Redazione

Con l’arrivo delle belle serate semi estive ritornano a Mesagne gli appuntamenti di prosa. Infatti, è tutto pronto per l’inizio della settima edizione della rassegna regionale di teatro dialettale “Teatro a San Pio” che si svolgerà presso le aree esterne della parrocchia di San Pio, in via Turati nel rione Seta, dal 26 maggio al 23 giugno 2024 con apertura del sipario prevista per le ore 20,00. L’organizzazione della rassegna è della “Compagnia Nuovo Teatro” di Mesagne. Anche questa edizione si propone di coniugare cultura, divertimento per offrire piacevoli serate di intrattenimento condite da un eccezionale servizio di ristorazione predisposto all’interno della stessa struttura ed organizzato dalla parrocchia. Si inizia domenica 26 maggio con in scena la compagnia teatrale “Il Velario” di Crispiano, in provincia di Taranto, che avrà l’onore di inaugurare la rassegna di teatro popolare con lo spettacolo “La scemeggiata Crispianese”, un lavoro brillante ed esilarante che non mancherà di divertire il pubblico presente. Nella serata del 16 giugno è prevista la partecipazione dell’attore Gino Cesaria, noto volto televisivo. L’ingresso è previsto con abbonamenti dal costo di 20 euro per le 5 serate. Inoltre, si possono acquistare singolarmente i biglietti, direttamente al botteghino, al costo di 6 euro mentre se acquistati in prevendita il costo è di 5 euro. Gli abbonamenti e i biglietti si possono prenotare presso la parrocchia di San Pio oppure contattando direttamente Cosimo Guarini, al numero 348/8158270, o Pietro Capodieci al numero, 328/6547247. “Visto il prezzo vantaggioso, si raccomanda di prenotare per tempo gli ultimi abbonamenti disponibili”, hanno raccomandato gli organizzatori. Infine, si ricorda che nell’intervallo degli spettacoli si possono acquistare calzoni, panini e bevande grazie al prezioso servizio di gastronomia fornito dal Centro Sportivo della parrocchia San Pio.

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Novemila nuovi alberi su un terreno di 5 ettari che digrada sul mare, a Torre Guaceto, sito naturalistico e paesaggistico tra i più importanti d’Italia. È il nuovo intervento di riforestazione realizzato da Fondazione Sylva, organizzazione no-profit impegnata nella rigenerazione ambientale. Il progetto si è potuto realizzare grazie alla collaborazione tra Sylva, il Consorzio di Gestione di Torre Guaceto, Agricola Guaceto e Athora. 

