai i 500 litri al secondo risparmiati, e il fiume di parole attorno a un programma di dissalazione che non parte mai. E attorno a questo argomento c’è la novità, ma di questo parlerò in modo più approfondito, della traversa del Sarmento, ormai riparata, dalla quale la Puglia avrebbe il diritto di ricevere una gran quantità d’acqua che invece finisce in mare.
Altro argomento: la Puglia prende acqua dalla Basilicata attraverso la canna del Sinni, la quale è gravemente ammalorata e potrebbe rompersi da un momento all’altro, lasciando così la Puglia e la Basilicata senz’acqua. Serve realizzare al più presto la seconda canna per garantirsi la funzionalità alternativa nei periodi di manutenzione. Ma purtroppo nessuna notizia in proposito né finanziamenti, per cui non restano che gli scongiuri per chi crede ai riti magici.
E infine ma non per importanza, la Pavoncelli bis. Grande opera portata a termine con imponenti fatiche, ma che non entra in esercizio per questioni politico-burocratiche tra Campania, Puglia e AQP. Insomma, un fatto di carte da mettere a posto e demagogie da riportare a ragione, per assicurare l’erogazione in sicurezza e senza sperperi della risorsa idrica di cui già disponiamo. Ebbene, nulla di fatto da mesi, senza che si vedano spinte politiche e amministrative forti per cambiare rapidamente il corso degli eventi. E pensare che c’è qualcuno che propone di costruire un nuovo acquedotto alimentato dalle acque abruzzesi e molisane, probabilmente ignaro che la Pavoncelli bis non parte perché non si riesce a mettere pace tra Campania e Puglia per una questione ben più marginale.
Ci sono anche questi motivi molto umani, purtroppo, per cui arriva alle stelle l’afa della Puglia sitibonda”.
Torre S. S.: le masserie della mafia come incubatrici sociali
Il grande progetto del Gus, Gruppo Umana Solidarietà, per un bene confiscato alle mafie Trasformare la masseria di Torre Santa Susanna, in provincia di Brindisi, in un incubatore sociale che favorisca la creazione di auto imprenditorialità e insegni a fare impresa. Questa la mission dell’associazione nazionale, che da oltre trent’anni progetta e realizza interventi di solidarietà sociale promuovendo la tutela e la valorizzazione del territorio. Una grande responsabilità per l’Organizzazione, che chiama a raccolta forze pubbliche e private per dare vita a un’eccezionale opportunità per la rinascita e il riscatto dell’intera comunità. Agricoltura sociale, turismo esperienziale e formazione per il recupero di antichi mestieri: questi i punti cardine su cui si fonda la proposta progettuale presentata dal Gus all’amministrazione comunale di Torre Santa Susanna in provincia di Brindisi, per la rinascita della masseria situata in contrada Pezza viva e condivisa in pieno dal sindaco, l’On. Michele Saccomanno. Una grande operazione etica e culturale per la cui riuscita tutta la comunità deve scendere in campo e mettersi in gioco. La prima azione è stata quella del sindaco che, in qualità di rappresentante del Comune, ha presentato una propedeutica richiesta di finanziamento alla regione Puglia, che consentirà la messa in opera della masseria entro l’estate del 2022. Ma per una vera e propria rinascita economica e sociale della proprietà - che consta di un immobile risalente al XVI secolo immerso in 60 ettari di terreno con uliveti, campi di grano e annessi fabbricati rurali, (l’ultima fetta - la più grossa- di un latifondo diviso tra i Comuni di San Pancrazio, Mesagne e Oria, per anni simbolo del potere del clan dei Bruno), è necessario attivare un circuito virtuoso che coinvolga anche soggetti ed enti privati in grado di sostenere il recupero dell’area.
Il successo dell’operazione sarà rendere il luogo attrattivo e, soprattutto, remunerativo, grazie ad azioni di impresa sociale, a cui è ormai riconosciuta una sempre maggiore rilevanza come modello imprenditoriale “umano”: l’intrapresa di singoli e di organizzazioni private genera infatti particolari anticorpi per contrastare da una parte le diseguaglianze e dall’altra per costruire obiettivi di sviluppo equilibrato, di crescita civile e di attenzione ai cittadini più fragili che la nostra società fa molta fatica a raggiungere. Il futuro della masseria si chiama “La Torri in campo” “Il progetto con al centro il recupero della masseria – spiega Giuseppe Suriano, direttore generale del Gus - si chiama “La Torri in campo”, definizione che mette al centro il borgo (la parola Torri in dialetto locale indica Torre Santa Susanna) per sottolineare la mission dell’operazione: rilanciare l’intero territorio e il suo paese dal punto di vista sociale, culturale ed economico. Trasformeremo l’antica struttura in un luogo di aggregazione e in un incubatore, fonte di attività e di occupazione per l’intera comunità, in particolar modo per i giovani in cerca di lavoro, per gli anziani, per i migranti e per i soggetti fragili che potranno frequentare corsi di formazione in tutti gli ambiti operativi, da cui trarre opportunità di lavoro legate alle proprie capacità di fare impresa. Lo scopo finale sarà quello di rendere redditive le varie attività perché crediamo fermamente che con la cultura, con il turismo e con tutto ciò che offre l’antica tradizione locale, si possa mangiare”. Particolare rilievo nel progetto assumeranno infatti il recupero dell’agricoltura come funzione sociale, l’offerta di laboratori artigianali per l’apprendimento e la valorizzazione dei saperi tradizionali, la creazione di una “Scuola di masseria” con percorsi educazione ambientale e alimentare rivolti alle scolaresche.
