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Mesagne è di tutti
Senza Cosimo Faggiano, Damiano Franco, Mario Sconosciuto, Enzo Incalza, Francuccio Scoditti e Pompeo Molfetta, senza la miriade di loro disinteressati collaboratori e senza la partecipazione consapevole di grandissima parte di popolazione MESAGNE NON SI SAREBBE RIACCESA.
Questa è la Storia di Mesagne da raccontare, questa è la verità, la dimensione storica che la propaganda populista degli ultimi due anni vuole cancellare, arrivando a convincere una brava giornalista come Chiara Spagnolo che prima eravamo "retrogradi" e ora non lo siamo più perché abbiamo i cantanti, gli attori e gli sportivi famosi.
Fino al punto da farle credere che quella attuale sia un'Amministrazione di sinistra, mentre si tratta di un'operazione anomala (come altre in Puglia) al servizio di un disegno politico del Presidente della Regione.
Un'amministrazione costituita anche con i voti della Destra, contro il PD locale e alcune forze progressiste.
Un'amministrazione che predilige il privato, l'investitore rampante, che permette ad alcuni di chiudere strade e ad altri di allargare a dismisura spazi privati su posti pubblici, senza la dovuta attenzione all'interesse comune.
Leggiamo su "Il Venerdì" di Repubblica di una Mesagne non vera, in cui si celebra chi è assurto alla notorietà (senza che qui ci siano scuole di canto o di teatro, palestre, teatri, cinema) e si dimenticano tutti gli altri.
Quelli che combattono quotidianamente contro l'illegalità serpeggiante (che non è solo quella della Sacra Corona Unita), quelli che sono costretti a lavorare a nero, quelli dei quartieri periferici che attendono ancora la soluzione di problemi pratici, quelli che il lavoro non ce l'hanno, quelli che non sono nelle grazie di chi ha raccontato alla giornalista solo un pezzo di Mesagne, quelli che lavorano da anni nell'accoglienza, quelli che silenziosamente ma tenacemente hanno creduto nell'apertura di una Libreria in tempi proibitivi per queste attività.
Si è scelto uno storytelling ("forma di comunicazione promozionale") che cancella tutto e tutti, il passato, gli impegni, lo sforzo, la società civile, l'associazionismo attivo e fertile, la Chiesa progressista, i problemi ancora da risolvere, i 3 kg di esplosivo ritrovati da poco nelle campagne limitrofe, pur di apparire, svelando senza pudore un egocentrismo che ormai comincia a disturbare large fasce popolari.
E, alla ricerca di un simbolo, nella società delle immagini, si è preferito quello più inquietante, il più offensivo, il più dannoso: un Sindaco con un cartello di MESAGNE crivellato; riportandoci di nuovo e per l'ennesima volta sulle pagine nazionali per lo stesso, identico cliché della Sacra Corona Unita.
Si era alla ricerca di un simbolo per Mesagne?
C'è stato un momento, quasi trent'anni fa, in cui un'Amministrazione ha scelto di installare le luci in Villa comunale, squarciando il buio dell'illegalità e permettendo a tutti la fruizione di uno spazio pubblico aperto.
Allora non si utilizzava il Consiglio Comunale per denigrare le voci critiche, approvare "varianti" ed esternalizzare i principali servizi alla città (spazzatura, riscossione crediti, illuminazione pubblica e asilo nido) ai grandi gruppi di impresa e capitali.
Ma si immaginava il futuro, si progettava la Mesagne di oggi, ridando le luci al Centro Storico, alle vie adiacenti le Scuole, il Palazzetto dello Sport, i rioni periferici.
Dove va oggi Mesagne?
È partita una narrazione (in vista del premio di Città della Cultura?) che vede ripetere in continuazione che a Mesagne c'è "fermento di iniziative culturali", dimenticando che la Cultura non è aprire un Bar o un ristorante, pur necessari in questo momento storico, e che tutte le occasioni culturali a Mesagne (mai come in questi ultimi anni) sono state inventate, volute, create solo e soltanto dall'associazionismo volontario e da qualche gruppo di giovani illuminati, in alcuni casi perfino osteggiati dall'Amministrazione comunale.
In assenza di una visione futura, si vive alla giornata, offrendo all'opinione pubblica immagini di forte impatto emotivo, ma non veritiere.
Mesagne vive attualmente in una perenne fiction, intepretata, diretta e orchestrata da un opportunista politico, refrattario a qualsiasi critica, convinto che sia l'unico ad amare Mesagne.
Ma la sua trama comincia a insospettire chi conosce la realtà della vita quotidiana di un piccolo Comune di provincia ancora alla ricerca di una sua identità.
E allora EVVIVA MESAGNE, ma fuori dal set!
-Movimento Libero e Progressista - Mesagne-
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