Nuovo Rapporto UNICEF/OMS/UNDESA e Banca Mondiale sulla mortalità dei bambini

Settembre 09, 2020 2776

Nuovo Rapporto UNICEF/OMS/UNDESA e Banca Mondiale sulla mortalità dei bambini: il numero di morti sotto i cinque anni a livello globale nel 2019 è sceso dai 12,5 milioni del 1990 a 5,2 milioni, ma il COVID-19 potrebbe invertire decenni di progressi.

  • Secondo i dati del nuovo Rapporto 2020 “Levels & Trends in Child Mortality”, nel 2019, sono morti ogni giorno 14.000 bambini prima di compiere 5 anni, rispetto ai 34.000 del 1990.
  • Nel 2019 ogni 13 secondi un neonato ha perso la vita; il 47% di tutti i decessi sotto i cinque anni è avvenuto nel periodo neonatale, rispetto al 40% del 1990.
  • Quasi 6.000 bambini in più potrebbero morire ogni giorno a causa di interruzioni nei servizi sanitari dovute al COVID-19.
  • Presidente dell’UNICEF Italia Francesco Samengo: in Italia nel 1990 per ogni 1.000 bambini nati vivi morivano 9,7 bambini con meno di 5 anni, nel 2019 ne sono morti 3,1 (- 68%).

 

9 settembre 2020 - Secondo le nuove stime sulla mortalità pubblicate dall'UNICEF, dall’OMS, dalla Divisione Popolazione del Dipartimento per gli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite e dal Gruppo della Banca Mondiale, il numero di morti sotto i cinque anni a livello globale nel 2019 è sceso al punto più basso mai registrato, fino a 5,2 milioni rispetto ai 12,5 milioni del 1990. In media, nel 2019 sono morti ogni giorno 14.000 bambini prima di compiere 5 anni, rispetto ai 34.000 del 1990 e ai 27.000 del 2000.

                “Nonostante questi risultati, il bilancio globale delle morti fra bambini e giovani rimane immenso. Nel solo 2019, 7,4 milioni di bambini, adolescenti e giovani sono morti per lo più per cause prevenibili o curabili. Nel 2019, a livello globale, il 70% dei decessi di bambini e i giovani sotto i 25 anni si è verificato tra i bambini sotto i 5 anni, pari a 5,2 milioni di morti. Tra i decessi sotto i 5 anni, 2,4 milioni (47%) si sono verificati nel primo mese di vita, 1,5 milioni (28%) tra il 1° e l’11° mese di vita e 1,3 milioni (25%) tra l'età di 1-4 anni. Altri 2,2 milioni di decessi si sono verificati tra i bambini e i giovani tra i 5 e i 24 anni nel 2019, di cui il 43% durante il periodo adolescenziale, tra i 10 e i 19 anni”, ha detto Francesco Samengo, Presidente dellUNICEF Italia.

                Anche prima del COVID-19, i neonati erano a più alto rischio di morte. Nel 2019, ogni 13 secondi un neonato ha perso la vita, circa 6.700 ogni giorno. Il 47% di tutti i decessi sotto i cinque anni è avvenuto nel periodo neonatale, rispetto al 40% del 1990.

                Tuttavia, le indagini dell'UNICEF e dell'OMS rivelano che la pandemia di COVID-19 ha provocato gravi interruzioni dei servizi sanitari che minacciano di vanificare decenni di progressi duramente conquistati.

Con le gravi interruzioni dei servizi sanitari essenziali dovute al COVID-19, i neonati potrebbero essere a rischio di morte molto più elevato. Ad esempio, in Camerun, dove un neonato su 38 è morto nel 2019, l'indagine dell'UNICEF ha riportato un tasso stimato del 75% di interruzioni nei servizi per l'assistenza neonatale essenziale, i controlli prenatali, l'assistenza ostetrica e l'assistenza post-parto. A maggio, l’indagine iniziale della Johns Hopkins University ha mostrato che quasi 6.000 bambini in più potrebbero morire al giorno a causa di interruzioni dovute al COVID-19.

"La comunità globale è arrivata a un punto tale nell'eliminazione delle morti prevenibili di bambini che non bisogna permettere alla pandemia da COVID-19 di bloccare il nostro cammino", ha dichiarato Henrietta Fore, Direttore Generale dell'UNICEF. "Quando ai bambini viene negato l'accesso ai servizi sanitari perché il sistema è sovraccarico, e quando le donne hanno paura di partorire in ospedale per timore di contagi, anche loro possono diventare vittime del COVID-19. Senza investimenti immediati per far ripartire i sistemi e i servizi sanitari in difficoltà, milioni di bambini sotto i cinque anni, soprattutto neonati, potrebbero morire".

Negli ultimi 30 anni, i servizi sanitari per prevenire o curare le cause di mortalità dei bambini – come le nascite premature, il basso peso alla nascita, le complicazioni durante il parto, la sepsi neonatale, la polmonite, la diarrea e la malaria – così come le vaccinazioni, hanno giocato un ruolo importante nel salvare milioni di vite.

Ora, i paesi di tutto il mondo stanno subendo interruzioni nei servizi sanitari per la salute infantile e materna  – come le visite mediche, le vaccinazioni e le cure prenatali e post-parto – a causa della scarsità di risorse e di un generale disagio nell'utilizzo dei servizi sanitari dovuto alla paura di contrarre il COVID-19.

