Simon Weil, la filosofa mistica

Serafino Scalera Agosto 25, 2024 605
Simon Weil Simon Weil

Simon Weil oltre ad essere stata una delle poche donne filosofo del XX secolo è stata una grande mistica. La sua vita e il suo pensiero sono qualcosa di incredibilmente rilevante. Nel saggio Riflessioni sulle cause della libertà e dell'oppressione sociale che Weil definirà il suo “Testamento” emerge la grandezza e la singolarità di questa grande donna.

Weil per comprendere e studiare profondamente la condizione della classe operaia si mette in aspettativa dall'insegnamento e a dispetto della sua cagionevole salute decide di entrare in fabbrica, anche se questo avrebbe perfino potuto portarla alla morte. Weil comprende pienamente le condizioni disumane dei lavoratori e definisce la produzione industriale opprimente. Il lavoratore non ha mai la consapevolezza che produca qualcosa di reale, ma tutto si svolge con dei gesti che hanno una decadenza monotona che conducono alla sottomissione passiva ai capireparto. Una sorta di schiavitù che viene scelta passivamente dalla condizione umana che si vive, ma che al contempo differisce dalla schiavitù classica in quanto opprime persino la libertà interiore, cosa che invece nella schiavitù afroamericana a portato ad esempio alla produzione musicale del Blues e del Jazz.

Proprio per tale motivo Weill è molto scettica sulle lotte della classe operaia perché a suo avviso non avrebbero portato grandi risultati, anche perché la tanto mitizzata fraternità operaia è, in realtà, sostanzialmente inesistente. Il riscatto sarebbe potuto avvenire attraverso il recupero e l'emancipazione della propria interiorità, attraverso un'introspezione profonda dell'essere uomo. In queste poche righe emerge chiaramente la bellezza e la straordinarietà di questa donna, di questa intellettuale che abbandona tutto per vivere sulla sua pelle la condizione operaia, un esempio così forte che rappresenta un caso raro. Wiel era convinta che solo abbracciando la sofferenza la si può comprendere e la sua esperienza è talmente profonda che, dalla sofferenza dei lavoratori nelle fabbriche, inizia a riflettere sulle sofferenze di cristo. Arriva così ad incontrare la fede. Una fede fatta di amore e contemplazione. Scriverà che non si può amare senza contemplare e contemplare senza amare. Diventerà poi una grande mistica.

E se noi ci facessimo per qualche giorno poveri, senza tetto, se dormissimo qualche giorno per strada senza avere la possibilità di lavarci, ci mangiare cibi prelibati, forse capiremmo qualcosa in più? Ah... dimenticavo, i poveri e i senza tetto sono colpevoli della loro condizione, se la sono cercata. Semplicemente, aveva ragione Simon Weil per comprendere la sofferenza bisogna abbracciarla.

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Ultima modifica il Domenica, 25 Agosto 2024 10:53