Lo si è visto nel Consiglio comunale di giovedì scorso quando le minoranze hanno bocciato in toto il bilancio di previsione redatto dall'Amministrazione Molfetta. Ma, inaspettatamente, hanno bocciato anche l'ordine del giorno che prevedeva la città di Mesagne "No Tap", cioè libera dal Trans-Adriatic Pipeline. L'intervento del consigliere del Pd, Francesco Mingolla, è stato chiaro. Si tratta di una scelta politica. In entrambe le votazioni la minoranza è stata battuta per 10 a 5. Punto cruciale delle assise è stato il bilancio di previsione presentato dal sindaco Molfetta con una certa enfasi poiché, a suo dire, sarebbe più luminoso degli anni precedenti. Ci sarebbe, infatti, una ripresa economica nelle casse comunali dovuta ad un discreto dinamismo imprenditoriale. La strada tracciata da qualche tempo da Pompeo Molfetta rimane confermata con il taglio alle spese improduttive e la lotta all’evasione. Certo c'è da sottolineare l'inutile spesa messa in cantiere per il restauro della porta grande che a fine lavori potrebbe superare abbondantemente le 50 mila euro. L'investimento è stato sonoramente contestato e bocciato nei giorni scorsi da associazioni e cittadini. Tuttavia, nelle casse del Comune ci sarebbe un cumulo di residui attivi non riscossi che solo sul versante delle entrate tributarie e contributive si può stimare pari a 8,5 milioni di euro la metà dei quali sono imputabili a ruoli Tari non incassati nell’ultimo triennio. “Gli strumenti operativi per avviare un deciso processo di risanamento del bilancio – ha insistito il sindaco – sono quelli di migliorare la capacità di riscossione soprattutto attraverso una più decisa lotta all’evasione e quello di tagliare la spesa improduttiva con una decisa lotta agli sprechi”. Molfetta nella relazione al bilancio di previsione ha promosso se stesso e l’Amministrazione comunale definendo il Comune capace di “cogliere, sostenere e diversificare il fronte degli investimenti pubblici e privati con una mission ed una visione che è quella di realizzare opere che siano in grado di migliorare la qualità urbana, la qualità di vita dei cittadini e di sostenere i processi di sviluppo compatibili con la vocazione storica-culturale-ambientale della nostra città”. Su questo argomento, per la verità, la città negli ultimi giorni si è ribellata ed è stata piuttosto critica. Molfetta nell'esposizione del bilancio non ha nascosto che “nelle more di una ripresa rimane alto il rischio di espulsione sociale di molte fasce deboli di cittadini che stanno rimanendo indietro e per i quali non sono garantiti livelli minimi di assistenza e sostegno sociale a causa dei corposi e continui tagli dei trasferimenti statali e regionali”. Se le entrate tributarie aumentano ci sono da risolvere “i problemi ordinari di un bilancio che nella sua parte corrente è piuttosto asfittico con problemi strutturali legati al deficit di cassa e all’abnorme cumulo di residui attivi non riscossi, si può dire che i problemi sono stati ben individuati ma non altrettanto ben aggrediti. Su questo fronte bisogna lavorare con maggiore fermezza e rigore cercando di far crescere operativamente l’apparato amministrativo sul versante della riscossione e dei tagli alla spesa improduttiva”, ha concluso il sindaco.
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