Attenzione alle forme più estreme di esclusione sociale, c’è senz’altro quella vissuta dagli uomini e dalle donne senza fissa dimora In evidenza

Settembre 27, 2021 807

Necessita di approfondimento del Dipartimento salute, la proposta di legge del consigliere Donato Metallo, presentata nella III Commissione del presidente Mauro Vizzino.

“Tra le forme più estreme di esclusione sociale, c’è senz’altro quella vissuta dagli uomini e dalle donne senza fissa dimora. Condizione che cresce anche a causa della crescente povertà assoluta (passata in Italia dal 7,7 al 9,4% della popolazione totale, dati Istat 2020 – anno della pandemia). – ha spiegato Metallo in Commissione – In Italia i senzatetto erano quasi 51mila nel 2014, anno dell’ultima ricerca. Informazione quindi datata e anche incompleta, visto che l’indagine riguardava solo i 158 principali comuni.

“Per quanto riguarda i servizi al Sud, dalla stessa ricerca del 2014 emerge un aumento delle prestazioni erogate (mense e accoglienza notturna) con conseguente aumento delle persone senza dimora. In aumento anche il contatto con i centri di ascolto o strutture simili (da 35,7% a 42,7%) e quello con i servizi di distribuzione medicinali (da 33,5% a 40,2%) – ha continuato il consigliere del PD -  Infine, ma solo per gli stranieri, aumenta anche la frequentazione dei centri di accoglienza diurna (da 31,5% a 35,5%). In crescita anche le persone senza dimora che si rivolgono ai servizi sociali (dal 39,8% al 47,1%)”.

Secondo le stime, la popolazione senza tetto della città di Bari si quantifica tra le 500 e le 550 unità. Per quanto riguarda la durata della condizione di senza fissa dimora, il 53,7% ha affermato che si tratta di una situazione perdurante da oltre due anni. 

Il rapporto con i servizi pubblici è frequente, con particolare riferimento ai servizi sociali. Oltre l’80% ha dichiarato di aver avuto almeno un contatto con i servizi sociali comunali nel corso degli ultimi 12 mesi. Per i servizi sanitari la percentuale scende al 48%.

Purtroppo il 12% degli intervistati dichiara di avere condizioni di salute precarie o molto gravi. Le patologie più diffuse sono quelle cardiocircolatorie, psichiatriche, odontoiatriche, traumatismi, patologie del tratto respiratorio superiore e diabete.

Altro dato interessante è quello che ci dice che il 20% delle persone senza fissa dimora a Bari non disponeva di una residenza anagrafica: questo, di fatto, escludeva queste persone dall’accesso a innumerevoli servizi di base, tra cui il medico di medicina generale. Nel capoluogo pugliese, a partire da novembre 2018, grazie a una delibera della giunta comunale, i senzatetto possono iscriversi alle liste anagrafiche della città e accedere ai servizi essenziali come quello delle prestazioni sanitarie e socio-assistenziali.

La riforma costituzionale del 2001 consente alle Regioni di dotarsi, attraverso leggi organiche, di propri modelli di gestione sanitaria, e di fare passi in avanti nell’autonomia nell’ambito delle proprie scelte di politiche della salute, nella quale può pienamente rientrare l’estensione della tutela sanitaria ordinaria alle persone senza dimora.

La scelta della Regione, che si intende azionare con il presente progetto di legge, di estendere l’iscrizione nelle liste degli assistiti delle ASL alle persone senza dimora presenti sul territorio regionale rientra inoltre nelle azioni finalizzate al rispetto degli obiettivi della finanza pubblica e del contenimento della spesa, dato che, in mancanza della residenza anagrafica le persone senza dimora possono accedere ai soli servizi di Pronto Soccorso, il cui costo è stimato mediamente per singolo intervento sui 250 euro, con punte addirittura di 400 euro, mentre il costo di un Medico di Medicina Generale per ogni paziente è di circa 80 euro l’anno.

La legge di riforma sanitaria (Legge 23 dicembre 1978, n. 833) mirava ad assicurare l’assistenza a tutta la popolazione presente sul territorio nazionale e, quindi, occorre superare ogni diversa prescrizione organizzativa che limiti tale diritto. Inoltre, l’art. 32 della Costituzione definisce espressamente la salute come un diritto fondamentale dell’individuo, che deve essere garantito a tutti (cittadini italiani e stranieri). Da ciò si desume che ciascun cittadino ha il diritto a essere curato e ogni malato deve essere considerato un “legittimo utente di un pubblico servizio, cui ha pieno e incondizionato diritto”.

L’obbligo, ai fini dell’iscrizione negli elenchi delle ASL, della residenza e, quindi, della preventiva iscrizione anagrafica è un limite rientrante nella competenza organizzativa relativa al servizio sanitario, ma detto limite deve, necessariamente, essere contemperato in relazione alla esigenza fondamentale di assicurare l’assistenza sanitaria, specie in un momento in cui sono rilevantissime, a causa della pandemia, anche le esigenze di tutela della salute pubblica.

La condizione di persone senza dimora è infatti spesso caratterizzata da fragilità, marginalità e scarsa consapevolezza dei propri diritti, nonché delle procedure necessarie per esercitarli.

L’obiettivo del progetto di legge è dunque quello di garantire alle persone senza dimora, che vivono sul territorio regionale, l’esercizio effettivo del diritto alla salute e, contemporaneamente, garantire un miglior impiego delle risorse pubbliche, dato che i costi a carico del sistema sanitario sono esponenzialmente più alti se si lascia questa platea di persone senza la copertura del medico di base e quindi le si costringe ad utilizzare, in caso di necessità, i servizi di pronto soccorso.

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Riguardo alle criticità esposte dall’associazione ANDIAR circa la delibera di Giunta con la quale sono state normate le autorizzazioni per l’attribuzione di nuovi macchinari di risonanza e tac alle strutture pubbliche e private accreditate, la Regione ha sottolineato che i criteri adottati rispondono espressamente alle leggi vigenti, contemperando al tempo stesso esigenze territoriali, limiti di budget, nell’intento di aumentare e qualificare l’offerta sanitaria territoriale.

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“Il PNRR è una opportunità da cogliere e i PTA saranno l’ossatura fondamentale perché per la Regione rappresentano una fondamentale esperienza sul territorio pugliese”. Questo è quanto il Dipartimento della salute ha risposto alle richieste della consigliere Barbara Ciliento che si è fatta portavoce di un progetto di “potenziamento del PTA di Trani”.  

La Regione in tal senso intende fare tesoro delle proposte illustrate alla Commissione dal direttore generale Delle Donne e dai referenti della proposta progettuale.

Purtuttavia “la sanità non può essere un libro delle cose che vorremmo realizzare elencate, - hanno sottolineato dal Dipartimento salute -  molte delle istanze presentate sono certamente di grandissimo interesse, altre in realtà, sono già in discussione, però esistono dei vincoli per la spesa in generale ed in particolare per il personale. Vincoli insuperabili.

Giovedì è stato convocato un incontro strategico con le direzioni delle Asl, per fare il punto su tutti i PTA e presto sarà a disposizione un cruscotto di monitoraggio che consentirà in tempo reale l’accesso a tutte le informazioni possibili e utili.

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