ha lasciato un Paese tramortito, nuovamente sull’orlo della recessione e con diverse situazioni di crisi aziendali, che aggiungendosi a quelle già pre-esistenti, formano un quadro desolante del nostro sistema economico, sociale ed occupazionale. Come sempre è il Mezzogiorno l’anello debole del sistema Italia, per certi versi anche a giusta ragione, perché incapaci a sfruttare al meglio le risorse che abbiamo, ma molto abili invece ad atteggiamenti autolesionistici attuati per contrastare quelle poche “eccellenze” che vantiamo, in particolare nel settore industriale, proprio come il nostro Petrolchimico.
Tralasciando il mare di epiteti che fonti qualificate della nostra città ci hanno riversato addosso negli ultimi dieci giorni, dal Sindaco, ad alcuni imprenditori, passando da varie Associazioni e/o partitini di stampo ambientalista, un inciso riteniamo doveroso farlo: può essere che nella categoria dei “sindacalisti” come qualcuno con grande disprezzo ci ha definito, vi è una parte non all’altezza del confronto con le Istituzioni, o peggio ancora al “guinzaglio” delle aziende che rappresentiamo, d'altronde tutto il mondo è paese, come ci sono anche politici corrotti e collusi; quello che però non possiamo tollerare, né noi, né tanto meno i lavoratori che rappresentiamo, è di essere etichettati “assassini” così come fatto da una Associazione vicina al Sindaco.
Certe affermazioni, fanno parte di quella escalation di comportamenti vergognosi e pericolosi che ledono la dignità prima di tutto di chi li fa, e poi anche di chi non li condanna, e per onore della verità, queste condanne non si sono sentite da parte di nessuno. Ecco perché la prima nostra preoccupazione, all’indomani delle Ordinanze Sindacali per il blocco dell’impianto di cracking dell’Eni-Versalis, è stata quella di sollecitare l’intervento di S.E. il Prefetto, anche e soprattutto per ristabilire un corretto e rispettoso dialogo tra le parti. Ciò, fino ad oggi, è servito a poco, perché forse l’intenzione era proprio quella di creare scientemente allarmismo e confusione e far passare in secondo piano tutte le contraddizione che pian piano venivano fuori, non solo dalla lettura attenta dell’esame preliminare redatto dall’ARPA che oltre ad indicare valori delle emissioni perfettamente rientranti nei limiti consentiti dalla legislazione vigente, non riscontrava, nel sopraluogo effettuato, neanche emissioni odorigene rinvenienti dagli impianti di Eni-Versalis.
Stessa concezione che viene fuori dalla lettura delle Osservazioni e Istanza di Riesame presentata dalla società già il 27 maggio s.v. e nel quale richiedeva l’attivazione del Tavolo Tecnico. Quindi non è assolutamente vero che l’Eni-Versalis si sia sottratta al confronto, anzi a nostro avviso ha tutto l’interesse per farlo, resta da capire che tipo di Tavolo si voglia aprire e quali sono le condizioni. E qui emergono tutte le contraddizioni e le strumentalizzazioni del caso: è oramai acclarato, anche da dichiarazioni più o meno velate di partiti vicini al Sindaco, che le Ordinanze Sindacali, smontate nei contenuti e dai continui dati che ancora oggi arrivano anche ad impianti Eni-Versalis fermi, servivano esclusivamente come pretesto per avere interlocuzioni qualificate con l’azienda e soprattutto arrivarci con una posizione di forza, che nell’idea del Primo Cittadino fosse il tintinnio delle “manette” agli impianti.
Ora, per tornare ai tanti bistrattati “Sindacalisti”, e cogliamo l’occasione per ringraziare i tantissimi attestati di stima anche pubblici che in questi giorni ci stanno arrivando, ci piace sottolineare quanti Accordi abbiamo fatto almeno nell’ultimo ventennio, non solo inerenti misure di tutela della Salute, Sicurezza ed Ambiente delle nostre aziende, ma anche in funzione degli investimenti di riconversione di impianti obsoleti. Chi non riconosce questo mente sapendo di mentire, il nostro sistema industriale, oggi tecnologicamente all’avanguardia è tra i più invidiati nel panorama italiano ed europeo. Abbiamo riconvertito Centrali ad Olio Combustibile, abbiamo sottoscritto Accordi per la fermata di Centrali a Carbone, abbiamo condiviso investimenti per riammodernamento della Rete Elettrica, della Torcia a Terra, degli impianti di Basell, Sanofi, ChemGas, della copertura del Parco Carbonile di Cerano, investimenti di svariati centinaia di milioni di euro riconducibili tutti a migliorie ambientali per la sicurezza dei lavoratori e della Città.
