Adesso Carlo riposa in pace nella sua Mesagne. I funerali In evidenza
La pioggerella impercettibile che ieri pomeriggio è caduta su Mesagne sembrava lacrime venute giù dal cielo. In questo clima si sono svolti ieri pomeriggio a Mesagne i funerali di Carlo Giannini, lo chef 34enne ammazzato in un parco di Sheffield, in Gran Bretagna, dove lavorava in un ristorante. Il feretro è giunto in chiesa alle ore 15 mentre la messa funebre è iniziata alle ore 17. Sulla bara un mazzo di rose bianche, simbolo della purezza, intrecciate con rami di olivo, che simboleggiano la pace, e spighe di grano a simboleggiare la rinascita. Poi sul feretro è stata posata la foto di Carlo e la sua casacca nera da chef. Intorno l’intera famiglia con papà Antimo, che all’arrivo della salma del figliolo gli è andato incontro per accompagnarla in chiesa. C’era la mamma Rosalba con al fianco la figlia Francesca e il marito Andrea. Dall’altro lato hanno preso posto i fratelli di Carlo, Marco e Stefano. Quest’ultimo accompagnato dalla moglie Valentina. Con loro c’era anche l’ex fidanzata, inglese, di Carlo che ha voluto accompagnare la salma fino a Mesagne, vivendo la “via Crucis” delle esequie.
Per due ore il Santuario di Mater Domini è stato meta di un continuo pellegrinaggio. Parenti, amici, ex colleghi e colleghe, gente comune, che sono rimasti addolorati dalla morte del giovane mesagnese. La famiglia Giannini, come ci si poteva immaginare, si è chiusa in un dolore inconsolabile. Tuttavia, nonostante provati da questa tragedia hanno sempre espresso parole di speranza per tutti coloro che li hanno voluti incontrare. Mamma Rosalba e papà Antimo, entrambi hanno alle spalle la professione di infermiere, sono profondamente cattolici. Lei attualmente è impegnata a svolgere il ministero straordinario dell’eucarestia mentre papà Antimo è priore della confraternita di Mater Domini.
Il parroco, don Pietro De Punzio, che ha officiato il rito funebre insieme al diacono, Maurizio Palermo, ha iniziato la sua omelia dicendo: “Siamo qui oggi pomeriggio davanti alla bara di Carlo ammazzato in un contesto così violento e assurdo. Carlo è vissuto qui con noi e tra noi, era un ragazzo dinamico, in certi momenti esuberante, e allegro. Ho in mente tanti episodi che mi ricordano la sua amicizia. Oggi siamo qui per tributargli l’ultimo saluto a questo giovane che solo un mese fa aveva tanti sogni e tante speranze. Carlo, infatti, aveva tante possibilità di divenire un ottimo chef. Si era inserito nel comparto della ristorazione con tanta gioia tanto che il proprietario del ristorante inglese in cui lavorava aveva apprezzato la sua competenza e professionalità”. Don Pietro ha tenuto a precisare che la famiglia Giannini è da ammirare “perché nel dolore è stata molto dignitosa. Sono loro, infatti, che danno coraggio a coloro che piangono la morte di Carlo. Ecco perché mi sento di dire loro “non sia turbato il vostro cuore” perché la fede vi ha sostenuti in tanti momenti, ma, soprattutto, in queste tragiche ore”. Il sacerdote ha, poi, concluso: “Grazie alla famiglia Giannini per i valori che ha testimoniato con la vita e che ha trasmesso ai figli. Ed anche Carlo aveva gli stessi valori”.
Alla cerimonia funebre ha partecipato il sindaco di Mesagne, Toni Matarrelli, e il consigliere regionale, Mauro Vizzino. Infine, il fratello Stefano sui social ha postato questo messaggio: “La morte improvvisa di Carlo, crudele e inaspettata, ci ha lasciato senza parole e devastati. Siamo fiduciosi che comprenderete il nostro doloroso silenzio”.
LE INDAGINI
Se le esequie e la tumulazione del feretro hanno concluso i riti religiosi e civili legati alla morte di Carlo Giannini resta aperto il fascicolo relativo alle indagini che in un contesto cinematografico potremmo titolare: “Il grande mistero dell’omicidio Giannini”. Infatti, a 30 giorni dall’omicidio dello chef 34enne mesagnese poco o nulla si sa. I familiari, cui gli investigatori inglesi hanno suggerito di non rilasciare dichiarazioni in merito, al momento sono all’oscuro di eventuali nuove situazioni. Di certo si sa che in campo è scesa l’Europol italiana a cui i detective inglesi hanno chiesto assistenza per ricostruire il puzzle della vita del Giannini. Cosa normalissima in un’indagine di omicidio internazionale. Come si conosce la causa della morte dovuta a un accoltellamento. Un solo fendente, mortale. Adesso basilare per gli investigatori è comprenderne il movente. Solo conoscendolo si può inquadrare l’intera vicenda e dare la caccia ai, o al, killer e arrestare gli eventuali mandanti. Nelle ore successive l’omicidio la polizia di Sheffield, la località presso cui è avvenuto l’accoltellamento del giovane mesagnese, ha arrestato un ragazzo di 17 anni e uno di 18, rilasciati dopo alcune ore a seguito del pagamento della cauzione. Evidentemente le prove raccolte non erano schiaccianti, ma solo indiziarie che, pertanto, non hanno potuto inchiodare i due giovani alle loro responsabilità. Perciò sono stati rimessi in libertà anche se sotto controllo della polizia. L'omicidio è maturato in Inghilterra, nel South Yorkshire, nella città di Sheffield, dove Carlo Giannini era ritornato a lavorare dopo una parentesi tedesca. Infatti, con il fratello Stefano e la cognata Valentina avevano avviato una pizzeria in Germania, nel cuore della foresta nera. Poi Carlo aveva deciso di fare ritorno in Inghilterra. Ed è qui che, probabilmente, va cercato il movente della sua morte. La pista principale potrebbe essere quella di un’aggressione con rapina, avvenuta nella notte all’interno del parco. In pratica Carlo si sarebbe trovato nel luogo sbagliato all’ora sbagliata. Per dare nuova linfa alle indagini i detective inglesi hanno postato sui social un invito rivolto a coloro che nelle ore in cui è maturato l’omicidio del Giannini si trovavano nel parco e potrebbero essere stati testimoni oculari dello stesso. Tuttavia, a garantire la famiglia che le indagini non si aereranno ci sono i funzionari della Farnesina che sono in contatto con l’ambasciata italiana di Londra e il consolato di Sheffield.
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