Un'indagine dell'UNICEF condotta durante l'estate in 77 Paesi ha rilevato che quasi il 68% di questi ha segnalato almeno qualche interruzione nei controlli sanitari per i bambini e nei servizi di vaccinazione. Inoltre, il 63% dei Paesi ha riportato problemi nei controlli prenatali e il 59% nelle cure post-parto.

Una recente indagine dell'OMS, basata sulle risposte di 105 Paesi, ha rivelato che il 52% dei Paesi ha riportato interruzioni nei servizi sanitari per i bambini malati e il 51% nei servizi per il trattamento della malnutrizione.

Interventi sanitari come questi sono fondamentali per fermare le morti prevenibili di neonati e bambini. Per esempio, secondo l'OMS, le donne che ricevono cure da ostetriche professioniste, formate secondo gli standard internazionali, hanno il 16% di probabilità in meno di perdere il loro bambino e il 24% in meno di avere un parto prematuro.

"Il fatto che oggi il numero di bambini che arrivano a festeggiare il loro primo compleanno sia maggiore di qualsiasi altro momento della storia è un chiaro segnale di ciò che si può ottenere quando il mondo pone la salute e il benessere al centro della propria risposta", ha dichiarato Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore Generale dell'OMS. "Ora, non dobbiamo permettere che la pandemia di COVID-19 faccia regredire i notevoli progressi raggiunti per i nostri figli e per le generazioni future. Piuttosto, è tempo di usare ciò che sappiamo funzionare per salvare vite umane e continuare a investire in sistemi sanitari più forti e resilienti”.

ITALIA - “In Italia i tassi di mortalità fra i bambini e gli adolescenti sono in forte diminuzione dal 1990, e questo è un dato estremamente positivo. Nel 1990 per ogni 1.000 bambini nati vivi morivano 9,7 bambini con meno di 5 anni, nel 2019 ne sono morti 3,1, una riduzione ben del 68%. Per quanto riguarda la mortalità neonatale, la riduzione è andata di pari passo, con un calo del 70% dai 6,4 morti entro i 28 giorni dalla nascita per ogni 1.000 bambini nati vivi nel 1990 agli 1,9 del 2019. Si riduce anche la mortalità fra gli adolescenti: nel 1990 morivano 3,7 fra i 10 e i 20 anni ogni 1.000 che avevano raggiunto i 10 anni di età, mentre nel 2019 questo numero si è fermato a 1,6, una riduzione del 58%. Sono dati confortanti, ma su cui dobbiamo continuare a tenere alta l’attenzione”, ha dichiarato Francesco Samengo, Presidente dellUNICEF Italia.


Sulla base delle risposte dei Paesi che hanno partecipato alle indagini dell'UNICEF e dell'OMS, i motivi più comunemente citati per le interruzioni dei servizi sanitari sono stati: i genitori che evitano i centri sanitari per paura di contagi; le restrizioni ai trasporti; la sospensione o la chiusura di servizi e strutture; un minor numero di operatori sanitari a causa di ricollocamenti o la paura di contagi dovuta alla mancanza di dispositivi di protezione individuale come mascherine e guanti; e maggiori difficoltà finanziarie. Afghanistan, Bolivia, Camerun, Repubblica Centrafricana, Libia, Madagascar, Pakistan, Sudan e Yemen sono tra i Paesi più colpiti.

7 di questi 9 Paesi hanno avuto nel 2019 un alto tasso di mortalità al di sotto dei 5 anni nel 2019 di oltre 50 decessi ogni 1000 nati vivi. In Afghanistan, dove 1 bambino su 17 è morto prima di raggiungere i 5 anni di età nel 2019, il Ministero della Salute ha riportato una significativa riduzione delle visite alle strutture sanitarie. Per paura di contrarre il virus del COVID-19, le famiglie stanno non stanno dando priorità alle cure pre-natali e post-parto, accrescendo il rischio per le donne in stato di gravidanza e i neonati.

Questi rapporti e indagini evidenziano la necessità di agire con urgenza per ripristinare e migliorare i servizi di assistenza al parto e le cure prenatali e postparto per le madri e i neonati, compresa la presenza da parte di personale sanitario qualificato che si occupi delle cure alla nascita. È importante anche lavorare con i genitori per alleviare le loro paure e rassicurarli.

"La pandemia di COVID-19 ha messo n grave pericolo anni di progressi a livello globale per porre fine alle morti prevenibili dei bambini", ha dichiarato Muhammad Ali Pate, Direttore globale per la salute, la nutrizione e la popolazione della Banca Mondiale. "È essenziale proteggere i servizi salvavita che sono stati fondamentali per ridurre la mortalità dei bambini. Continueremo a lavorare con i governi e i partner per rafforzare i sistemi sanitari per garantire a madri e bambini i servizi di cui hanno bisogno".

"Il nuovo rapporto dimostra i progressi in corso in tutto il mondo nella riduzione della mortalità dei bambini", ha dichiarato John Wilmoth, Direttore della Divisione Popolazione del Dipartimento per gli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite. "Se da un lato il rapporto evidenzia gli effetti negativi della pandemia di COVID-19 sugli interventi fondamentali per la salute dei bambini, dall'altro richiama l'attenzione sulla necessità di porre rimedio alle vaste disuguaglianze nelle prospettive per la sopravvivenza e la buona salute di un bambino".

 

 

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Ultima modifica il Mercoledì, 09 Settembre 2020 15:34