I PARTNER 
“Ringraziamo i partner di progetto per aver deciso di sostenere e dare nuova linfa vitale all’ecosistema di Torre Guaceto - dice il presidente del Consorzio, Rocky Malatesta - Ancora una volta la rete istituzionale, associativa e privata ha permesso di dare un aiuto concreto alla natura, questa è la strada giusta da percorrere”. 
Agricola Guaceto, azienda operante da anni all’interno dell’area protetta, e Athora, gruppo assicurativo su scala europea, hanno cofinanziato l’intervento di riforestazione, che ricade parzialmente all’interno dell’area protetta.
“Ne è nato un modello d’intenti e progetti condivisi che mette insieme il pubblico e il privato, due mondi che non è così scontato riescano a dialogare intorno a un’idea forte come quella della rigenerazione di un territorio e della sfida difficile, ma ancora aperta, del contrasto al cambiamento climatico - dice il presidente di Fondazione Sylva Luigi de Vecchi - Siamo sicuri che questo modello, che ha come obiettivo il benessere di tutti e delle generazioni future, potrà essere guida e faro per altri progetti che verranno”. 
LA RIFORESTAZIONE 
L’intervento ha visto la messa a dimora di 9.000 piante scelte tra le specie autoctone della macchia mediterranea. In particolare: lentisco, corbezzolo, quercia (leccio e sughera), pino d’Aleppo, perastro, olmo e carrubo. Grazie alla disposizione degli alberi piantati, si svilupperà una vera e propria area boschiva, una querceta a prevalenza da sughero, specie presente nella fascia adriatica solo nel territorio di Brindisi. 
Inoltre, internamente a questo imboschimento, è stata lasciata alla libera evoluzione naturale un’area di poco oltre il mezzo ettaro: ciò consentirà un notevole aumento della biodiversità e, di conseguenza, la possibilità per numerose specie animali di popolare l’area boschiva e nutrirsi in quella a prateria permanente. 
“Abbiamo a cuore Torre Guaceto e, più in generale, la causa della tutela della biodiversità – dice Giulia Solaro del Borgo, amministratrice di Agricola Guaceto - Siamo felici di aver dato il nostro contributo per la realizzazione di questo progetto pioniere che ristabilirà la naturalità lì dove era scomparsa”. 
“Siamo orgogliosi di partecipare a questo importante progetto insieme a Fondazione Sylva, che ci ha permesso di manifestare il nostro impegno verso la sostenibilità del territorio in maniera concreta – ha dichiarato il responsabile Bancassurance marketing Athora, Enrico Schiavetti -, Come società che si occupa di risparmio e previdenza, poniamo particolare attenzione al futuro, per aiutare le persone a realizzare i propri progetti a lungo termine. Crediamo fermamente che l'attenzione all'ambiente, il sostegno al territorio e una governance responsabile siano fondamentali per creare valore a lungo termine, non solo per i nostri clienti, ma per tutta la società”. 
ACCORDO CONSORZIO TORRE GUACETO E FONDAZIONE SYLVA 
L’impegno per Torre Guaceto va oltre la riforestazione. Il terreno riforestato, secondo l’accordo firmato oggi tra il Consorzio Torre Guaceto e Fondazione Sylva, diventa un’oasi destinata ad attività scientifica, didattica e di educazione ambientale. È prevista l’organizzazione di passeggiate naturalistiche, laboratori ludici e didattici; percorsi di formazione per tutte le età, visite guidate, attività culturali. L’obiettivo è creare un luogo di aggregazione che generi benessere e apprendimento, e sia aperto a tutti: bambini, adolescenti, scolaresche, famiglie, turisti, residenti.

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SICCITÀ: COLDIRETTI PUGLIA, ACQUA A SINGHIOZZO DA BASILICATA; IN PUGLIA INVASI A SECCO -139MLN METRI CUBI

Invasi a secco in Puglia dove mancano 139 milioni di metri cubi d’acqua, mentre è a singhiozzo l’erogazione dell’acqua in provincia di Taranto con i campi a secco e le colture a rischio dalla frutta agli ortaggi fino ai seminativi. E’ quanto denuncia Coldiretti Puglia che segnala gli effetti della mancanza di acqua sulle produzioni agricole, ma anche sugli allevamenti con gravi disservizi a cui gli allevatori fanno fronte attraverso il ricorso alle autobotti con un notevole aggravio di costi.

“Non si contano più le segnalazioni che stiamo facendo quotidianamente perché arrivi l’acqua e nei tempi giusti. Dall’invaso di San Giuliano in Basilicata dovrebbero essere erogati ogni giorni 1000 litri di acqua che spesso non arrivano proprio e l’erogazione o risulta a singhiozzo o non viene attivata proprio”, denuncia il presidente di Coldiretti Puglia, Alfonso Cavallo, nel sottolineare che “nei campi si registra una siccità prolungata che si è manifestata già dall’inverno scorso ed è mancata una programmazione da parte del Consorzio di Bonifica. Così i campi seccano e le colture muoiono, deve essere rivista necessariamente dal Consorzio la pianificazione della erogazione dell’acqua”, aggiunge il presidente Cavallo.

Ma torna a denunciare lo scenario di crisi idrica causato dalla siccità la Coldiretti Puglia, anche per la condizione dei pozzi malfunzionanti e guasti o a mezzo servizio per la mancanza di personale, per cui sollecita ARIF all’immediato ripristino del funzionamento dei pozzi artesiani in agro di Noci, a Toritto e Palo del Colle.

“Serve una pianificazione diversa del ‘bene acqua’  perché la  gestione irrigua, specialmente in questo periodo in cui le coltivazioni hanno bisogno di acqua per crescere è un fattore fondamentale per l’agricoltura e la zootecnia, per la salvaguardia delle produzioni e dei redditi e va affrontato con la massima attenzione e efficienza”, dichiara il direttore regionale Pietro Piccioni sottolineando che “è necessario un piano infrastrutturale per la creazione di piccoli invasi che raccolgano tutta l’acqua piovana che va perduta e la distribuiscano quando ce n’è sia poca ai fini di regimazione della acque, irrigui, ambientali”.

