non sono state accolte con grande entusiasmo da gran parte del mondo produttivo. Anche a Mesagne l'onda di questo malessere è evidente. Noi abbiamo voluto dare voce a un commerciante che da diversi lustri è sulla scena produttiva della città con la sua attività calzaturiera: Mario Nacci, il quale, con suo disappunto, ha voluto esprimere la sua opinione, in maniera asettica e scevra da qualsiasi credo politico, di come sono state discriminate alcune categorie commerciali a favore di altre. Noi gli abbiamo voluto dare voce.
"Noto con mio dispiacere che, pur in presenza di una miriade di opinioni (legittime), non si focalizza in maniera esaustiva il vero problema che deriva dalle anticipazioni del premier Conte. Tuttavia, sarebbe il caso che qualcuno si spogliasse, sia pure per un momento, del suo credo politico e dal tifo ossessionante, e forse si valuterebbero le ultime misure adottate dal Governo, con più oggettività. Premetto, e lo scrivevo ad una collega qualche ora fa, che personalmente sono stato uno dei primi ad abbassare la saracinesca del negozio, ancor prima che arrivasse l'obbligo di chiuderla. Avevo intuito che la vicenda "coronavirus" era molto seria e difficile da contrastare. Ho rispettato e condiviso (ho due anziani di quasi 90 anni da salvaguardare) tutte le restrizioni a cui siamo stati sottoposti. Pero, senza ipocrisia, non mi sono piaciute alcune contraddizioni emerse ieri sera con l'ultimo decreto. Vi è, secondo il mio modesto parere, uno scollamento evidente tra la decisione di far aprire alcune categorie, ritenute indispensabili o non influenti col virus, ed altre a cui è stata negata l'apertura. Concedere l'apertura ad una libreria, una profumeria, un negozio di abbigliamento da bambini, invece che ad un bar, un ristorante, un parrucchiere, un centro estetico, facendo aspettare quest'ultimi altri 2 mesi, è irrazionale. Mi rifiuto di pensare e considerare allo stesso livello gli allenamenti pluripartecipativi delle squadre o ancora l'utilizzo delle slot macchine, con i negozi al dettaglio come il mio. Indipendentemente dal tifo politico, a cui non sono interessato, mi preme sottolineare che dietro alla gestione di un negozio di abbigliamento o di calzature, c'è un anno anticipato di investimenti, di programmazione, di studio,un lavoro che coinvolge tante famiglie (dai modellistica alle commesse). La moda è come il latte e chi opera in questo settore dovrebbe saperlo: ha una scadenza. Per noi questa stagione è già scaduta! Pertanto, credo senza ombra di dubbio, che su questo tema c'è stata poca attenzione. Sono consapevole che le difficoltà si registrano anche in altri settori (vedi il turismo). Non vorrei, però, che fra poco ci dovessimo preoccupare di un altro "distanziamento sociale", ancora più forte. Lì, purtroppo, non sarà sufficiente, per misurare le distanze, utilizzare il metro della sarta".