Cia Puglia: “Che disastro le modifiche al Decreto sull’olio”
Cia Puglia: “Che disastro le modifiche al Decreto sull’olio”. Sicolo: “Criteri assurdi e pericolosi che ingenerano confusione e probabilmente costosi contenziosi”.
CIA Agricoltori Italiani di Puglia e il mondo olivicolo pugliese sono fortemente preoccupati per le modifiche introdotte al Decreto inerente alle “Disposizioni nazionali sui programmi operativi delle OP e AOP del settore dell’olio d’oliva e delle olive da tavola”. Le modifiche sono state introdotte nel corso della seduta del 14 settembre della Conferenza Stato-Regioni. “Le forti attese del settore olivicolo italiano, anch’esso sotto l’incudine di una crisi feroce, rischiano così di naufragare”, ha dichiarato Gennaro Sicolo, presidente di CIA Puglia e vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani. “Le modifiche apportate, purtroppo, penalizzano il comparto e, inspiegabilmente, gettano alle ortiche mesi e mesi di lavoro e confronto serrato tra le organizzazioni sindacali degli agricoltori come la nostra, il Ministero e le altre istituzioni coinvolte”, ha aggiunto Sicolo. Per il calcolo del valore della produzione commercializzata di olio, considerare il 2022 anziché quanto maturato nel 2021, introduce un elemento assolutamente aleatorio nella definizione dei futuri programmi operativi che andranno presentati già dal prossimo 10 ottobre.
“E’ una posizione, la nostra, condivisa anche dalla Regione Puglia, che si è espressa chiaramente attraverso l’assessore all’Agricoltura Donato Pentassuglia”, ha spiegato Sicolo. “Riteniamo che quella disposizione sia inapplicabile, perché richiede alle imprese di programmare in corso d’anno, con dati non ancora certi e controllati, cosa che può mettere a rischio una gestione prudente ed efficace delle risorse pubbliche. E’ un meccanismo che ingenera confusione, anche nell’immediato futuro, in vista della quasi certa rimodulazione di risorse a posteriori con conseguente probabile contenzioso che ne deriverebbe”.
Il quadro è reso ancora più complesso dalla scelta di considerare i contratti negoziati già dal 2023, ai fini del calcolo del valore della produzione commercializzata, di fatto contraddicendo gli obiettivi di vera aggregazione e crescita del settore alla base dell’OCM e del Piano Strategico Nazionale.
“Dunque, è fondamentale che il provvedimento originale, senza le modifiche, venga subito adottato sulla base delle posizioni fin qui espresse e concertate negli incontri istituzionali e che venga scongiurato il rischio dell’introduzione di norme inapplicabili, aggravando la già difficile situazione in cui il settore si trova, come tutta l’agricoltura italiana, nel fronteggiare gli effetti dell’attuale crisi”.
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