Il Comune nella consiliatura del sindaco Mario Sconosciuto aveva acquistato venti biciclette da destinare alla mobilità turistica. Progetto che andò avanti alcuni anni e poi naufragò. Da allora delle bici si sono perse le tracce. O quasi. Poiché quattro di queste sono posteggiate in un ripostiglio del castello, sotto la tutela dell'ufficio Iat. Le altre sedici bici da diversi lustri sono state prese sia da dipendenti comunali sia da terzi che non le hanno più restituite. Naturalmente i possessori sono tutti e sedici schedati dall'ufficio "Turismo" che ha anche copia di un loro documento di riconoscimento. In un caso un soggetto, probabilmente pur di non portare indietro la bicicletta e riprendersi la carta d'identità, avrebbe preferito fare denuncia di smarrimento del documento e chiederne un duplicato. Certo, in questa vicenda, appaiono alquanto strane alcune circostanze. Come, ad esempio, a che titolo sono state consegnate le sedici biciclette a persone che non sono turisti? A fronte di quest'atto c'è stata un'autorizzazione del funzionario o una determina di giunta? Chi l'ha firmata? A che scopo? Perché dopo alcuni anni nessuno ne ha chiesto la restituzione? Inoltre, l'utilizzo delle bici ha cambiato destinazione: da un uso pubblico a uno privato. Ed ecco perché i possessori delle bici potrebbero incorrere in qualche reato penale. "Per la verità ho sentito parlare da qualche giorno della storia delle biciclette di proprietà del Comune svanite nel nulla - ha spiegato l'assessore al Turismo, Antonio Marotta - io sono arrivato in Comune solo da un anno e di questa storia, per la verità, non ne so nulla. Adesso vedrò di ricostruire l'intera vicenda con gli uffici interessati. Dovrò ricostruire tutti i passaggi: dall'acquisto delle bici alla consegna agli attuali possessori. Valuterò se ci sono gli atti di assegnazione ed eventualmente a che titolo sono state consegnate le bici per fini non turistici". Sulla vicenda è intervenuto Antonio Calabrese, coordinatore di Progettiamo Mesagne: "In questo caso specifico - ha esordito - laddove non si sia trattato di furto da parte di terzi, le condotte penalmente rilevanti vanno dall'appropriazione indebita, da parte di avventori che si siano dimenticati di restituirle, a cui corrisponde una contestuale condotta omissiva, per mancata vigilanza da parte dei dipendenti preposti al controllo oltre che di omissione di atti d'ufficio in mancanza di una specifica denuncia, sino ad arrivare alla scongiurabile ipotesi di peculato da parte di dipendenti dell'amministrazione stessa che costituirebbe cosa ancora più grave del furto stesso". Calabrese ha, quindi, invitato l'Amministrazione Molfetta a "istruire una immediata indagine interna, da concludersi in tempi ragionevoli, al fine di individuare le responsabilità a vari livelli e contemporaneamente denunciare il caso agli organi preposti".
Breaking News :