di criticità presenti nella sanità pubblica è altrettanto importante parlare dei tesori di buona sanità che in maniera silente giornalmente svolgono la loro mission. E’ il caso del “Marco Cavallo”, un Centro sperimentale pubblico per la salute mentale dell’Asl di Brindisi, diretto dal dottor Carlo Minervini, che da diversi anni opera a Latiano, grazie ai finanziamenti ottenuti dalla Regione Puglia. Un cenobio di salute mentale in cui l’ospite è completamente integrato nella società civile. Grazie ai laboratori presenti gli ospiti imparano un mestiere, sono autonomi economicamente, e mettono a servizio della comunità le professionalità apprese. Il Centro offre luoghi diversi dai tradizionali spazi della psichiatria in cui non si parla della malattia o ci si ritrova come malati, bensì si parla di vita e ci si ritrova come persone che mettono a disposizione le proprie risorse e sviluppano nuove competenze. Rappresenta il luogo dove lavorare, discutere, progettare, ricercare, creare o, semplicemente, trascorrere il tempo libero in modo creativo e piacevole. Le attività proposte al suo interno sono capaci di offrire spunti al percorso di costruzione di sé che ogni persona porta avanti nel corso della propria vita. Naturalmente il simbolo di questo progetto è un cavallo blu, realizzato nel 1973 dagli internati del manicomio di “Parco San Giovanni” a Trieste nel laboratorio artistico ideato e condotto da Giuliano Scabia. La pancia di “Marco Cavallo”, che era stata contenitore dei sogni e dei desideri degli internati, è diventata per il centro latianese simbolica custodia di progetti da realizzare e di diritti e doveri da acquisire e consolidare. Il cavallo blu, simbolo di libertà perché ruppe muri, grate e cancelli prima di sfilare nelle vie di Trieste con Franco Basaglia, ricoverati, operatori, artisti e volontari, nel suo colore ricorda l’infinito del cielo e del mare. Purtroppo tutto ciò potrebbe svanire se la Regione Puglia e l‘Asl di Brindisi non dovessero più finanziare il progetto. Inoltre, dal prossimo mese di giugno il dottor Minervini, che è l’ispiratore di questo progetto, andrà in pensione. Gli ospiti e i loro familiari temono che se l’Asl non dovesse intervenire con determinazione il centro potrebbe chiudere i battenti invalidando il lavoro svolto in questi anni. “Il Centro “Marco Cavallo” è uno strumento che si affianca ai poli territoriali, ponendosi subito dopo il primo approccio rappresentato dalla visita psichiatria, dai farmaci o dalla psicoterapia, perché queste cose possono essere sufficienti solo per alcuni bisogni”, ha esordito Carlo Minervini nell’illustrare l’attività svolta da questo importante cenobio della salute -. Grazie a Franco Basaglia e alla legge 180, l’Italia è l’unico Paese al mondo che ha chiuso i manicomi, ma spesso le persone sono state semplicemente spostate in altri piccoli “contenitori”, le comunità “riabilitative ad alta assistenza”, dove sono seguite 24 ore su 24”. La mentalità non è ancora cambiata, soprattutto laddove non c’è stata una vera de-istituzionalizzazione. “Noi qui, ispirandoci a Basaglia, stiamo facendo qualcosa di diverso per fare riappropriare la società del tema della salute mentale. Tutti proviamo un certo disagio e dobbiamo chiederci come la società si predisponga ad aiutare i cittadini a preservare la propria salute mentale o, quando la si perde, ad affrontare la sofferenza. Il concetto di salute mentale di comunità è centrale, ma devono esserci i luoghi dove farla e gli operatori disposti a praticarla”, ha concluso il dirigente medico.
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