L’avviso è stato scritto nero su bianco dall’Amministrazione comunale di Mesagne sul piano di alienazione e valorizzazione dei suoi beni. Dopo l’Amministrazione Scoditti anche la presente ha messo in vendita masseria Belloluogo al prezzo commerciale di 1 milione e 94 mila euro. Ben 200 mila euro in più del precedente governo. Per la verità più che vendita è una svendita del gioiello architettonico che ricade in territorio di Brindisi il cui valore di mercato potrebbe essere di almeno quattro o cinque milioni di euro. Per carità, per la maggioranza, le carte sono a posto poiché è stata fatta sul bene una perizia commerciale che certifica la somma richiesta. La masseria Belloluogo, dal punto di vista architettonico, è una masseria a corte chiusa costruita intorno al XVI secolo con torre rinascimentale con caditoia, arma araldica e loggia, rivista poi in chiave neogotica nei primi anni del 900. L’edificio fu donato, tramite dall'Ente regionale di sviluppo agricolo della Puglia, al Comune di Mesagne con una precisa destinazione d’uso, ossia per essere utilizzata quale centro di recupero e reinserimento lavorativo degli ex tossicodipendenti. Da quel momento il Comune di Mesagne cercò di realizzare la struttura attraverso l’accesso ad alcuni finanziamenti. Un primo finanziamento fu acquisito nel 1993, circa 105 milioni di vecchie lire utilizzati solo per comprare attrezzature agricole. Un secondo finanziamento, di circa 800 milioni arrivò nel 1996 e servì per ristrutturare la masseria. L’attività di natura sociale però non fu mai attivata. Incominciò così una lunga storia di abbandono, intervallata da un tentativo di recupero del bene da parte della giunta Incalza, che nel 2008 effettuò una capillare pulizia finalizzata a preservarlo dal degrado. In questi ultimi anni però nulla si è mosso. Cosa sarà cambiato da ottobre a oggi? “Ci aspettiamo che le associazioni culturali e le stesse parti politiche che alcuni mesi fa insorsero contro l’Amministrazione oggi, coerentemente, facciano sentire la loro voce a difesa di Belloluogo – ha spiegato Antonio Calabrese, segretario di Nuova Italia popolare che ha sollecitato le opposizioni a predisporre un emendamento finalizzato a impedire questa improvvida alienazione di un bene “dove è chiaro “l’animus donandi” ritenuto che la masseria Belloluogo è stato oggetto di una donazione modale, ossia di un atto di donazione legato alla realizzazione di un preciso e chiaro servizio di utilità sociale”. Calabrese, infine, ha lanciato una proposta. “Il bene – ha detto - potrebbe essere recuperato o attraverso l’acquisizione di finanziamenti, ad esempio si dovrebbe verificare se vi sono bandi regionali per la valorizzazione e gestione del patrimonio artistico e culturale, ma anche attraverso progetti in financing project o con altre formule che consentano, comunque, al bene, di rimanere della disponibilità patrimoniale della nostra città”.
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