dei contributi previdenziali ad ex presidenti del Consiglio comunale, che non svolgevano come attività primaria quella politica, ha scatenato un vespaio di polemiche in città. Migliaia di euro pagati impropriamente dalle amministrazioni che si sono succedute a Palazzo dei Celestini, dal sindaco Mario Sconosciuto a quella di Pompeo Molfetta. Alla base di questi versamenti previdenziali ci sarebbe un corto circuito degli uffici finanziari comunali che non avrebbero applicato correttamente l’articolo 86 del Tuel 267/2000: “L’amministrazione locale prevede a proprio carico, dandone comunicazione tempestiva ai datori di lavoro, il versamento degli oneri assistenziali, previdenziali e assicurativi ai rispettivi istituti per i sindaci, per i presidenti di provincia, per i presidenti di comunità montane, di unioni di Comuni e di consorzi fra enti locali, per gli assessori provinciali e per gli assessori dei Comuni con popolazione superiore a 10.000 abitanti, per i presidenti dei consigli dei Comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti”. Il fatto è che la città di Mesagne non ha mai avuto 50 mila abitanti bensì poco meno di 30 mila. Perciò per i presidenti del Consiglio non andavano versati i contributi previdenziali. L’arcano mistero è stato scoperto nel 2016 dalla segretaria generale del Comune di Mesagne, Giorgia Vadacca, che, immediatamente, con nota datata 16 settembre 2016, sospese il versamento dei contributi previdenziali minimi. Non è tutto poiché il commissario prefettizio, Erminia Cicoria, il 30 aprile 2019, scrisse una nota alla Cassa forense per il recupero dei contributi versati, per il periodo 2010-2015, nei confronti dei presidenti del consiglio iscritti e per i quali non ricorrevano i presupposti di legge. La Cassa forense, il 30 maggio 2019, aveva risposto alla nota della commissaria asserendo che il rimborso dei contributi era subordinata a due condizioni. La prima è che i versamenti fossero stati versati entro i tre anni dalla richiesta di restituzione. Mentre la seconda condizione è che nel frattempo il rapporto tra il Comune e l’amministratore non fosse cessato. “In questo caso – recita la nota della Cassa forense – trattandosi di rapporti definiti prima della data della richiesta la Cassa non potrà procedere al rimborso richiesto”. La risposta non ha soddisfatto il consigliere comunale del Movimento 5 stelle, Carlo Ferraro, autore di due interrogazioni consiliari presentate per fare luce su questa vicenda che, sulla sua liceità, potrebbe coinvolgere anche la Corte dei conti. Intanto, il sindaco Toni Matarrelli, che per primo ha denunciato questa discrasia, ha ricordato che “il pagamento effettuato dal Comune in favore dell’allora presidente del Consiglio (riferito a Fernando Orsini, ma nell’ottica dei contributi previdenziali versati impropriamente c’è anche Giuseppe Semeraro) è illegittimo, poiché non rientra nella previsione dell’articolo 86 del Tuel in quanto, come già esposto, la popolazione del Comune di Mesagne è inferiore a 50.000 abitanti”. Peraltro, il sindaco Matarrelli è sbalordito dal fatto che le precedenti amministrazioni “non si sono attivate per il recupero delle somme nonostante la questione sia stata posta dal sottoscritto, nelle vesti di consigliere comunale, più volte pubblicamente”.
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