Mesagne. Don Pietro: "Non dimentichiamoci del passato per tenere le coscienze sveglie" In evidenza
Il cartello con la scritta “Mesagne”, sforacchiato e arrugginito dalle avversità del tempo, collocato all’ingresso alla città e fatto smontare dal muro, nel febbraio del 2021, dal sindaco Toni Matarrelli, è divenuto un’icona di quell’antimafia che per lustri ha caratterizzato l’attività della lotta alla criminalità che Mesagne ha svolto con impegno e determinazione. Tra coloro che non si sono mai tirati indietro per testimoniare i valori della legalità c’è don Pietro De Punzio, parroco del Santuario di Mater Domini, responsabile della Casa di Zaccheo, e nei lustri scorsi responsabile della vicaria dei giovani e della Caritas.
Componente religioso dell’associazione antiracket e antiusura cittadina. Insomma, un sacerdote che è stato ed è in prima linea per difendere i diritti degli ultimi e degli emarginati della nostra società. Don Pietro, a differenza di altri, non ha paura di sporcarsi le mani o di metterci la faccia. “Nella nostra società i segni sono più eloquenti delle parole e dei fatti – ha spiegato il sacerdote – personalmente credo che quel cartello segnaletico è stato l’immagine di una città ferita al di là di chi sono gli autori che lo hanno ridotto in quel modo”. Il parroco ha, pertanto, tenuto a sottolineare come sia sbagliato “banalizzare quel cartello”. E ne ha spiegato i motivi: “E’ come vanificare tutto lo sforzo che c’è stato negli anni passati da parte dei cittadini, delle forze politiche, delle forze dell’ordine, della Chiesa per ricostruire le coscienze in riferimento ai valori dell’onesta, della legalità, del rispetto e della giustizia”.
Ed è un bene che anche oggi, in un arco temporale di ritrovata serenità, se ne parli. In questi anni i magistrati, le forze dell’ordine hanno sempre invitato la società civile a non dimenticare il passato e parlarne sempre per tenere le coscienze sveglie. “È vero, è così – ha confermato don Pietro - bisogna essere sempre in allerta, mai abbassare la guardia. Bisogna tenere gli occhi aperti affinché non si banalizzino quegli eventi e quei segni che hanno mortificato per lunghi anni la nostra città e, soprattutto, i cittadini. Perché quando si parla di città si parla soprattutto dei cittadini”.
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