Mesagne. Tre auto bruciate e una testa di cane mozzata, intimidazione mafiosa In evidenza

Luglio 10, 2015 5875

lancia musa di sabrina didonfrancescoE quattro. Sono quattro, infatti, gli atti di intimidazione che ha ricevuto

un operaio 47enne dell'Enel di Mesagne, F. L.. Ieri notte l'auto della moglie, in uso al tecnico, è stata incendiata. Oltre al mezzo anche l'abitazione attigua ha subito diversi danni a causa del fuoco. Inutile dire che la famiglia destinataria di questi messaggi in chiaro stile mafioso, ma che nulla dovrebbero avere a che fare con la criminalità organizzata, è terrorizzata. Dell'incendio si sono accorti i residenti che hanno lanciato l'allarme. Sul posto è intervenuta una volante del locale commissariato e una squadra di vigili del fuoco di Brindisi per spegnere le fiamme e mettere in sicurezza la zona. I poliziotti hanno rilevato l'incendio trovando tracce di liquido infiammabile. Alla famiglia nel giro di pochi mesi sono state distrutte tre auto e la testa mozzata di un cane di grossa taglia è stata depositata davanti l'uscio di casa. Le indagini degli investigatori sono febbrili e non è escluso che nei prossimi giorni ci possa essere una svolta a questa vicenda criminale che, oltre a destabilizzare psicologicamente la famiglia, ha messo in apprensione l'intera città. L'ultimo episodio si è verificato la notte di mercoledì, poco prima di mezzanotte. Scenario è sempre via dottor Morgese, una traversa della centralissima via Materdona a pochi passi dal Santuario di Mater Domini. In strada, tra le altre, è posteggiata una Lancia Musa, intestata a Sabrina Didonfrancesco, leader locale di Forza Italia, ma in uso al marito. In questo scenario sono arrivati alcuni individui che con circospezione si sono avvicinati all'auto e, forse servendosi di un pezzo di "diavolina", hanno appiccato il fuoco a uno pneumatico anteriore. Ben presto le fiamme, alimentate da una temperatura torrida, hanno avvolto la Lancia Musa distruggendola completamente. L'intervento dei vigili del fuoco, del comando provinciale di Brindisi, è servito a mitigare i danni alle abitazioni attigue che sono state investite dalle fiamme. La tapparella in plastica di una serranda è stata fusa dal calore. Sul posto sono giunti i poliziotti del locale commissariato che hanno effettuato i rilievi e trasmesso gli atti in Procura. Le indagini sono alquanto complesse e articolate ma certe. In zona vi sono delle telecamere di video sorveglianza che potrebbero aver ripreso qualcosa. In commissariato hanno la bocca cucita. Il vice questore Rosalba Cotardo, responsabile del commissariato, è rientrata dalle ferie per pianificare con i suoi uomini gli ulteriori accertamenti necessari per arrivare alla soluzione della vicenda. Non è la prima volta che l'uomo riceve delle missive intimidatorie. Solo il mese di aprile scorso il tecnico fu il destinatario di una missiva piuttosto macabra quanto inquietante. Qualcuno nella notte del 25 aprile aveva appeso una busta alla maniglia del suo portone di casa. All'interno vi era una testa mozzata di un cane di grossa taglia, peraltro il corpo era stato rivenuto in campagna da alcuni netturbini. La busta fu trovata dall'uomo che, uscendo da casa per andare a lavoro, l'aveva aperta. Lo sconforto per una tale azione fu tale da chiedere immediatamente l'intervento dei poliziotti. Un messaggio in chiaro stile mafioso che, tuttavia, nulla sembra avere a che fare con le cosche. Almeno di questo sembrano convinti gli investigatori. Il 9 maggio scorso, intorno alle ore 2 della notte, alcuni individui appiccarono il fuoco alla Fiat Panda del tecnico e fuggirono. Il mezzo andò completamente distrutto. E ancora. Il 4 giugno 2014 ad andare a fuoco fu l'Audi A4 Sw, di colore nero, di sua proprietà. A un tratto il mezzo, per cause ancora in fase d’indagini, aveva preso fuoco dal vano motore. Alcuni residenti si erano accorti delle fiamme e avevano lanciato l’allarme. Sul posto era giunta una squadra di vigili del fuoco del comando provinciale di Brindisi oltre a polizia e carabinieri. I poliziotti avevano monitorato la zona non trovando nessun elemento che potesse far pensare a un atto di origine doloso. Tuttavia, qualche residente aveva sentito uno stridio di gomme prima del crepitio delle fiamme. Sembra che allo stesso operaio erano già stati infranti i finestrini di un’altra auto di sua proprietà sempre posteggiata in strada. Infine, nella notte dell’8 luglio ad andare a fuoco è stata l’auto della moglie in uso al tecnico. Una sequela di atti intimidatori che hanno lo scopo di intimidire il tecnico. Episodi ancora avvolti dal mistero su cui investigatori e inquirenti stanno lavorando per dare, quanto prima, un volto ai piromani.