PRECARI: SEMPRE TARTASSATI

Gennaio 20, 2021 704

In questo periodo non si può nascondere che i problemi del mondo della scuola già numerosi, si sono moltiplicati: l’emergenza epidemiologica ha riportato alla luce tante problematiche mai risolte.

Tra queste c’è l’annosa questione dell’arrivo ritardato degli stipendi del personale supplente ovvero la precarietà nella precarietà!

Per poter comprendere bene la situazione, basti ricordare che la piattaforma NoiPa acquisisce i dati contrattuali e provvede alla gestione del trattamento economico. Le scuole hanno la responsabilità di verificare, per ogni dipendente, l’elaborazione di NoiPA, provvedendo alle eventuali variazioni correttive e autorizzando il pagamento. Così i dati vengono inviati alla Ragioneria Generale dello Stato che a sua volta verifica la disponibilità dei fondi e, se ci sono i soldi, provvede ad autorizzare il pagamento. Questa complessa procedura non riguarda molto il personale con “supplenza annuale”, in quanto per essi l’autorizzazione viene data una sola volta, bensì il personale con “supplenze brevi”, la cui autorizzazione deve essere mensile. Tale procedura burocratica è un vero fardello e, spesso, si trasforma in una vera e propria ruberia per il personale precario e, proprio per loro che più di altri avrebbero bisogno di maggiori tutele.

Senza voler entrare nel merito dell’ingiustizia del ricevere una retribuzione dopo diversi mesi dall’effettiva prestazione lavorativa, il grosso problema si verifica nel momento in cui vengono effettuati pagamenti nell’anno solare successivo a quello in cui si sarebbero dovuti ricevere. In questi casi, ai lavoratori non è riconosciuta la “detrazione da lavoro dipendente” perché i compensi sono relativi ad anni precedenti e, pertanto, deve essere applicata la tassazione separata in luogo di quella ordinaria. La tassazione separata, ai fini dell’IRPeF, prevede l’applicazione di una aliquota media d’imposta del biennio antecedente che non può essere inferiore alla più bassa aliquota del sistema progressivo che è del 23%.

Pertanto, mentre si è parlato di tredicesima mensilità, di gratifiche e di aumenti salariali per il rinnovo del CCNL, i lavoratori precari del mondo della scuola con contratto c.d. “supplenza breve” ovvero “contratto COVID” (circa 70.000 lavoratori, tra docenti e personale ATA, il cui contratto è equiparato alla “supplenza breve”) si vedono decurtare lo stipendio, in modo iniquo ed ingiusto.

In particolare, nel 2020 tante persone sono state assunte con il “contratto COVID” e tanti di questi lavoratori non hanno avuto un reddito superiore al limite degli 8000 € entro il quale non si paga l’IRPeF: con il pagamento nell’anno successivo invece, si troveranno a dover pagare obbligatoriamente il 23% di ritenuta erariale in virtù di quanto detto in precedenza circa l’aliquota minima e la non applicazione della “detrazione da lavoro dipendente”. Il problema è ancor più amplificato perché per molti il pagamento ritardato non riguarda una sola mensilità e, pertanto, i lavoratori si troveranno a pagare molte più tasse di quanto ne avrebbero pagato se il pagamento fosse avvenuto con i giusti tempi: tutto questo per una incapacità operativa e gestionale che non è imputabile ai lavoratori.

Questa ingiustizia denota come la classe politica e dirigenziale di questo paese continua a far gravare sui lavoratori, in particolar modo sui lavoratori precari e sui giovani, costi ingiusti ed ingiustificati tali che, per chi ha contratto part-time, dal punto di vista economico, potrebbe essere più conveniente non lavorare e percepire il reddito di cittadinanza.

E’ questo il messaggio di speranza che si vuol dare a chi comincia magari a lavorare per la prima volta? Dentro le piccole storie delle lavoratrici e dei lavoratori, la grande e scontata storia italiana di un welfare assolutamente sordo e assente, al di là dell’avvicendarsi dei Governi!

FLC CGIL Brindisi

Fulvio Rubino