In Puglia le aree a rischio desertificazione sono pari al 57% del territorio regionale – aggiunge Coldiretti Puglia - per i perduranti e frequenti fenomeni siccitosi, dove per le carenze infrastrutturali e le reti colabrodo viene perso l’89% della pioggia caduta. Uno spreco inaccettabile per un bene prezioso anche alla luce dei cambiamenti climatici che – continua la Coldiretti - stanno profondamente modificando la distribuzione e l’intensità delle precipitazioni anche sul territorio nazionale.

Servono – sostiene la Coldiretti – interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque, campagne di informazione ed educazione sull’uso corretto dell’acqua e un piano infrastrutturale per la creazione di invasi che raccolgano tutta l’acqua piovana che va perduta e la distribuiscano quando ce n’è poca. Gli agricoltori – conclude la Coldiretti - stanno facendo la loro parte con un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni a basso fabbisogno idrico.

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Visita del Prefetto di Brindisi, Dottor Luigi Carnevale, al Comando Provinciale Carabinieri di Brindisi. Ieri, 22 maggio 2024, il Prefetto di Brindisi, dottor Luigi Carnevale, ha fatto una visita istituzionale al Comando Provinciale Carabinieri di Brindisi.

L’Autorità di governo, accolta dal Comandante Provinciale, Colonnello Leonardo Acquaro, con lo schieramento della guardia d’onore, si è intrattenuta con tutti gli ufficiali del Comando Provinciale e una rappresentanza di Comandanti di Stazione Carabinieri della provincia.

L’incontro, improntato a viva cordialità, è stato caratterizzato anche da alcune valutazioni relative all’ordine e alla sicurezza pubblica, agli aspetti socio–economici del territorio, all’attività info–operativa dell’Arma e sulle sue potenzialità derivate dalla capillare diffusione dei Comandi sul territorio della provincia. Il Prefetto ha concluso la visita rivolgendo espressioni di ringraziamento per la puntuale opera di prevenzione e repressione attuata quotidianamente dall’Arma nel territorio provinciale.

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Se leggi ti lib(e)ri: Mesagne aderisce al Maggio dei Libri 2024.

Anche quest'anno la Biblioteca Comunale Ugo Granafei ha aderito al programma Il maggio dei libri promosso dal CEPELL - Centro per il libro e la lettura del Ministero della Cultura. 
Fino al prossimo 31 maggio sono diverse le iniziative organizzate presso i presidi di cultura con l'obiettivo di promuovere l'amore per la lettura: si moltiplicano gli eventi realizzati a seguito del riconoscimento Città che legge - attribuito al Comune di Mesagne dal 2020 - e quelle organizzate nell'ambito del progetto Giardini di parole. L'arte di vivere tra natura e libri. Nel programma emerge il protagonismo delle Scuole, che si confermano come preziosi promotori di proposte, collaboratori e destinatari di progetti condivisi intorno al libro e alla lettura, e alla storica sede della Biblioteca di piazza IV novembre nella sua veste rinnovata, riaperta al pubblico lo scorso 21 marzo. Gli appuntamenti in programma sono segnalati sulla piattaforma Il maggio dei libri, www.ilmaggiodeilibri.cepell.it. Intanto, martedì 21 maggio, i bambini delle scuole dell'infanzia hanno festeggiato il primo compleanno della casetta dei libri collocata presso la Casa di Zaccheo. 

