provenienti da più parti, a seguito degli incomprensibili ritardi con cui si sta dando attuazione al piano di riordino ospedaliero nella nostra provincia, i Presidi territoriali di assistenza (Fasano, Mesagne, San Pietro Vernotico), se pur lentamente, incominciano ad “accendere i motori” . E’ notizia di questi giorni, infatti, dell’attivazione degli ospedali di comunità di Fasano e Mesagne; tutti gli altri servizi previsti dalla riconversione invece tardano ad essere implementati. In pieno alto mare sembra essere invece la riconversione del “Melli” di San Pietro Vernotico dove a fronte della smobilitazione dei reparti, non vengono attivati i servizi previsti dal protocollo d’intesa. In generale dunque la situazione si presenta ancora caotica e piena di incertezze per il futuro. La domanda ricorrente che tutti gli operatori del settore si fanno insieme ai cittadini è la seguente: Potrà il modello di sanità proposto(imposto) dall’ultimo piano di riordino essere in grado di rispondere efficacemente alla domanda di salute proveniente dal territorio? Parrebbe proprio di no per una serie di ragioni: davanti alla smobilitazione dei reparti e posti letto per acuti questi non vengono ricollocati portando di fatto il rapporto posti letto per ogni 1000 abitanti in provincia di Brindisi dal 2,7 (previsto dal piano di riordino) al 2,2 reale(media regionale del 3,2); la chiusura dei pronti soccorso e PPIT attuata negli ospedali soppressi porta ad un massiccio congestionamento del Pronto Soccorso del Perrino; il servizio 118, sostitutivo dei PPIT non parrebbe essere in grado di smaltire il carico degli accessi(impropri o meno) per cui la stragrande maggioranza dell’utenza viene dirottata verso il Perrino; sono carenti ancora servizi essenziali come i centri dialisi; abbiamo liste d’attesa interminabili che favoriscono l’accesso improprio ai pronto soccorso; abbiamo un assistenza domiciliare ancora insufficiente a garantire il mantenimento dei livelli essenziali di assistenza(LEA). È bene anche precisare che i posti letto degli ospedali di comunità, fra l’latro molto pochi, non sono sostitutivi di quelli delle U.O. di medicina o lungodegenza; L’ospedale di comunità, infatti, dovrebbe fare da ponte tra i servizi territoriali e l’ospedale di riferimento, per tutte quelle persone che una volta dimesse dal reparto per acuti hanno bisogno di un’assistenza sanitaria preparatoria a quella domiciliare. Il punto, dunque, sta nel rivedere completamente il piano di riordino ospedaliero altrimenti i problemi nel nostro territorio rimarranno perennemente irrisolti; per fare ciò occorrono delle prese di posizioni forti e determinate nei confronti di piano scellerato partorito dalla giunta Emiliano; è corretto, come hanno proposto alcuni sindacati e comitati civici, ad esempio convocare con urgenza la conferenza dei Sindaci, che fra l’altro hanno il compito della tutela della salute dei cittadini, perché possano insieme rappresentare al governo regionale le tante criticità che emergono nella gestione della sanità nella nostra provincia, non si meno dovrebbero fare tutti i rappresentanti istituzionali del territorio come i consiglieri regionali sia di maggioranza che di opposizione a partire da Vizzino e Romano. Occorre dunque rivedere tutta la programmazione regionale per la nostra provincia all’interno di un nuovo momento concertativo a cui dovranno partecipare tutti gli attori protagonisti: parti sociali, Istituzioni locali,e forze politiche di tutti gli schieramenti.
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