ha prodotto i primi risultati: l’ufficio legale del Comune ha rinunciato a proseguire nell’incarico di difesa dell’ente. La pratica dovrebbe essere affidata a dei professionisti esterni che possano produrre un documentato ricorso. Circostanza che metterebbe il Comune nelle condizioni di spendere migliaia di euro per pagare degli avvocati esterni. Naturalmente, con aggravio di costi per l’intera comunità. Su questa domanda il sindaco si è riservato di ricucire i rapporti. Inoltre, il tribunale ha emesso le motivazioni che hanno portato alla perdita del possesso del Comune. Nella nota del giudice è emerso che non ci sarebbe nessun riferimento all’ordinanza che avrebbe dovuto emettere il Comune prima di procedere nella rimozione dei cancelli d’ingresso alla corte installati da anni dalla famiglia Murri, controparte nelle querelle legale con l’ente pubblico. L’atto del tribunale di Brindisi è stato letto e analizzato, parola per parola, virgola per virgola, in giunta dove siedono tre assessori che svolgono la professione di avvocati: Carlo Caforio, Giafrancesco Castrignanò e Rosanna Saracino. Oltre al presidente del Consiglio comunale, Fernando Orsini. Nell’atto, infatti, non ci sarebbe nessun riferimento a una mancata emissione di un decreto che avrebbe fatto perdere il possesso della strada al Comune. Resta ancora in piedi il giudizio penale dovuto al sequestro sia della strada che dei cancelli. La Procura, su questa vicenda, ha aperto un’inchiesta e acquisito ulteriore documentazione. Lo scopo principale è di verificare se c’è stata negligenza o un black out da parte dell’apparato amministrativo del Comune nella gestione della vicenda. Intanto il sindaco Scoditti ha fornito le prime giustificazioni ufficiali sulla vertenza di corte Figheroia rispondendo alle pressioni che sono giunte da Alberto Destino, capogruppo consiliare di Nuova Italia popolare, che giorni fa aveva presentato un’interrogazione. “L'ordinanza emessa dal tribunale civile di Brindisi, non riguarda la decisione in merito alla proprietà o meno di parte di Corte dei Figheroia - ha spiegato il sindaco Franco Scoditti – ma attiene al ricorso presentato dalla famigli Murri relativamente al possesso dell'area. Si tratta del provvedimento di reintegrazione in possesso in favore dei germani Murri e si riferisce alla fase cautelare e non al merito della questione”. In altri termini, non si è in presenza di una sentenza che ha stabilito nel merito della controversia, ma di un’ordinanza conclusiva della prima fase del procedimento possessorio, cui seguirà il giudizio a cognizione piena ed esauriente. “L'Amministrazione – ha concluso Scoditti - ha accertato la piena legittimità della proprietà di cui trattasi sulla base della cospicua documentazione in suo possesso. Ed è proprio da tale documentazione che si evince, in maniera lapalissiana, la demanialità di Corte dei Figheroia e che pertanto non si è ritenuta legittima la chiusura operata dalla famiglia Murri”. Lo scorso 2 gennaio Franco Murri e la sorella Giuseppina hanno presentato in tribunale la domanda di reintegrazione in proprio favore del possesso esclusivo della corte dei Figheroia, nel cuore del centro storico di Mesagne. Nell’atto la famiglia Murri ha contestato che il 5 maggio 2014 i vigili urbani accedevano nella loro proprietà e procedevano alla rimozione fisica dei cancelli di chiusura della medesima corte. La famiglia Murri ha la proprietà di una parte della corte dal 6 settembre 1925 quando veniva sdemanializzata e venduta, da parte dell’allora Consiglio comunale, nella misura di metri quadrati 58.76, per l’importo di 1 milione 351 mila 145 lire.
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