Duro colpo sferrato dalla polizia di Mesagne al mondo delle sostanze stupefacenti. Gli investigatori, infatti, durante una specifica attività di indagine hanno individuato un luogo nelle campagne di Mesagne, dove i pusher si rifornivano per alimentare il mercato degli stupefacenti presenti in città. La sostanza in questione, complessivamente 450 grammi, è stata sequestrata e dopo gli accertamenti legali sarà distrutta. Le indagini proseguono per fare piena luce su questa vicenda. L’operazione antidroga che si è conclusa, solo per il momento, con il sequestro di droga del tipo haschisch nelle campagne introno alla città. Gli investigatori grazie a una serie di attività investigativa sono riusciti a individuare un filone di smercio di droga riuscendo a comprendere i vari passaggi. Durante tale attività hanno avuto la certezza che lungo la provinciale che collega le città di Mesagne e San Donaci, precisamente in contrada Casacalva, vi era un deposito di sostanza stupefacente. In pratica i trafficanti lasciavano lì la quantità necessaria ai pusher che riforniscono il mercato cittadino. In pratica una specie di supermercato della droga in cui i pusher pagano i fornitori e trovano la droga pronta allo smercio. Così gli agenti del commissariato di Mesagne hanno monitorato l’intera zona, annotando le situazioni anomale fino a quando hanno avuto la certezza che ai margini della carreggiata si trovava il deposito della sostanza in questione. Hanno setacciato palmo a palmo la zona fino a quando hanno trovato un secchio di quelli comunemente utilizzati dalle aziende fitosanitarie per mettere i prodotti chimici utilizzati dagli agricoltori. Un secchio di colore bianco, usato, con all’interno degli stracci. Apparentemente abbandonato ai margini del terreno dagli agricoltori. I poliziotti lo hanno preso e controllato il suo contenuto. E qui hanno trovato una sorpresa. Infatti al di sotto degli stracci vi era una sostanza divisa in alcuni contenitori. Hanno eseguito il test per individuare la tipologia della sostanza contenuta negli involucri. Dopo qualche minuto il test ha fornito la risposta: si trattava di haschisch. Complessivamente ben 450 grammi. Al momento non c’è nessuna denuncia, tuttavia le indagini proseguono e nei prossimi giorni potrebbero esserci ulteriori aggiornamenti.  

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Mesagne verso il voto dell’8 e 9 giugno 2024, continuano le iniziative di presentazione delle liste di candidati a sostegno di Toni Matarrelli:
Presso l’Auditorium del Castello comunale, a partire dalle ore 19:00, i prossimi due appuntamenti:
- giovedì 23 maggio la presentazione delle liste “Città solidale e riformista”, “Lista Civica Vizzino”, “Mesagne popolare”;
- lunedì 27 maggio delle liste “Avanti Mesagne”, “La mia Città”, “Mesagne al Centro”.
Le iniziative sono aperte al pubblico, si invita la cittadinanza a partecipare.

È in allestimento, nelle sale del castello di Mesagne (Brindisi), quell’autentica macchina del tempo che sarà la mostra «G7: Sette secoli di arte italiana», evento che, organizzato da Puglia Walking Art e dalla Rete di impresa Puglia Micexperience, vede il patrocinio di Regione Puglia e Comune di Mesagne, Camera di Commercio di Taranto-Brindisi e Aeroporti di Puglia e ancora vedrà, grazie al Protocollo d’intesa per la collaborazione fra la Direzione generale Musei, la Direzione regionale Musei Puglia, organismi del Ministero della Cultura, la promozione della stessa manifestazione nei luoghi della cultura statali presenti sul territorio regionale pugliese.

Evento collaterale al summit internazionale di Borgo Egnazia, la mostra sarà inaugurata il 13 giugno prossimo e andrà ben oltre i giorni di permanenza in terra pugliese dei Grandi della Terra, perché chiuderà i battenti il 30 novembre prossimo. Essa sarà capace di far viaggiare il visitatore fra XIV e XX secolo, fra arte medievale ed espressioni artistiche contemporanee emerse in Italia. Sotto la guida scientifica del prof. Pierluigi Carofano, che ha già curato l’esposizione su «Caravaggio e il suo tempo» realizzata lo scorso anno da Micexperience, sempre nel castello mesagnese con lusinghieri consensi di pubblico e di addetti ai lavori, la mostra sarà articolata in sette sezioni, che faranno cogliere il momento iniziale della storia dell’arte italiana e «il primo Rinascimento», quindi «il pieno Rinascimento, verso la “maniera moderna”» ed ancora «il Naturalismo caravaggesco» ed «Esempi di Neoclassicismo», nonché il «Romanticismo e la pittura di storia» ed in conclusione esempi di «Liberty, Futurismo, Informale e Concettuale».