I risultati sono non solo il miglioramento della qualità dell’aria come certificato da tutti gli Enti preposti, ma anche il tasso di mortalità e di infortuni sul lavoro “pari a Zero”. Questa è la “Storia” di questo Sindacato Chimico; chi parla di impianti produttivi obsoleti, “arrugginiti” non è mai entrato nel nostro Petrolchimico, e spiace che a farlo sia un “sindacalista” per pura riverenza. Inoltre è iniziato, sempre con nostri Accordi a livello nazionale e a livello locale il Piano di dismissione della centrale “Federico II“ con la chiusura del gruppo 2 prevista per fine anno e che porterà alla chiusura completa dell’impianto a carbone entro il 2025, cosi come previsto dal PNIEC. Come UILTEC-UIL, abbiamo subito non da oggi, sposato la scelta di ENEL sulla Decarbonizzazione, ma riteniamo fondamentale che ENEL continui a restare sul nostro territorio. Ecco perché abbiamo chiesto all’azienda elettrica una riconversione del sito che oltre ai turbo gas, di cui sono già stati inviati al Ministero competente i relativi progetti di autorizzazione, porti ulteriori investimenti innovativi, in modo tale da continuare ad essere un punto di riferimento per i lavoratori e per tanti giovani. Questo perché, forse a qualcuno sta sfuggendo, che anche a Cerano stiamo facendo delle riorganizzazioni per evitare esuberi e quindi disoccupazione di ritorno. Riteniamo tra l’altro opportuno, che anche la nostra città sia inserita nei progetti per la transizione energetica in modo tale da attingere ai fondi Europei della “JUST TRANSITION FUND “. Diventa importante quindi sollecitare l’appuntamento al MISE, rinviato a causa della crisi sanitaria lo scorso 3 marzo, nel quale come UILTEC, auspichiamo una convergenza unitaria di tutti gli attori coinvolti. Chiudiamo con un invito a tutti.
La desertificazione industriale di Brindisi, se per alcuni può essere un obbiettivo politico, per tantissimi Lavoratori, oggi anche con un’alta scolarità e con un’alta ed invidiata professionalità, può costituire una sconfitta sul piano umano e della dignità della persona. Sono già tanti, troppi, giovani, meno giovani, intere Famiglie alle prese con una degenerazione ed una disuguaglianza sociale senza precedenti. L’impegno di tutti, deve essere quello di attrarre altri investimenti e di rendere più accogliente la nostra Città. Essere presenti quotidianamente sulle testate giornalistiche anche di livello nazionale, sui quali paragoniamo l’inquinamento di Brindisi con quello di Taranto evidenziando caratteristiche negative non supportate da nessuna rilevanza scientifica, crea molto imbarazzo e difficoltà alla Città stessa. Ma crea danni di immagine anche alle tante aziende alcune delle quali quotate in borsa, ma soprattutto ai tanti Lavoratori che con molta responsabilità conducono quegli impianti nel rispetto delle normative vigenti, sottoponendoli di fatto ad una gogna mediatica molto pericolosa dal punto di vista emotivo e personale. Abbandoniamo quindi questa lotta fratricida.
E’ giusto chiedere e conoscere i Piani Industriali di tutte le Aziende del territorio, ma con le dovute maniere, ritirando immediatamente l’Ordinanza di blocco della produzione che ha già causato ingenti danni economici. Danni che un Comune come Brindisi, già in dissesto finanziario non potrebbe sostenere. Brindisi è una Città a vocazione industriale che non può fare a meno di Eni, come Eni non può fare a meno di Brindisi !!!
Brindisi, 31 maggio 2020
Il Segretario Generale Territoriale
Carlo Perrucci