Pertanto, il proprietario dell’immobile di anni 70 è stato sottoposto agli arresti domiciliari in flagranza del reato di detenzione illecita di esplosivi pericolosi, mentre altre due persone vengono indagate in concorso.
Dai primi accertamenti è emerso che l’origine del materiale potrebbe essere ricondotta ad una armeria della provincia brindisina da cui gli indagati avrebbero estratto la polvere da sparo per crearsi una “riserva”, in vista dell’ormai imminente inizio della stagione venatoria, per confezionare e rivendere, ricaricate “in nero”, cartucce a clienti cacciatori della zona.
Tuttavia, le modalità di illecita acquisizione e conservazione del materiale esplosivo (stoccato all’interno di un appartamento, privo di qualsiasi dispositivo di protezione incendi, e collocato nel centro abitato) hanno determinato il configurarsi di un reato grave con potenziale alto rischio di pericolosità per l’incolumità pubblica che, grazie all’intervento ed al sequestro, sono stati evitati.