Un sapiente equilibrio fra opere scultoree e pittura è alla base di questa mostra, con 49 opere d’arte in esposizione e con la possibilità di ammirare, unico evento di questo livello nell’intero Meridione d’Italia, l’evolversi di una presunta identità nazionale geograficamente e temporalmente circoscritta. «Ogni sezione è una macroarea al cui centro è presente l’artista “identitario” di quel determinato momento o fenomeno artistico», spiega il prof. Carofano e c’è solo il timore di lasciar fuori dalla lista qualche grande maestro, perché a Mesagne sarà possibile ammirare opere di Luca Signorelli e Andrea del Verrocchio, di Raffaello e Tiziano e di Leonardo e della sua Bottega, di Lorenzo Lotto e Ludovico Carracci. C’è la ineffabile Artemisia Gentileschi e ci sono opere di Guido Reni; c’è Gian Lorenzo Bernini e c’è Antonio Canova con Bernardo Canal e suo figlio, il più noto Canaletto. Particolare attenzione è stata riservata alle genialità nate nel Sud d’Italia, fra Nicola Pisano (alle origini) e Francesco Fracanzano, senza omettere il Cavalier Calabrese e Salvator Rosa, Corrado Giaquinto fino al più recente Giuseppe De Nittis ed ai contemporanei Pino Pascali e Roberto Ferri, il 46enne artista tarantino, che già lo scorso anno fu posto in dialogo con le opere di Caravaggio.

«È un risultato che abbiamo fortemente costruito con la passione, gli sforzi e le energie, in un momento in cui, quando abbiamo cominciato anni addietro, nessuno ci credeva – ha commentato Pierangelo Argentieri, presidente di Puglia Walking Art -. Adesso la risposta di pubblico, le istituzioni coinvolte e soprattutto la qualità scientifica dell’ultima mostra dimostrano che possiamo ulteriormente andare avanti. C’è voglia di qualità e di cultura; c’è voglia di offrire ai pugliesi, in particolare, un’esperienza che soltanto nelle grandi città, che sono state artefici delle diverse rivoluzioni culturali italiane nel corso dei secoli, si è potuta godere. Ecco: vogliamo offrire sette secoli di arte italiana e far godere di uno spaccato unico nel suo genere qui in Puglia – ha concluso -. Lo stimolo è alzare ancor più l’asticella della qualità delle mostre. Il contenuto scientifico, la collaborazione con i musei nazionali e con il Ministero sono elementi che ci gratificano e dimostrano che la nostra offerta è particolarmente matura e qualificata per continuare a crescere in qualità».

 Entusiasta il sindaco di Mesagne, on. Antonio Matarrelli: «Attraversare la cultura del Paese è come camminare nella storia del Paese – ha detto -. Con un carico di responsabilità ed emozione che è difficile da raccontare. La mostra “G7: sette secoli d’arte italiana” per noi significa rendere fruibile alle comunità del nostro territorio e dell’intera Puglia il meglio che l’arte pittorica italiana ha offerto al mondo. Nei 5 mesi in cui l’esposizione potrà essere visitata, appassionati, cultori e specialisti verranno a Mesagne per essere proiettati nei secoli e attraverso le correnti artistiche che hanno caratterizzato quei secoli. Ad oggi – ha proseguito -, il catalogo è ricco di nomi di gran pregio, dal Perugino a Leonardo, da Raffaello a Tiziano, da Bernini a Canova, da Fattori a Boldini. E forse altri dipinti lo impreziosiranno ulteriormente. Siamo molto orgogliosi di questo grande evento, di qualità ancora maggiore rispetto alle analoghe straordinarie iniziative degli scorsi anni, così come siamo certi – ha concluso - dell’utilità di un rapporto virtuoso tra istituzioni e impresa privata illuminata.»

 

 

GIORNATA BIODIVERSITA’: COLDIRETTI PUGLIA, ALBICOCCHE REGINE DELLE VARIETA’ A TAVOLA CON FICHI E UVA

Ma ci sono anche le pesche, le pere e le mandorle; nei mercati contadini al top sigilli biodiversi

E’ l’albicocca la regina della biodiversità sulle tavole dei pugliesi con 10 varietà ‘schedate’ nel registro delle risorse genetiche assieme ai fichi e all’uva, davanti alle ciliegie con 9 varietà biodiverse, ma ci sono anche le pesche, le pere e le mandorle, in cima alla classifica del patrimonio biodiverso che la Puglia può vantare con 139 specie vegetali e 9 animali a rischio estinzione. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti Puglia che, in occasione della giornata mondiale della biodiversità che si festeggia il 22 maggio, ha stilato la classifica delle specie più presenti nelle abitudini di consumo dei cittadini, sulla base dell’elenco delle piante da frutto iscritte al registro delle risorse genetiche vegetali della Regione Puglia.

