È trascorso meno di un mese da quando si è insediata l'Amministrazione che ho l’onore di guidare, con l’orgoglio e con tutto il senso di responsabilità di cui sono capace. Questo primo appuntamento mi riempie di un’emozione intensa, difficile persino da esprimere. Qui, davanti ad un popolo finalmente unito, rinnovo l’antico rito della consegna delle chiavi alla Vergine del Carmelo, Protettrice della Città di Mesagne, traendo per primo forza dal significato che per tutti noi tale occasione rappresenta. Mi accosto a questo solenne appuntamento con la mia piccola testimonianza di Sindaco, un ruolo che potrò svolgere al meglio solo con l’aiuto delle preziose energie che nutrono la nostra composita compagine comunitaria.
I forestieri hanno spesso riconosciuto i mesagnesi per la devozione rivolta alla nostra Patrona, per questa fede di popolo che assume i contorni di una peculiare identità collettiva. Il culto per la Madonna del Carmine è stato rafforzato nel sentimento popolare dai prodigi attribuiti alla sua protezione. Se il 20 febbraio è il giorno del ricordo di un evento luttuoso - che rimanda al tremendo terremoto del 1743 - il 15, il 16 e il 17 luglio sono tre giorni di festa. La Madonna e la Città sembrano formare insieme uno scrigno regale, due abbinamenti complementari di un volto unico. Il volto compiuto è quello in cui ci riconosciamo, con intensità e ruoli differenti ma che, per cultura, appartiene a tutti noi.
In questo afflato di fede e spiritualità - che si fa simbolo di impegno civile e morale – il messaggio di un popolo in festa giunga alla moltitudine di mesagnesi che non intendono rinunciare a questa sentita occasione: con la presenza fisica, attraverso l’ascolto delle trasmissioni televisive, col solo pensiero non potendo in altro modo per distanza o malattia. Da figlio di emigranti, conosco il desiderio che prende chi attende di riabbracciare i propri cari e la propria terra tra i profumi, i ricordi e le celebrazioni della nostra festa.
In un mondo sempre più votato all’indifferenza - per le tragedie che travolgono milioni di persone costrette a lasciare Paesi sconvolti dalle guerre e dalle carestie, dove la solidarietà è troppo spesso un concetto astratto da spiegare col vocabolario alla mano; mentre l’uso distorto di nuove forme di comunicazione ha allungato le distanze tra gli uomini, rendendoci tutti un po’ più soli e cinici – auspico che insieme sapremo rinforzare le ragioni di un radicato quanto moderno senso di appartenenza, che in tanti sapremo stringere nobili patti di rinnovata coesione sociale.
Dopo la mia proclamazione a Sindaco della Città di Mesagne, dopo la gioia e le tante emozioni, ho avvertito il momento della responsabilità profonda di chi si assume - oltre agli onori - il grande onere dei problemi di tutti; ho nutrito il timore di tradire le speranze e le aspettative dei miei concittadini. Ho capito che da solo non ce l’avrei fatta, che quel senso di vuoto si sarebbe potuto tramutare in fallimento se non fossi stato abbastanza umile da unire le mie forze con quelle di altri cittadini generosi. Solo il dialogo che ricompone, dopo ogni pur legittima contrapposizione dialettica, può far ritrovare la strada maestra per rispondere alle difficoltà con l’attenzione che Mesagne merita.
L’emergenza abitativa di tante famiglie, la drammatica mancanza di lavoro e la crescente carenza di reddito per tanti giovani e meno giovani, il decoro della nostra meravigliosa Città sono soltanto alcune delle questioni impellenti delle quali io e i miei collaboratori ci siamo occupati in questi primi giorni. Sapremo scandagliare le emergenze avvalendoci del consiglio degli esperti e concedendoci il tempo che occorre, per rifuggire soluzioni affrettate o superficiali. Per affrontare tutto al meglio, ho bisogno del supporto di tanti. Non possiedo - come nessuno - formule miracolose, se non quella di voler miscelare con possibile saggezza il contributo che ciascuno può offrire in termini di progetti fattibili, per sollevare le sorti della nostra amata comunità. Il ringraziamento va dunque a quanti hanno accolto il mio invito, in queste prime settimane di attività istituzionale; a quanti lo faranno. Alle donne e agli uomini di buona volontà aggregatisi durante il confronto elettorale, sostenitori e avversari oggi disposti a fare la propria parte nell’interesse di Mesagne; ai rappresentanti di enti e categorie del mondo produttivo. Ho aperto con loro un dialogo che intendo far diventare occasione di confronto costante e di dialogo permanente, come con i rappresentanti delle sette comunità parrocchiali cittadine e del Terzo Settore. Analoga apertura riserverò ai gruppi e ai movimenti, anche nell’obiettivo di riattivare con vigore quella forma di volontariato che può adoperarsi per restituire utile funzionalità ai comitati di quartiere. I toni costruttivi - che mi preme proporre e suggerire come strumento operativo intanto del mio agire quotidiano - rappresentano le premesse per servire insieme il paese: ciò che mi sta a cuore è essere, con le parole e con i fatti, il Sindaco di tutti! So bene che per essere dei buoni amministratori occorre lavorare su se stessi, mettersi in discussione, facendo tesoro di quel concetto di formazione permanente che dall’educazione dei più giovani giunge a configurarsi come criterio di migliore organizzazione degli assetti lavorativi, come vorremmo garantire nel nostro comune in favore di quanti prestano la loro attività al servizio dei cittadini tutti.
