▪ prevedere da parte del Governo l’obbligo di presentare una Relazione annuale al Parlamento sullo stato dei servizi di salute mentale;
▪ aumentare il finanziamento per il SSN e una dotazione per la Salute Mentale almeno pari al 5% del Fondo Sanitario Nazionale;
▪ inserire, per la valutazione annuale del rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza, indicatori di qualità per la prevenzione e per i servizi territoriali di salute mentale comunitaria, oggi carenti; con una attenzione per le persone più a rischio di abbandono (adolescenti e giovani adulti, senza lavoro, migranti, persone private della libertà personale, …);
▪ stabilire, a livello nazionale, standard qualitativi, strutturali, organizzativi e quantitativi per l’assistenza nel territorio per la salute mentale (come per l’assistenza ospedaliera ex DM 70/2015), con una necessaria attenzione a quelli sul personale;
▪ incentivare Centri di Salute Mentale aperti almeno 12 ore al giorno e fino a 24, 7 giorni su 7, ad alta integrazione con i servizi sociali e sanitari, per produrre inclusione e cittadinanza;
▪ spostare le risorse dalle residenze di lungo periodo ai servizi domiciliari con progetti di cura personalizzati sostenuti dal budget di salute;
▪ prevedere specifiche misure per il contrasto delle “cattive pratiche” che violano i diritti delle persone, in particolare la contenzione e le modalità inappropriate nell’esecuzione dei TSO, con esplicito divieto all’ impiego del taser;
▪ impegnare le Università, in particolare le facoltà di medicina, alla formazione di professionisti orientati alla salute mentale di comunità;
▪ ricostituire l’Organismo di monitoraggio sul processo di superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) e sul il rispetto del diritto all’assistenza e alla tutela della salute per le persone autori di reato, in carcere e nel territorio;
▪ assicurare la partecipazione dei cittadini che utilizzano i servizi (e dei loro familiari), delle forze sociali e sindacali negli organismi decisionali a tutti i livelli, a partire dal Tavolo istituito con decreto del Ministro della Salute; Questa la sintesi delle proposte contenute nella Dichiarazione conclusiva della Conferenza per aprire un confronto con le Istituzioni (Governo, Regioni, Comuni, Parlamento) e proseguire la mobilitazione per affermare Diritti, Libertà Servizi per la Salute Mentale.
Il Movimento “Rompiamo il silenzio”, che ha partecipato in modo molto attivo alla Conferenza, insieme a tante altre persone pugliesi di buona volontà, manterrà alta la mobilitazione sulla vertenza aperta da oltre un anno con la Regione, impegnandosi sui punti indicati nella Conferenza e su quelli più specifici locali come da piattaforma che oggi viene discussa in questa importante occasione odierna di confronto, scambio, condivisione.
Piattaforma del Movimento Rompiamo il silenzio per una trasformazione culturale e organizzativa a favore della Salute Mentale Pugliese
Il compito “politico” interessante ed innovativo che la Regione aveva dichiarato 2 anni fa era quello di tracciare nuove linee guida di indirizzo per una trasformazione e riorganizzazione dell’assistenza psichiatrica regionale, sviluppando in particolare gli assi dell’abitare, delle relazioni sociali e dell’inserimento lavorativo e prevedendo, normando e finanziando gli appartamenti supportati, le possibili co-gestioni con le Associazioni e, soprattutto, la metodologia del budget di salute.
E’ del tutto evidente che scegliere di adottare la metodica del Budget di Salute (insieme alla previsione delle Residenze Assistite e al rendere stabili i Centri Diurni cogestiti), non è un “dettaglio tecnico” da inserire in una organizzazione quo ante come un elemento in più, e solo marginale, ma significa rivoluzionare gli assunti della cosiddetta
“Riabilitazione” (e con essa ruoli, competenze, alleanze, condivisioni, compartecipazioni istituzionali e della cittadinanza, etc…). Infatti il budget di salute trasforma e sovverte gli stessi assunti della spesa in salute mentale attualmente orientati quasi esclusivamente sul “posto letto a retta”, con costi alti ed elevato rischio di cronicizzazione, investendo invece le risorse economiche direttamente sulla persona, attraverso un Progetto Terapeutico-Riabilitativo individualizzato orientato alla sua emancipazione, ripresa, autonomia, inserimento lavorativo e sociale.
