affidate a terze persone e mai finora restituite. Le coscienze si smuovono. Giorni fa uno degli affidatari si è recato presso l’ufficio Turistico comunale e ha consegnato la bicicletta che aveva in possesso da alcuni anni. Non è in buone condizioni e vuole essere revisionata. Non aveva più il logo “Comune di Mesagne”, il possessore ha dichiarato di averlo “smarrito” dal suo possessore. Tutto è stato verbalizzato e all’ex possessore della bici è stata riconsegnata la carta d’identità che aveva lasciato in pegno e di cui aveva fatto denuncia di smarrimento chiedendo il duplicato. Tuttavia, sarà altrettanto importante verificare se in questi giorni qualcuno ha presentato denuncia di furto delle bici. Oppure che giustificazione fornirà chi l’ha ridipinta a proprio piacimento. Intanto, partendo proprio da questa vicenda, Progettiamo Mesagne e il capogruppo consiliare di Mesagne moderata, Carmine Dimastrodonato, intendono fare un’analisi approfondita e completa a oggi, dei beni mobili comunali. Un’indagine che tenga conto anche dell’uso e della destinazione dei singoli beni. Per tali ragioni è stata depositata formale richiesta per conoscere l’inventario dei beni mobili appartenenti al comune di Mesagne alla data del 31 dicembre 2015. Alcune delle bici acquistate nella consiliatura del sindaco Mario Sconosciuto “pare”, siano state affidate a dipendenti comunali per compiere compiti di servizio e altre assegnate a istituti privati. Solo che a fine servizio, anziché essere depositate nelle rastrelliere del Comune, sono state portate a casa tanto che da beni pubblici sono diventate di uso privato. “Su questi nuovi particolari, ovviamente, bisognerà verificare che vi sia stato un corretto affidamento delle due ruote e comprendere su quali basi, tali beni, siano stati distratti dal loro progetto iniziale per essere destinati ad altri usi”, ha spiegato Antonio Calabrese di Progettiamo Mesagne secondo cui “occorre ricordare che il progetto Bike sharing avrebbe dovuto favorire la mobilità sostenibile consentendo, specie ai turisti, di muoversi con più facilità all’interno della città messapica”. Purtroppo a Mesagne tale cultura tarda a radicarsi per varie ragioni “soprattutto per l’indifferenza delle istituzioni, che in questo caso hanno dimostrato una visione miope e poco lungimirante”, ha fatto notare il coordinatore. Resta su questa vicenda il silenzio delle altre forze politiche di minoranza come il Partito democratico, sempre pronto a difendere i principi di trasparenza e onestà, e il movimento politico “Civico 26”. “Quella delle “biciclette comunali” è solo una delle tante questioni afferenti al rispetto della cosa pubblica su cui Progettiamo Mesagne ha richiamato negli anni l’attenzione per sottolineare un modus operandi ancorato al passato che ancora oggi è difficile da combattere e che vede il bene appartenente alla comunità, non come bene da tutelare, un valore da condividere nell’interesse del paese ma qualcosa da bistrattare, utilizzare impropriamente, distruggere, come nel caso dei recenti atti vandalici perpetrati ai danni del nascente parco “Potì, o nella peggiore delle ipotesi portare a casa”, com’è accaduto a Mesagne, ha concluso Calabrese. Infine c’è da rilevare la disponibilità di avvocati di “strada”, avvocati “ambientalisti”, legali “volontari”, pronti a sostenere gratuitamente giudizialmente le ragioni del Comune di Mesagne contro chi ha sottratto un bene al suo pubblico utilizzo.
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