Ho l’ambizione di veder investite nella nostra Città le competenze di tante giovani eccellenze mesagnesi. Spenderò ogni sforzo per rendere più agevole il loro percorso e quello dei tanti - ragazzi e ragazze - che ancora studiano e si formano, per coronare luminose aspirazioni professionali e di vita. Un pensiero affettuoso ai neomaggiorenni che quest’anno hanno votato per la prima volta. Abbiamo il dovere di non tradire la loro fiducia e di impegnarci per offrire un esempio adeguato, efficiente e trasparente di gestione della res publica.
Ogni storia di difficoltà sofferta nei secoli ha cesellato il nostro sentimento di appartenenza a questa comunità di persone straordinarie, uomini e donne capaci di distinguersi nelle arti e nello sport, capaci di slanci di grande altruismo e ordinari gesti di solidarietà, perseveranti nell’affermazione dei valori della legalità e del lavoro che nobilita. La nostra è una comunità che ha avuto la forza di riscattarsi dallo stigma infamante di “terra di mafia”, affermando la natura più autentica – sulla traccia della sua antichissima civiltà, delle nostre chiese barocche, dell’accogliente e saporita gastronomia locale – e ritagliandosi un meritato spazio nelle sempre più frequenti opzioni di chi sceglie Mesagne da turista e da studioso. Proprio i valori della legalità – insieme alla cultura e alla solidarietà sociale - hanno insegnato a non doverci più giustificare, a non doverci sempre sentire in dovere di dimostrare qualcosa; abbiamo dunque imparato - avendo ragioni per farlo - a camminare a testa alta, in Italia e nel mondo.
Importanti esempi di solidarietà sociale si concretizzano nell’agire silenzioso del volontariato laico e cattolico che ogni giorno si adopera per moltiplicare le risorse e far fronte a nuove povertà, a storie di emarginazione, di solitudine, di disagio, di malattia. Grazie a quanti prestano il loro tempo – per semplice e prezioso volontariato o per strutturata e professionale vocazione – in favore di modelli di accoglienza e integrazione che si estendono agli immigrati, alle persone diversamente abili, agli anziani, ai minori in difficoltà, alle donne vittime di violenza, perché dalla nostra città parta sempre e comunque un segnale in controtendenza al vento di odio e intolleranza che mette a rischio anche le nostre solidali certezze.
Questa festa sa essere connubio perfetto di laicità e devozione: l’attesa delle luminarie esalta le sensazioni solenni che accompagnano la novena in onore della Madonna del Carmelo; le bancarelle sono la folcloristica cornice che accompagna il sentito momento che stiamo vivendo; la festosità delle giostre risuona in lontananza mentre accompagniamo la Protettrice in processione. Di nulla potremmo fare a meno! Sembrano abbracciarsi la meravigliosa consapevolezza della Città d’arte che sfoggia la sua veste migliore per farsi ammirare e la profondità di un sentimento religioso antico e sobrio.
Questo rito racchiude il nostro percepirsi comunità accorta e curante, non è mai formalismo perché palesa la dimensione di una umanità che ha fiducia nel futuro e, al tempo stesso, non teme di chiedere aiuto e conforto.
Al rito della consegna affido le mie debolezze, che sapranno tramutarsi in elemento di forza ogni volta che - ne sono certo - saprò chiedere ad altri uomini e ad altre donne di superarle con me, in nome del supremo amore per la nostra Città.
Felice festa a tutti noi!