L’ospitalità a visitatori e viaggiatori in un’ala della struttura, rappresenterà inoltre quel valore aggiunto, che permetterà al territorio di avere ricadute economiche e di sviluppare nuove attività. Trasformati così in “residenti temporanei”, i turisti diverranno con il tempo ambasciatori e cantori del borgo. “La Torri in campo – conclude l’On. Michele Saccomanno – sarà una grandiosa opportunità per far scoprire il nostro paese, piccolo scrigno di rare bellezze, come il frantoio ipogeo, di realtà vive, come il Teatro comunale, e di vestigia antichissime, come San Pietro di Crepacore, il più bel monumento bizantino della regione. Mirabili espressioni di storia e di civiltà su cui costruire un nuovo stile di vita all’insegna della partecipazione attiva e della cultura dell’antimafia sociale”.
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Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano sulla base delle informazioni del direttore del dipartimento Promozione della Salute Vito Montanaro, informa che oggi mercoledì 7 luglio 2021 in Puglia, sono stati registrati 5.770 test per l'infezione da Covid-19 coronavirus e sono stati registrati 49 casi positivi: 7 in provincia di Bari, 3 in provincia di Brindisi, 3 in provincia di Foggia, 15 in provincia di Lecce, 18 in provincia di Taranto, 2 casi di residenti fuori regione, 1 caso di provincia di residenza non nota.
E’ stato registrato 1 decesso, in provincia di Lecce.
Dall'inizio dell'emergenza sono stati effettuati 2.714.846 test.
244.488 sono i pazienti guariti.
2.485 sono i casi attualmente positivi.
Il totale dei casi positivi Covid in Puglia è di 253.620 così suddivisi:
95.242 nella Provincia di Bari;
25.604 nella Provincia di Bat;
19.836 nella Provincia di Brindisi;
45.184 nella Provincia di Foggia;
27.033 nella Provincia di Lecce;
39.533 nella Provincia di Taranto;
816 attribuiti a residenti fuori regione;
372 provincia di residenza non nota.
Evade e ruba una bicicletta. Arrestato
Cellino San Marco. Evade dagli arresti domiciliari e ruba una biciletta, arrestato.
In Cellino San Marco, i Carabinieri della locale stazione, a conclusione degli accertamenti hanno proceduto all’arresto di un 34enne del luogo, già sottoposto alla misura della detenzione domiciliare, per evasione e furto aggravato. In particolare, l’uomo è stato sorpreso alla guida di una bicicletta dallo stesso asportata poco prima che è stata recuperata e restituita alla vittima del furto. L’arrestato, al termine delle formalità di rito è stato rimesso in libertà su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, ma riaccompagnato presso la propria abitazione per continuare l’espiazione della pena detentiva domiciliare cui era sottoposto.
Museo Ribezzo. Giocare con il giudizio universale
“Giocare con il Giudizio Universale”. Laboratorio ludico – didattico gratuito.
ESTATE: COLDIRETTI PUGLIA, CALDO SPINGE CONSUMO GELATO; ARTIGIANALE PREFERITO DA 50% PUGLIESI
ESTATE: COLDIRETTI PUGLIA, CALDO SPINGE CONSUMO GELATO; ARTIGIANALE PREFERITO DA 50% PUGLIESI. Nell’estate 2021, inizia con un'ondata di caldo eccezionale, con le lunghe giornate al mare sulle spiagge assolate o le passeggiate nei borghi, cresce in Puglia il consumo di gelato, concentrato nei 3 mesi più caldi da giugno a settembre, quando il 50% dei pugliesi preferisce il gelato artigianale a quello industriale. E' quanto stima la Coldiretti nel sottolineare che in Puglia lavorano circa 3.000 gelaterie artigianali, con 5.500 addetti, un settore che si sta espandendo anche grazie ai gelati 'inventati' dagli agricoltori che stanno proponendo il gelato al latte d'asina, al latte di capra, fino ad arrivare al gelato all'olio extravergine di oliva.
