A questo punto è tempo di bilanci: non contabili, ma politici. Veniamo da mesi in cui il candidato Matarrelli ha fatto in ogni dove terrorismo psicologico, facendoci credere che Mesagne fosse sull’orlo del baratro: tutto al fine di destabilizzare l’ambiente, incutere timore ed insicurezza tra i concittadini per vedersi candidato sindaco.
Il pre-dissesto c’era, ma non era quello delle casse comunali: l’unico vero pre-dissesto riguardava la carriera politica del candidato #insintonia, che - dopo essersi visto negare una ricandidatura in parlamento per evidenti limiti politici - ha capito che l’unica strada per rimanere a galla fosse quella di occupare la poltrona di primo cittadino. Dovrebbe interrogarsi, invece, su come è riuscito a dilapidare un consenso bulgaro che gli ha garantito - negli anni - di occupare gli scranni provinciali, regionali e parlamentari.
E se proprio non ci arriva, glielo spieghiamo noi, ora competitor ma prima cittadini attenti al suo operato: l’inutilità del suo agire politico. 20 anni nelle istituzioni senza lasciar traccia. 20 anni nelle sedi di partito senza creare classe dirigente.
Si pensi alla vicenda Pompeo Molfetta: vi siete mai chiesti perché è stato buttato a mare l’ex sindaco? Perché con rigore e preparazione ha tentato di risanare le casse comunali, mentre la sua maggioranza - che una riga di bilancio non l’ha mai letta - preferiva dedicarsi alle vicende personali del duo Matarrelli/Vizzino (figlio).
“Vuole deprimere la città” fu il commento che Matarrelli recapitò a Molfetta dopo che questo, parlando alla città in occasione della festa patronale, aveva avvertito la sua Mesagne di tutti i problemi economici esistenti.
A Molfetta ha preferito Vizzino (padre): anche qui zero contenuti, ma tanti tanti voti. Per Matarrelli è l’ultima spiaggia, ed umanamente possiamo anche capirlo. Ma non deve esserla per Mesagne: il 26 maggio la nostra città deve tornare ad essere libera.
Il Direttivo de La M