Un primato garantito dalla costante opera degli agricoltori custodi che hanno salvato dall’estinzione tante varietà che altrimenti sarebbero state abbandonate. Proprio per salvare il patrimonio agroalimentare Made in Italy un’azione di recupero decisiva – sottolinea la Coldiretti regionale – si deve ai nuovi sbocchi commerciali creati dai mercati degli agricoltori e dalle fattorie di Campagna Amica, che hanno offerto opportunità economiche agli allevatori e ai coltivatori di varietà e razze a rischio di estinzione che altrimenti non sarebbero mai sopravvissute alle regole delle moderne forme di commercio.

Un impegno capillare la cui punta dell’iceberg è rappresentata dall’arrivo sui banchi dei Sigilli di Campagna Amica, i 418 cibi antichi salvati dagli agricoltori italiani, grazie alla più grande opera di valorizzazione della biodiversità contadina mai realizzata in Italia. I Sigilli della biodiversità, censiti dall’Osservatorio sulla biodiversità istituito dal comitato scientifico di Campagna Amica – spiega la Coldiretti - sono prodotti rari che posseggono caratteristiche assolutamente preziose che il mondo contadino ha sapientemente custodito contro l’omologazione e la banalizzazione. In testa alla classifica dei prodotti salvati dall’estinzione ci sono ortaggi, legumi e cereali (il 44% del totale), seguiti da salumi e formaggi ottenuti da 55 razze tutelate (30%), frutta (16%), olio extravergine d’oliva e vino (7%) e miele (3%).

Tra i Sigilli della Biodiversità in Puglia si va dall’azzeruolo, piccolo frutto molto buono e gustoso ma poco conosciuto, viene chiamato "lazzeruolo", azzarruolo, azzaruolo, alla capa di morte, conosciuta come chepe de murte” o “Grucciolo”, questo cavolo rapa caratterizzato per la parte inferiore che somiglia ad una grossa rapa, dal mugnolo, considerato il cavolo povero dei contadini, progenitore del broccolo, oggi in pericolo rischia di scomparire, alla sporchia, una pianta parassita delle fave, in quanto si alimenta della clorifilla proprio di quest’ultima, dolce con un retrogusto leggermente amara e i contadini – conclude Coldiretti Puglia - la trasformarono in cibo prelibato dopo averla riscoperta, fino allo sponzale, appartenente alla stessa famiglia delle cipolle, sono dei piccoli bulbi con un fusto verde commestibile.

A pesare sulla biodiversità tricolore ci sono però gli effetti dei cambiamenti climatici che oltre a maltempo e siccità hanno favorito nel nostro Paese la diffusione di insetti e organismi alieni che hanno causato danni per oltre un miliardo di euro nelle campagne, proprio a partire dai frutteti.

Si va dalla “cimice marmorata asiatica” proveniente dalla Cina che con le punture rovina i frutti, rendendoli inutilizzabili e compromettendo seriamente parte del raccolto alla Popillia japonica, coleottero giapponese che defoglia i vigneti e piante da frutto in parte del Piemonte e della Lombardia. E danni sta facendo anche la Drosophila suzukii il moscerino killer molto difficile da sconfiggere che ha attaccato ciliegie, mirtilli e uva dal Veneto alla Puglia. Le castagne hanno invece pagato un conto salatissimo per colpa – conclude la Coldiretti – del cinipide galligeno del castagno, il Dryocosmus kuriphilus, proveniente dalla Cina, senza dimenticare la Xylella, arrivata in Italia portata da piante tropicali giunte dall’America latina, che fino a oggi ha contagiato oltre 21 milioni di piante di ulivo.

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Con il caldo anomalo della primavera che ha fatto ‘incantare’ i fiori e reso improduttive le gemme, risulta più che dimezzata la produzione delle pregiate ciliegie Ferrovia con -50%/60% di frutti  sugli alberi rispetto allo scorso anno. E’ quanto stima la Coldiretti Puglia, che denuncia il crollo della produzione di ciliegie in campagna, di Bigarreau prima e di Ferrovia ora, con l’attivazione delle verifiche in campo dei tecnici della Regione Puglia per la richiesta del riconoscimento dello stato di calamità naturale.  

