Il pestaggio a padre Renato una messaggio della criminalità

Febbraio 18, 2025 439

La testata sulla fronte, un pugno in pieno volto e le altre percosse ricevute da un giovane pusher  argentino non hanno fermato la missione di evangelizzazione di padre Renato Maizza, missionario mesagnese. Domenica mattina, nonostante i dolori e il timore di essere nuovamente aggredito, ha celebrato la Santa Messa e un battesimo in una cappella del quartiere Paso del Rey, nella città di Moréno, in Argentina. "Lì ai confini del mondo", come aveva definito quel Paese Papa Francesco al momento del suo insediamento papale. Padre Renato, impegnato nella missione di sottrarre i giovani alle grinfie dei trafficanti di droga, sta dando fastidio ai cartelli degli stupefacenti. Le mense per gli indigenti che ha aperto nelle zone periferiche della città sono un baluardo di legalità e integrazione, minacciando l'equilibrio sociale su cui si reggono le cosche argentine. Troviamo padre Renato mentre, con i suoi ragazzi, sta apparecchiando le tavolate della mensa per offrire un pasto caldo a coloro che sono gli "ultimi" di un sistema sociale precario. Prima di tutto, ha voluto ringraziare tutti coloro che, in queste ore, lo hanno contattato per esprimergli solidarietà.

"In questi momenti particolari è salutare sentire l'affetto e la vicinanza del mio paese, della mia famiglia, degli amici", ha esordito padre Renato. "Sono momenti in cui si sente la nostalgia di casa". Il sacerdote ha poi sottolineato: "La nostra presenza in questo territorio di povertà è scomoda, non gradita. Noi cerchiamo di dare voce a chi non ne ha. La nostra missione è riscattare i giovani dalle devianze, come la droga, la prostituzione, il gioco d'azzardo e l'alcol. A causa della povertà ci sono tante storie tristi, tanta violenza. E quando parlo di violenza, mi riferisco anche agli abusi sessuali che avvengono nelle famiglie. La nostra presenza, quella di una Chiesa viva e solidale, in questi luoghi è scomoda. La nostra Chiesa è un ospedale da campo, come ha più volte ricordato Papa Francesco". Padre Renato ha poi rassicurato chi lo segue da lontano: "Sto bene, sto migliorando e non mi lascio vincere dalla paura. State tranquilli. Mi sono già rimesso al lavoro, i dolori passeranno. L'allegria e la forza nel cuore restano sempre. Grazie, Mesagne, e grazie a tutti voi per la vicinanza. Vi sento davvero molto, molto vicini". Infine, il sacerdote ha voluto lanciare un messaggio di speranza: "Spero che anche qui possa avvenire lo stesso riscatto che ha vissuto Mesagne: un riscatto culturale, artistico e, soprattutto, umano, per sentirci una famiglia che cammina per il bene dell'umanità. Da questa piccola porzione di mondo vogliamo dire che tutto ciò è possibile, che c'è speranza. L'invito è a non perdere mai il desiderio di fare del bene, anche quando le cose non vanno come speravamo".

L'aggressione al missionario mesagnese è avvenuta sabato scorso mentre si trovava in una chiesa di periferia a Belén, nel quartiere Paso del Rey, a Moréno. Un giovane gli ha sferrato una testata e un pugno in pieno volto, facendolo stramazzare a terra. Soccorso e trasportato all'ospedale "San Juan de Dios" di Mérida, gli è stato diagnosticato un trauma facciale. L'aggressore, poco dopo, è stato arrestato dalla polizia. "Vogliamo essere una Chiesa che si sporca le mani, una Chiesa che ama il fratello e che si mette in cammino con lui per essere pellegrini di speranza, come ci ricorda il Giubileo", ha concluso il sacerdote.

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Ultima modifica il Martedì, 18 Febbraio 2025 21:59