Mesagne Bene Comune lancia la campagna "Io Non Sfrutto"
Mesagne Bene Comune lancia la campagna "Io Non Sfrutto" per la legalità e contro lo sfruttamento lavorativo nella ristorazione.
Sarebbe opportuno per chi amministra la città assicurarsi che gli spazi di proprietà pubblica, quando affidati ad imprese, non diventino luogo di sfruttamento lavorativo.
E se alcune imprese vincono gli affidamenti di più di uno spazio pubblico, non diventerebbe ancora più opportuna questa rassicurazione? E se chi ufficiosamente rappresenta queste imprese non si limita in alcun modo a rendere chiara la propria posizione sui social su come dovrebbe essere quantificata " la paga" dei propri dipendenti e da anni ne è sempre alla ricerca di nuovi, non suonerebbe forse un campanello d'allarme?
C'è una questione che dobbiamo affrontare: se questa città ha deciso di accogliere, senza regolamentazione alcuna, l'apertura di attività ristorative allora come cittadini e amministratori dobbiamo pretendere che il profitto non si poggi sullo sfruttamento di chi ci lavora.
Mesagne Bene Comune lancia la campagna “IO NON SFRUTTO” chiedendo alle attività imprenditoriali mesagnesi di partecipare volontariamente ad un incontro in cui si raccontano e ottengono un adesivo da esporre all’esterno dei propri locali con la dicitura” IO NON SFRUTTO” per distinguersi da chi non garantisce ai propri dipendenti condizioni di lavoro dignitose.
Siamo certi dell’esistenza di imprese che operano onestamente sul nostro territorio a dimostrazione che si può fare, e siamo anche certi che alcune attività tirano a campare, ma altre se la cavano molto bene e che, per quanto non è mai giustificabile che i dipendenti non abbiano il 100% delle tutele, in alcuni casi le difficoltà a garantirle possono essere comprese. Non ci spieghiamo come sia possibile però avere le capacità finanziarie per ampliare le proprie attività o aprirne di nuove e non per regolarizzare i propri collaboratori.
Vogliamo vederci chiaro perché abbiamo l’impressione che questa sia una condizione consolidata nel tempo e diffusa capillarmente. Non è giusto nei confronti delle persone che ci lavorano, delle imprese che anche con sacrificio garantiscono ai propri dipendenti tutele e garanzie né tantomeno dei cittadini che hanno il diritto di sapere a quali condizioni e compromessi questo modello di sviluppo può coesistere con la bandiera della legalità che questa città ha deciso di far sventolare.
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