cittadini e politici si sono recati presso la masseria “Belloluogo” per ammirarne la bellezza e constatare lo stato d’incuria in cui versa da anni. Intanto lo sdegno della città, per la decisione di vendere il bene architettonico, cresce. “Ho avuto modo di leggere qualche stralcio delle linee programmatiche del sindaco Molfetta sulla masseria di Belloluogo – ha dichiarato Tonino Calabrese, segretario di Progettiamo Mesagne -. Egli, a mio avviso, si contraddice perché per lui la priorità è conservare il bene, risanarlo attraverso un finanziamento, da intercettare, che copra per intero le spese, il che è quasi impossibile, e avviarlo alla destinazione d'uso preposta, cioè per scopi sociali. Poi aggiunge che se non becchiamo il finanziamento, alle condizioni da lui poste, è giusto metterlo in vendita”. Calabrese ha, quindi, concluso: “Se è prioritario risanarlo e restituirlo alla comunità perché metterlo in vendita alla prima occasione?”. Da qualche anno il Comune di Mesagne ha, sembra gratuitamente a sua disposizione, un professionista che s’interessa di intercettare finanziamenti pubblici per aziende e cittadini; inoltre l’ente ha uno stuolo di funzionari e dipendenti, dei vari uffici, che potrebbero creare una task force per intercettare finanziamenti. Intanto c’è una dipendente comunale, Titti Stoppa, ex assistente sociale e oggi dipendente dell’ufficio Legalità che nel 2011 ha creato la pagina Facebook, “Belloluogo dreaming”, per sostenere il bene architettonico da troppi anni abbandonato al suo destino che, oggi, sembra volersi compiere con una vendita o, come sostengono le opposizioni, una svendita. “Da oltre un ventennio cerco di porre all'attenzione dei politici eletti la necessità e l'urgenza di decidere sulla destinazione d'uso di questo gioiello”, ha spiegato Titti Stoppa la quale ha ricordato che “tante volte ho invitato gli assessori di turno a predisporre un tavolo di progettazione partecipata tra tutti i portatori d’interesse e moltissime altre volte ho sollecitato gli stessi ad affidare incarichi per la ricerca fondi, tante volte sono stata redarguita e invitata a stare al mio posto”. Ed ha aggiunto: “Prima di qualsiasi altro ruolo sociale da me rivestito io sono cittadina e rivendico il diritto di esprimere la mia opinione. Da ex assistente sociale e progettista di servizi per i giovani sarebbe mio desiderio che tale bene fosse impiegato nell'ottica della valorizzazione culturale e turistica e dell'inserimento lavorativo del numero maggiore possibile di risorse lavorative locali”. Poi Stoppa ha confidato un fatto inquietante: il progetto di vendita risale a diversi anni fa. “La prima volta che ho sentito parlare chiaramente e apertamente di alienazione del bene fu da parte di un ex esponente di Sel, del cui direttivo facevo parte. Mi dimisi immediatamente, ovviamente, non solo per quel motivo ma anche perché sogno lo sviluppo di questa città in maniera differente”.
Breaking News :