"Il successo del gelato è dovuto anche alla destagionalizzazione dei consumi dovuta ai cambiamenti climatici in atto e al consumo come rompi digiuno nelle pause di lavoro, ma anche in relax al mare in spiaggia o anche come alternativa al pasto nelle giornate più calde", commenta Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.
Ad essere preferito è di gran lunga il gelato artigianale nei gusti storici anche se - sottolinea la Coldiretti regionale - cresce la tendenza nelle diverse gelaterie ad offrire "specialità della casa" che incontrano le attese dei diverse target di consumatori, tradizionale, esterofilo, naturalista, dietetico o a chilometri zero come i gelati con frutta e verdura locali ma anche con formaggi DOP o grandi vini.
“Da segnalare negli ultimi anni il boom delle agrigelaterie che garantiscono – spiega il presidente Muraglia - la provenienza della materia prima dalla stalla alla coppetta con gusti che vanno dal latte di asina a quello di capra fino alla bufala e all’olio extravergine di oliva. Nelle agrigelaterie è particolarmente curata la selezione degli ingredienti, dal latte alla frutta, rigorosamente freschi con gusti a “chilometro zero” perché ottenuti da prodotti locali che non devono essere trasportati con mezzi che sprecano energia ed inquinano l’ambiente”.
Una risposta alla ricerca di genuinità nel consumo di gelato che – sostiene la Coldiretti Puglia – è dimostrata dal fatto che tra le ultime tendenze si è assistito ad una crescente attenzione ai gusti di stagione e locali ottenuti da prodotti caratteristici del territorio. Una spinta che ha favorito la creatività nella scelta di ingredienti che valorizzano i primati di varietà e qualità della produzione agroalimentare nazionale, dal gusto di basilico fino al prosecco ma ci sono anche – continua la Coldiretti regionale – le gelaterie tradizionali che si riforniscono dai produttori agricoli, creando gusti rigorosamente a km zero.
I consumi di gelato hanno superato i 6 chili a testa all’anno in Italia secondo stime della Coldiretti e ad essere preferito è di gran lunga il gelato artigianale nei gusti storici anche se – precisa la Coldiretti – cresce la tendenza nelle diverse gelaterie ad offrire “specialità della casa” che incontrano le attese dei diverse target di consumatori, tradizionale, esterofilo, naturalista, dietetico o vegano.
La produzione del gelato nel mondo ha oltre 500 anni di storia – continua la Coldiretti – con le prime notizie che risalgono alla metà del XVI secolo nella corte medicea di Firenze con l’introduzione stabile di sorbetti e cremolati nell’ambito di feste e banchetti, anche se fu il successo dell’export in Francia a fare da moltiplicatore globale con il debutto ufficiale in terra americana: con l’apertura della prima gelateria a New York nel 1770 grazie all’imprenditore genovese Giovanni Bosio. Da allora – conclude la Coldiretti – la corsa del gelato non si è più fermata.
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Mesagne. Scontro in città, ferito un centauro
Un incidente stradale si è verificato ieri sera a Mesagne, intorno alle ore 20,30, in via Gianpietro Zullo dove si è verificato uno scontro tra un'autovettura e una moto. Nello scontro il motociclistica è caduto riportando diverse fratture. È stato soccorso e trasportato presso l'ospedale Perrino di Brindisi. Qui è stato sottoposto ad accertamenti diagnostici da cui è risultata la frattura del femore e del polso sinistro.
Conclusa la stagione sportiva dell'Accademia calcio Mesagne
Si è conclusa l’ottava Stagione Sportiva dell’Asd Accademia calcio Mesagne.
Atleti, staff tecnico, dirigenti e genitori si sono ritrovati nel tardo pomeriggio di mercoledì 30 giugno davanti al Castello Svevo della Città per la tradizionale foto di gruppo a ricordo di questa difficilissima annata destabilizzata dalla pandemia.
Nell’occasione è stato invitato il Primo cittadino per salutare bambini e ragazzi, omaggiandolo con il gagliardetto della Scuola calcio e una t-shirt personalizzata.
La serata si è conclusa c/o l’impianto sportivo della Parrocchia di S.Pio con una riunione di ringraziamento la consegna ai tesserati di un gadget a tema “gialloblu”, i saluti finali e un arrivederci a settembre con l’augurio per tutti di poter continuare ad essere orgogliosi di questa Scuola Calcio.
Nuova idea dell'Amministrazione comunale di Mesagne che sta facendo affiggere nelle stradine del centro storico delle gigantografie con le immagini revival del luogo davanti alle abitazioni non ristrutturate o dirute. In questo modo oltre a nascondere alcune brutture c'è un racconto visivo dei tempi passati, quando il centro storico mesagnese pulsava di vita. Si tratta di un percorso storico-turistico che sta riscuotendo un successo tra i vacanzieri e i residenti. L'idea promozionale è targata: Toni Matarrelli, sindaco.
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