A fronte di un brusco calo produttivo, gli agricoltori sono stati alle prese con il balzo dei costi di produzione e la grave siccità a cui non corrispondono adeguati prezzi di vendita, mentre c’è il rischio che il mercato venga invaso da prodotti esteri di dubbia origine e qualità, con l’inflazione alimentare che rallenta i consumi e le famiglie costrette a tagliare gli acquisti e i costi della logistica che arrivano ad incidere attorno ad 1/3 sul totale dei prezzi al consumo per frutta e verdura, ingenerando rincari dei prezzi, spesso ingiustificabili, con una differenza enorme – aggiunge Coldiretti Puglia - tra il costo dei prodotti in campagna e quelli al dettaglio. Nei vari passaggi dal campo alla tavola si annidano speculazioni che vanno stanate anche dai Vigili dell’Annona, per cui serve una vigilanza serrata sull’origine dei prodotti ortofrutticoli sui banchi che arrivano dai Paesi Nord Africani, come Egitto, Tunisia e Marocco. Considerata la stortura nella organizzazione del sistema distributivo, si sta diffondendo sempre più la vendita diretta dei prodotti agricoli in azienda, opportunità sia per il produttore che per il consumatore nell’ottica della sicurezza alimentare e di un rapporto trasparente azienda-cittadino.

Sugli accordi commerciali occorre garantire il principio di reciprocità e in tale ottica è positivo l’annuncio della Commissione Ue sul fatto che “non sono soddisfatte le condizioni” per raggiungere un accordo commerciale con i Paesi del Mercosur, il mercato comune dell’America meridionale di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay. Una scelta che segue la denuncia della Coldiretti in Italia sulla concorrenza sleale provocata dalle gravi inadempienze di molti Paesi sudamericani sul piano della sostenibilità delle produzioni agroalimentari con rischi per l’ambiente, la sicurezza alimentare e lo sfruttamento del lavoro minorile evidenziato dallo stesso dipartimento del lavoro statunitense. Vanno fermate le importazioni sleali ed introdurre con decisione il principio di reciprocità per fare in modo che tutti i prodotti che entrano nell’Unione rispettino gli stessi standard dal punto di vista ambientale, sanitario e del rispetto delle norme sul lavoro previsti nel mercato interno.

La Puglia è la maggior produttrice di ciliegie in Italia, detiene con le sue quasi 32.000 tonnellate – spiega Coldiretti Puglia - il 35% delle produzioni italiane e il 62% delle superfici investite pari a circa 19.000 ettari di terreno ed un fatturato di circa 22 milioni di euro. La produzione di ciliegie risulta concentrata nella provincia di Bari che da sola rappresenta il 96,4% della produzione regionale e il 39% del totale nazionale – aggiunge Coldiretti Puglia – con le sue 47 mila tonnellate la provincia di Bari è la prima provincia italiana per produzione di ciliegie raccogliendo il 34% della produzione nazionale.

La produzione di ciliegie è destinata esclusivamente al consumo fresco e per questa ragione devono essere mantenute integre le pezzature - Insiste Coldiretti Puglia - particolarmente consistenti per la ciliegia Ferrovia, la compattezza ed il sapore, attività che richiedono un’accuratezza nelle fasi di coltivazione e di raccolta facilmente riscontrabili, per cui la mano dell’uomo non può essere sostituita dalle macchine.

Le ciliegie sono uno dei frutti più amati e con meno calorie – aggiunge Coldiretti Puglia – e contengono vitamina A, vitamina C e vitamine del gruppo B. Sono inoltre una fonte da non sottovalutare di sali minerali, come ferro, calcio, magnesio, potassio e zolfo. Presentano, inoltre, oligoelementi importanti, con particolare riferimento a rame, zinco, manganese e cobalto. Le ciliegie contengono melatonina naturale, una sostanza che favorisce il sonno – conclude Coldiretti Puglia - e sono una fonte di antiossidanti, che aiutano il nostro organismo a contrastare l'invecchiamento provocato dai radicali liberi.

E’ necessario ricostruire una vera e propria filiera che sia in grado di valorizzare il prodotto anche attraverso una caratterizzazione territoriale della produzione – insiste Coldiretti Puglia - con la creazione di un Marchio che valorizzi le caratteristiche organolettiche della ciliegia e le capacità di produzione da parte degli operatori del settore, un marchio come la I.G.P.  che possa essere riconosciuta dal consumatore, per rendere competitiva una coltura tradizionale e tipica della Puglia.

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