non è riuscito a inviare in maniera celere il progetto per accedere a un bando regionale per il finanziamento di 1 milione di euro a favore del castello Normanno-Svevo. La pratica è giunta 94esima, al protocollo elettronico della pec della Regione Puglia, su 136 richieste pervenute. Come dire che la possibilità di poter vedere qualche euro si è andata a fare benedire. Eppure la partecipazione a questo concorso era stata sbandierata finanche in Consiglio comunale e dato per certo il finanziamento. Le responsabilità, come accade spesso nell’ente pubblico locale, non sono mai di nessuno e nessuno pagherà un euro per l’inefficienza dimostrata. Il passato insegna. Inutile, scaricare colpe, e sbandierare comunicazioni, sui vigilantes che sarebbero arrivati con qualche minuto di ritardo sull’orario stabilito, la mezzanotte del primo giorno utile all’invio, per l’apertura del Comune. Sarebbe grave se l’ente avesse solo una chiave d’ingresso e del sistema di allarme. Durante le serate di Mesagne estate, ad esempio, quando gli operai o gli impiegati timbrano fuori orario riescono a farlo autonomamente, senza intervento esterno. Forse, faceva comodo delegare ad altri l’apertura straordinaria del Comune per far accedere gli addetti all’invio della preziosa pec. Di certo, ancora una volta, la macchina amministrativa ha fallito. Ha rimediato una figuraccia sia davanti alla città sia davanti agli stessi amministratori che si sono fidati dell’apparato. Le responsabilità non sono certo da addebitare ai politici ma all’apparato che, come ha detto il sindaco Molfetta, va ristrutturato quanto prima. Intanto, infuria la polemica sia su Facebook sia da parte di Progettiamo Mesagne. Su Facebook c’è chi ha scritto che “chi ha sbagliato adesso è giusto che paghi”. “Intanto chi paga lo studio di architettura esterno che ha redatto il progetto? Ovviamente noi cittadini”, ha tuonato Antonio Calabrese, segretario di Progettiamo Mesagne secondo il quale nella vicenda sono stati commessi altri due gravi errori, “il primo di natura tecnico giuridica, ovvero l’aver derogato all’articolo 128 del codice degli appalti – ha continuato Calabrese - poiché la delibera di approvazione del progetto è successiva a quella della determinazione del piano triennale delle opere pubbliche; l’altro d’inesperienza politica, per aver richiesto il massimo consentito, cioè un milione di euro, su disponibilità economiche complessivamente molto ridotte, appena 17 milioni di euro per tutta la Puglia”. Una vicenda triste in cui “emergono prepotentemente tutti i peccati di presunzione, d’imprudenza e inesperienza di un’Amministrazione che, in questa prima fase, ha pensato più a curare l’immagine, spesso in modo stucchevole, mentre immutati restano i problemi della città”, ha fatto notare Calabrese. Come dire che sul castello di Mesagne è ancora buio.
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