i settori produttivi spesso porta alla chiusura delle attività commerciali e, in alcuni casi, purtroppo a gesti estremi dei proprietari. Alcuni riescono a voltare pagina altri, invece, chiudono per sempre questa esperienza. In questa situazione c’è anche Angelo Pignatelli, storico commerciante di Mesagne che, oberato dai debiti, è costretto a chiudere la propria gelateria. La conseguenza di tale gesto potrebbe essere quella di finire tra le mani degli strozzini che lo distruggerebbero completamente. Ecco perché da mesi sta chiedendo aiuto a diversi settori dello Stato italiano senza, tuttavia, riuscire a ricevere un aiuto che lo possa far emergere da qual turbinio debitorio in cui è finito. “La mia famiglia mi ha aiutato a pagare alcuni debiti – ha spiegato Angelo Pignatelli – poi anche loro hanno finito le finanze. Io non ho più nulla e sono stritolato tra tasse asfissianti e debiti verso fornitori. Continuo ad accumulare debiti su debiti nella speranza di una ripresa dell’attività commerciale che non arriva mai. Non nascondo che in alcuni momenti di sconforto penso a un gesto estremo, forse, risolutore”. Angelo Pignatelli è un omone di 55 anni, molto conosciuto in città per l’impegno e la serietà nel lavoro. Nella sua gelateria sono passate intere generazioni di mesagnesi. Prodotti buoni e genuini. Un’attività fiorente che, però, dopo il trasferimento nella nuova sede di via Granafei ha iniziato ad accusare i primi problemi. “L’attuale sede è stupenda, ma è piccola ed è buona solo per il periodo estivo poiché poso mettere i tavoli fuori e ampliare la fruizione. Diciamo che lavoro da giugno a settembre. Poi, per il resto dell’anno, sono in perdita”, ha fatto notare il commerciante che se la prende anche con l’ex Amministrazione comunale, quella del sindaco Molfetta “che ha scelto una strada lunga e tortuosa per autorizzare l’installazione di un dehors che mi permetterebbe di continuare la mia attività anche nel periodo invernale”. L’antica gelateria Pignatelli offre lavoro che aumenta in estate. “Adesso non ho più soldi per pagare i loro salari e li devo licenziare”, ci ha confidato con amarezza mentre stringe tra le mani un mazzo di fogli. Sono le lettere che ha inviato a tutte le istituzioni statali dalle quali solo da alcune ha ricevuto risposte. “Ho scritto a Di Maio e a Salvini, da cui non ho ricevuto risposta”, ha continuato Pignatelli -; ho scritto al presidente della Repubblica Mattarella che, per la verità, mi ha fatto convocare dalla prefettura al cui funzionario ho spiegato la mia situazione debitoria. Su loro consiglio mi sono rivolto all’associazione antiracket e poi alle banche e poi non so più a quante associazioni o enti mi sono rivolto affinché possano ascoltare il mio grido di aiuto. Nessuno mi ha aiutato. Solo belle parole e niente più. Ecco, in questi momenti di sconforto sento forte la voglia di farla finita con tutto e con tutti”. I debiti iniziano ad accumularsi quando il commerciante, in attesa delle autorizzazioni per l’apertura dell’attività, per tre anni paga un canone di affitto senza poter percepire nessun ricavo, a suo carico è anche la ristrutturazione dell’immobile. “Soldi che escono come un fiume in piena mentre i ricavi non entrano”. Quindi, il commerciante rivolge la sua rabbia contro i politici: “Non hanno mai lavorato e non possono comprendere i nostri problemi”; contro l’antiracket che gli ha detto che il suo “reddito è basso e non può essere aiutato” poiché non ha garanzie da offrire. “Però – ha aggiunto – mi hanno detto di non rivolgermi agli usurai”. Pignatelli ha creato una email affinchè chi è nella sua stessa situazione possa scambiarsi qualche consigio oppure creare un movimeno di opinione: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Che dire oltre a danno la beffa.
Breaking News :