NUOVO TEATRO VERDI: RAOUL BOVA PROTAGONISTA DI UNA STORIA VERA

Marzo 15, 2025 116
NUOVO TEATRO VERDI: RAOUL BOVA PROTAGONISTA DI UNA STORIA VERA Massimiliano Fusco

Domenica 13 aprile alle ore 18.30, al Nuovo Teatro Verdi di Brindisi va in scena uno spettacolo che va oltre il teatro, oltre la rappresentazione, oltre il semplice racconto di una storia straordinaria. “Il Nuotatore di Auschwitz”, con Raoul Bova diretto da Luca De Bei, racconta la vicenda di Alfred Nakache attraverso un viaggio nella resistenza di un uomo che, immerso nell’abisso più oscuro della storia, ha trovato nell’acqua il suo rifugio, il suo respiro, la sua salvezza. Biglietti in prelazione per gli abbonati fino a mercoledì 19 marzo, poi vendita libera online su vivaticket.com e al botteghino, aperto dal lunedì al venerdì ore 11-13 e 16.30-18.30 e, il giorno dello spettacolo, ore 11-13 e 17-18.30. Info T. 0831 562 554 e Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Una storia di sport, di sopravvivenza, di tenacia, che si intreccia con un’altra figura altrettanto emblematica: Viktor Emil Frankl, il celebre psichiatra autore di “Uno psicologo nei lager, che con la sua teoria della ricerca di senso ha dato voce alla necessità di guardare oltre il dolore per trovare un motivo per mantenere viva la speranza. Raoul Bova porta in scena questa dualità incarnando la tensione tra corpo e mente, tra il gesto disperato di un uomo che si tuffa nell’acqua ghiacciata di Auschwitz per non smettere di essere se stesso e il pensiero razionale di chi, come Frankl, cerca nella riflessione un modo per sopravvivere.

Alfred Nakache, francese di origine ebraica, è stato un atleta d’eccellenza, un campione del nuoto capace di infrangere record mondiali. Ma nel 1943, in un’Europa devastata dal nazismo, la sua identità non è più quella di un uomo, né quella di un atleta: è solo un numero, il 172763, inciso sulla pelle, privato della sua storia, della sua famiglia, dei suoi diritti. Deportato ad Auschwitz, Nakache vede la sua vita sgretolarsi nel fumo dei forni crematori, perde ogni riferimento, eppure, dentro di sé, conserva l’unica cosa che nessuno ha potuto sottrargli: il desiderio di nuotare. La dignità contro la ferocia in un tragico passo a due. L’acqua, che un tempo era stata la sua arena, la sua dimensione di libertà, dentro il lager diventa una resistenza silenziosa, un atto di ribellione invisibile. Nakache si tuffa nel bacino idrico del campo, tra le acque gelide e torbide, perché solo lì può ricordarsi di essere ancora vivo. E non solo. Sopravvissuto all’orrore, dopo la fine della guerra torna a gareggiare, conquista nuovi record, partecipa alle Olimpiadi di Londra dimostrando che il corpo può rinascere, può superare anche le più indicibili brutalità.

La sua storia si incrocia con quella di Viktor Frankl, deportato nello stesso inferno. Frankl, con uno sguardo da psichiatra e sopravvissuto, elabora un principio destinato a segnare il pensiero contemporaneo: l’essere umano è in grado di sopportare qualsiasi sofferenza purché trovi un senso che lo sostenga. Ed è proprio questa la chiave dello spettacolo: Nakache e Frankl diventano il riflesso uno dell’altro, due facce di un’unica medaglia, la testimonianza vivente di come la vita possa essere ridotta all’essenziale eppure mantenere la sua dignità più profonda. Il nuotatore e lo psicologo non si sono mai incontrati, eppure dialogano a distanza attraverso le loro scelte, le loro lotte, il loro insegnamento.

La regia di Luca De Bei costruisce un impianto visivo ed emozionale potente, essenziale e simbolico al tempo stesso. Raoul Bova, al centro della scena, diventa il tramite tra queste due figure straordinarie facendo emergere il senso più profondo della loro esperienza. Ex atleta lui stesso, coglie l’importanza del gesto, della fatica fisica, della disciplina sportiva che si fa resistenza interiore. Il suo corpo diventa veicolo di questa trasformazione portando in scena la fatica di Nakache e l’analisi di Frankl in una fusione che rende lo spettacolo un’esperienza straordinaria.

“Il Nuotatore di Auschwitz” supera il cliché dello spettacolo di memoria per parlare all’oggi, per interrogare il presente. Il messaggio che porta con sé è universale: la resistenza passa attraverso la ricerca di un senso, anche nei momenti più cupi e disperati. Nakache non ha nuotato solo per mantenersi in vita ma per non dimenticare chi fosse. Frankl non ha teorizzato il valore del dolore fine a se stesso ma come leva per aggrapparsi alla vita. Entrambi hanno attraversato il buio, eppure non si sono lasciati inghiottire. Lo spettacolo è un invito a riflettere, a sentire sulla pelle il peso della storia senza retorica, senza distacco. È la testimonianza di quanto la cultura, l’arte, il teatro possano essere strumenti di resistenza, di conoscenza, di consapevolezza. Perché, come scrisse Frankl, «l’ultima delle libertà umane è la capacità di scegliere il proprio atteggiamento in qualsiasi insieme di circostanze». Nakache scelse di nuotare, Frankl scelse di comprendere. E ognuno di noi, oggi, può scegliere di ascoltare la loro storia.