è stata sofferta, maturata nella consapevolezza di essere stata chiamata dalla politica e che la stessa prima o poi le avrebbe ritirato la delega. La notizia ha fatto il giro della città, in pochi minuti le testate locali hanno confermato le prime indiscrezioni. La strategia iniziale del sindaco Molfetta è stata smantellata dalle dinamiche giornaliere che logorano i beneficiari dell'incarico. Di quel gruppo iniziali del 2015 ne sono rimasti solo due: Marotta e Pisanò i meno tecnici di tutti resistono nonostante il grigiore del proprio mandato. Le dimissioni del più importante e prestigioso assessore sono maturate in maniera diversa rispetto a quelle dell'avvocato Marchionna e Roberta Denetto. La giovane architetto ha dimostrato passione, competenza, tenacia e determinazione nel guidare i tecnici del suo ufficio condividendo le decisioni con sindaco Molfetta, giunta e maggioranza non sempre in modo semplice. Un lavoro complesso ma soprattutto solitario. Quasi emarginato. Il problema è proprio qui. Una guida politica a compartimenti stagni, dove ognuno difende se stesso senza spendersi per gli altri. L'aggregato elettorale costruito dall'on. Toni Matarrelli, ha vinto le elezioni unendo una sommatoria di soggetti politici e civici eterogenei ma solidi nei numeri. La squadra di governo scelta da Molfetta, invece, ha sconfessato la volontà elettorale, sfiduciando di fatto gli eletti nelle loro ambizioni di potere. Il compromesso raggiunto ha partorito diversi malpancisti che hanno dovuto ingoiare il boccone amaro dell'esclusione limitando il mandato all'assise consiliare. L'ex assessore Librato si è trovato al centro di una diatriba che inizialmente le è costato un prolungato e continuato rapporto di freddezza con la sua maggioranza. Mai un comunicato stampa di maggioranza che la difendesse o che la incoraggiasse a proseguire nel lavoro quotidiano. Solo comunicati unitari contro gli attacchi delle opposizioni. Esemplare è stato il confronto tra l'inaugurazione del parco di via Sasso e la consegna della restaurata Porta Grande. In pompa magna il primo caso, alimentato dalla volontà della provocazione politica al Pd cittadino, in mesto silenzio la consegna di uno dei monumenti più importanti della città. Una disparità di trattamento nel contesto del grigiore espresso dal sindaco e dei suoi eletti. Quasi una seccatura da evitare se possibile più che un momento di orgoglio e di vanto. Questo contesto abbinato alla distanza tra Mesagne e Monopoli e alle esigenze professionali del suo studio, ha fatto riflettere la professionista che ha preferito farsi da parte, comunicando a luglio la decisione, per garantire quel giusto lasso di tempo, sia a Molfetta che all'amico Matarrelli. L'erede troverà una situazione ordinata e pianificata fino alla fine della legislatura. E anche oltre. Il totonomi sarà interessante come il calciomercato, ma irrilevante perché in questo caso la città ha perso una risorsa per colpa di una classe politica verso cui la città è fortemente critica.
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