Abbiamo chiesto ed ottenuto importanti risorse da investire nel comparto, pari a quasi un miliardo di euro, ma la riorganizzazione prevista dal decreto Madia fa acqua da tutte le parti”. La Polizia di Stato è stata particolarmente penalizzata, rispetto agli altri comparti della difesa e della sicurezza pubblica (Carabinieri, Guardia di Finanza, Marina Militare ed Esercito), dal decreto legislativo licenziato dall’Esecutivo Renzi a causa del blocco dei concorsi interni. La progressione interna delle carriere non viene garantita da oltre vent’anni.
Viviamo queste storture del sistema dal lontano 1995 ed il governo non è stato in grado di garantire impegni concreti: il decreto prevede che vengano banditi concorsi interni annuali, ma i numeri non tornano. A titolo di esempio, il ruolo dei sovrintendenti dovrebbe essere esteso ad altre 24mila unità, ma gli attuali assistenti capo che potrebbero passare di ruolo sono quasi il doppio, ovvero 43mila.
Se da questi sottraiamo i colleghi prossimi alla pensione, il cui numero è quasi pari a 9 mila, è chiaro che una buona fetta di lavoratori si vedrà negare il diritto a quest’avanzamento di carriera. Il quadro della riforma appare confuso.
Non convincono, infatti, diversi aspetti elencati nel volantino che è stato diffuso:
- LA PREVISIONE DELLE FIGURE DEI COORDINATORI;
- IL COLPO DI SPUGNA CHE AZZERA LE ANZIANITÀ DI SERVIZIO;
- LA DEFINIZIONE DEI RUOLI TECNICI
- LA SPEREQUAZIONE CON L’AREA DIRIGENZIALE E LE ALTRE FORZE DI POLIZIA.
Il testo del decreto è sostanzialmente irricevibile:
Lo schema è stato già approvato dal Consiglio dei Ministri, ma rimangono 90 giorni di tempo per giocarsi il tutto e per tutto, per cercare di far apportare le dovute modifiche all’impianto.
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