per quel marchio infamante quanto, purtroppo, indelebile di essere sempre etichettata come la città natale della Sacra corona unita. Ogni volta che l'argomento è affrontato a livello nazionale sui media lo sguardo rimane circoscritto al passato. Domenica sera, ad esempio, è andato in onda su Rai Uno lo speciale Tg 1 dal titolo “Cose Nostre” curato da Maria Grazia Mazzola. Un reportage giornalistico sulle mafie delle quattro regioni del Sud che "ogni giorno arruolano giovani in una guerra senza fine: Cosa nostra, Camorra, ‘Ndrangheta e Sacra corona unita e puntano sul ricambio generazionale, pistola in mano e iPad". “La Sacra corona unita si rigenera con i giovani perché i capi sono tutti in carcere”, hanno chiosato in trasmissione. Negli ultimi 12 minuti dello speciale le telecamere del Tg 1 sono arrivate a Mesagne. Purtroppo, ancora una volta, l'immagine della città ne è uscita spezzata e umiliata. Le interviste ad alcuni commercianti del centro storico, infatti, non hanno rappresentato appieno lo sforzo che Mesagne ha fatto negli anni passati per tirarsi fuori dal baratro in cui era caduta. Probabilmente la giornalista non ha avuto modo di ascoltare anche altre persone che hanno rischiato in prima persona pur di arginare il dilagare del fenomeno malavitoso. La Chiesa, Libera Terra, la Caritas, le varie associazioni di volontariato, le associazioni culturali, gli amministratori locali. Uomini che da diversi lustri hanno combattuto in prima persona i fenomeni dell'illegalità imprimendo una pregnante cultura della legalità. Oggi il fenomeno mafioso a Mesagne è circoscritto a una manciata di sodali, per la maggior parte ormai in carcere. Ha fatto male alla città ascoltare come uomini e donne dello Stato, che hanno partecipato all'evoluzione positiva della cultura della legalità, considerano la città come una roccaforte della Scu. "Ancora riecheggia l’anatema che il procuratore Cataldo Motta lanciò circa sei anni fa, come una come una condanna imperitura: «Mesagne è una schifezza», città mafiosa con ampia zona grigia, fatta di indifferenza, di omertà se non di connivenza con il sistema criminale", ha ricordato amaramente il sindaco Molfetta. E' vero. Mesagne non era e non è un’isola felice. In ogni modo si può oggi dire, con buona approssimazione, che la Scu sia stata "una mala pianta senza radici, piantata sulla sabbia e che non visto il terreno non poteva che disseccare, come è di fatto successo", ha sottolineato Molfetta secondo cui Mesagne ed i mesagnesi "sono le vittime e non i carnefici ed in questo macabro gioco delle parti, in cui la conseguenza si confonde con la causa. Ancora una volta siamo chiamati a difenderci e a ribadire che oggi questa città è altro: per alcune esperienze Mesagne è roccaforte della «antimafia sociale»". Basti considerare le esperienze d’avanguardia nella gestione dei beni confiscati, nell’educazione ai "Percorsi di legalità", nella costruzione di una struttura sociale solida e impermeabile tirata su nel tempo grazie ad opere meritorie come quelle di Libera Terra, della locale associazione Antiracket e antiusura, di reti come Avviso Pubblico ed al determinate apporto delle istituzioni pubbliche, delle forze dell’ordine e di un solido sistema scolastico e associativo. Così, se da una parte la criminalità organizzata ha subito un duro colpo è altrettanto vero che i fenomeni di criminalità diffusa sono tanti. Però c’è da dire che di passi in avanti ne sono stati fatti altrettanti. Forse bisognerebbe riprendere quell’attività di sensibilizzazione che fino a qualche anno fa ha fatto diventare Mesagne la Capitale dell’Antimafia. Su questo argomento l’associazione Libera, oggi per la verità un po' sopita nelle iniziative, è stata un faro importante. Come importante è l'azione di sensibilizzazione continua, discreta, silente, che l'associazione antiracket "Legalità e sicurezza" svolge presso il tessuto produttivo locale per invitare a denunciare gli aguzzini. Da tutto ciò è scaturito un'immagine diversa della città che, grazie anche ai numerosi film che si sono svolti in essa, ha messo in risalto, sulle platee internazionali, le bellezze naturali di cui è ricca. I veri gioielli di una città che è rinata.
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