A Creta: Viaggio nella terra dei Messari
Partenza da Brindisi alle ore 06:15, arrivo ad IRAKLIO alle ore14:40. Fuori dall’aeroporto c’è la stazione degli autobus. Si sale sul numero 22 che porta a Rèthimno, il più piccolo capoluogo delle
quattro province cretesi.
Qui ci si affitta una utilitaria per raggiungere Agia Galini, bellissima località
di mare, con un albergo a conduzione familiare, vicinissimo al centro e al
porto, con dieci camere semplici e pulite, con bagno privato.
Un tempo fu residenza di un ricco signore veneziano.
La notizia di per sé, non importa a nessuno, senonché quest’hotel ha un
nome interessante “LETO”. A pochi km da Agia Galini ci
sono le rovine di Agia Triada, palazzo minoico situato su un pendio che
domina la pianura dei Messari. Una strada lastricata collega il complesso
con le rovine di Festo. Secondo la leggenda, questa terra fu governata da
Radamanto, fratello di Minosse. A questo punto della nostra storia ci
preme ricordare una considerazione di Giacomo Arditi: nell’antico alfabeto-greco cretese la lettera ro veniva rappresentata con la P maiuscola; pertanto, si può dedurre che i messapi non sono altro che gli antichi abitanti della pianura di Messarà, scappati attorno al 1450 a.C.: dopo la distruzione di Festo.
Questa città era attraversata dal fiume Leteo, le cui acque venivano
considerate divine e abitate dalla dea bianca che donava fecondità e
fertilità.
La stessa dea è presente nelle antiche legende salentine in cui si parla
della “Signura Leta “. I Messari non potevano nominare la loro dea ma la
chiamavano “la Signora” e a lei gli antichi sacerdoti cretesi offrivano il frutto più pregiato: il fico nero (lu ficu ti la Signura).
I sacerdoti cretesi si chiamavano Kureuti e la zona in cui avevano il loro tempio si chiamava “Curea”.
In una antica contrada di campagna del feudo di Mesagne si trova una zona chiamata proprio “Curea”. Qui i Kureuti battevano le lance contro i
lunghi scudi e con il rumore proteggevano i bambini da Cromo e li preparavano per le feste delle Apaturie. I Messari del periodo minoico-miceneo abitavano in piccole casette circolari chiamate parna. Quando giunsero in Grecia, dedicarono ai loro dei un tempio su un monte e lo chiamarono Parnaso.
I Messari nella lingua parlata e dialettale usavano anteporre alla parola
l’articolo “su” oppure “sa”.
Nel nostro antico dialetto c’è una parola che sicuramente indicava la casetta rotonda dei Messari la “su-penna”, trasformazione di su parna. I nostri bisnonni conservavano i fichi secchi in una pitarra, i Messari in un pithoi . Per avvalorare la nostra ipotesi di lavoro parleremo di
un rito propiziatorio organizzato dalle donne scalmanate che danzando al
ritmo fissato da “Jacchus” procedevano in processione, mentre con
lazzi e frizzi la guida invitava le menadi a cacciare gli animali, a sgozzarli e a offrirne il sangue alla Signora. Personalmente ho partecipato a ciò che è
rimasto dell’ultima jacca tenutesi a Mesagne, di notte, circa 60 anni fa.
Siamo andati in quello che i sacerdoti cretesi consideravano il bosco sacro
(li lucci, lucus luci ) al centro c’era una radura priva di alberi dove probabilmente i Kureuti celebravano i loro antichi riti. Una sacerdotessa ebbra, scomposta e discinta tentava di strappare dal suolo l’arbusto sacro per offrirlo alla Signora, mentre celebrava la morte invernale, sperando che sugli alberi sbocciassero le nuove gemme.
Attorno ai celebranti gli oranti marciavano con passo marziale verso il recinto sacro: il temenos.
Ma i terremoti..., gli incendi…, i contrasti interni fra Cnosso e Festo
convinsero i Messari a partire e con le loro imbarcazioni, navigarono verso le terre dove sorge il sole, per raggiungere luoghi lontani da quelle terre tanto amate ma purtroppo possedute e stregate. Giunti nelle terre d’occidente tentarono di integrarsi con gli aborigeni ma loro parlavano le antiche lingue dell’Anatolia, ad esempio nell’uso dei vocaboli familiari mettevano il suffisso enclitico alla fine del nome, esattamente come facciamo ora noi.
Noi non diciamo mia sorella, mia madre, diciamo invece “sorma,” “mama.”
Tutte queste coincidenze, in vari campi del sapere, diventano prove
inconfutabili… siamo i discendenti…dei Messari…
Nell’albergo prenotato, ci attendono le ragazze della reception che ci accompagnano in camera e qui facciamo l’ultima considerazione: originariamente la razza cretese mediterranea era formata da
individui essenzialmente dolicocefali (indice cefalico), dopo l’incontro con
gli aborigeni divennero mesocefali e infine anche brachicefali. Il viaggio
progettato per tanti anni sembrava dovesse essere interrotto invece era ripreso…, alla ricerca dell’Antica Madre.
Per dare valore alla nostra ipotesi vogliamo ricordare il monogramma di
Cristo che è formato da due lettere dell’alfabeto greco X che si legge (chi) e la P che si legge (ro) intrecciate insieme. Così i primi cristiani di origine greca rappresentavano il nome di “Christòs”.
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