Tutto questo non può realizzarsi improvvisamente per regolamento, ma occorre prevedere una fase di passaggio in cui gradualmente trasformare la cultura di tecnici, amministratori, operatori e cittadinanza (e conseguentemente dei servizi), attraverso una adeguata e congrua formazione e un continuo aggiornamento per tutti gli attori coinvolti.
Per questo proponiamo, da formalizzare in un cronoprogramma regionale:
1. l’adozione del metodo del budget di salute entro 3 anni;
2. fasi intermedie annuali in cui ottenere risultati parziali con verifiche semestrali;
3. di modificare il fabbisogno delle strutture residenziali e semiresidenziali, in accordo con i rappresentanti e gli operatori del Privato Sociale, in modo da “alleggerire” l’attuale circuito diminuendo le strutture “pesanti” h 24 e aumentando quelle “leggere” h 12, h 6 e diurne;
4. di rendere stabili, inserite nell’organigramma strutturale regionale, adeguatamente finanziate e diffuse sul territorio regionale le esperienze, finora sperimentali, direttamente a gestione Pubblica come il “Cunegonda” e di co-gestione tra servizio pubblico e associazioni di utenti, familiari e cittadini. Queste esperienze, che hanno mostrato nel concreto altre possibilità organizzativo/culturali/innovative, dovranno essere riconosciute come una “eccellenza” e ne dovrà essere segnalato l’alto valore strategico;
5. di riconoscere e valorizzare le Associazioni di Cittadini per la tutela della Salute Mentale regionali che abbiano nel recente passato mostrato competenze adeguate nonché abbiano ottenuto risultati positivi nelle esperienze di co-gestione in corso. Alle stesse Associazioni andrebbe riconosciuto un ruolo formativo che permetterebbe sia la possibilità di disseminare in tutto il territorio regionale altre esperienze simili, sia di contribuire al cambiamento culturale necessario per superare i paradigmi attualmente imperanti (biomedico, assistenzialistico-cronicizzante, del posto letto a retta) e inverare, attraverso l’esperienza concreta e la testimonianza diretta, quello innovativo della “Recovery”;
6. di prevedere e attuare fasi intermedie propedeutiche alla messa a regime della metodica del Budget di Salute in cui coinvolgere le diverse Istituzioni Regionali, i Comuni, il Privato Sociale, il mondo del Volontariato, le Rappresentanti dell’utenza e tutti gli altri partner necessari, nonché avviare da subito esperienze sperimentali dell’utilizzo di questo strumento in alcuni territori,
7. di ridare centralità ai servizi territoriali pubblici rinforzando gli organici e aumentando le ore di apertura dei CCSSMM;
8. di adeguare tutti i Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC) della Puglia, al modello “No- Restraint”, che prevede il non ricorso alla contenzione fisica e le porte aperte, che al momento è presente solo a S. Severo;
9. di porre attenzione ai percorsi di superamento degli OPG, in particolare Rems e prassi e organizzazioni alternative;
10. di rivedere il piano di attuazione dei CAT (Centri per l’Autismo Territoriali) e l’intero circuito della Psichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza;
11. di ridefinire, in concerto con le facoltà Universitarie, i piani formativi dei futuri operatori della salute mentale per implementare la cultura della Salute Mentale di Comunità, e permettere lo svolgimento dei tirocini nei luoghi dove effettivamente la pratica corrisponda a questa cultura;
12. ed infine, ultimo punto ma non meno importante, di assegnare ai Direttori Generali i seguenti obiettivi operativi aziendali, da raggiungere di concerto con i Comuni ed i relativi piani Sociali di Zona. Tali obiettivi saranno quindi inseriti nella retribuzione di risultato dei Direttori UU.OO.CC. e dei Dirigenti Medici e Sanitari:
➢ il raggiungimento di pratiche “no restraint” nei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura;
➢ le dimissioni dalle residenze h 24 con inserimento in h 12, h 6, semiresidenze, appartamenti o rientro al domicilio;
➢ l’avvio di almeno 1 Centro a gestione integrata o co-gestito per Asl e la collaborazione di tutti i CCSSMM con i Centri a gestione integrata o co-gestiti;
➢ la proposta e l’avvio sperimentale dei primi Budget di Salute (riconvertendo le risorse rivenienti dalle prime dimissioni dalle residenze h 24!);
➢ altro (a parere della Regione, sentiti i DD.SS.MM. e le AASSLL).
Il Movimento “Rompiamo il silenzio”
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