esprime un giudizio negativo in merito al disegno delega del governo che intende modificare le pensioni di reversibilità. Il sindacato è preoccupato per l’ulteriore attacco al sistema previdenziale non solo da parte del governo ma anche di alcuni partiti del parlamento. Non si può finanziare il contrasto alla povertà, prendendo le risorse dalle pensioni di reversibilità, che sono prestazioni previdenziali, pagate con i contributi dei lavoratori e dei datori di lavoro. La sua finalità è nel dare un giusto diritto di sostegno sociale (650,00 euro al mese ai 180.000 nel 2015 secondo il Sole 24 ore), a quelle persone e famiglie fragili che hanno subito il dramma dei genitori scomparsi. Qual è lo scopo di questo decreto? Secondo la Uil pensionati è quello di colpire i pensionati in particolare le vedove perché sono statisticamente più longeve. La sforbiciata è nell’ idea di legare la pensione di reversibilità all’I.S.E.E. (indicatore della situazione economica equivalente) che tiene conto del reddito e del patrimonio di tutta la famiglia e non più di quello individuale: una mossa che consentirebbe allo Stato d’incassare tutta la pensione di reversibilità delle vedove aumentando la povertà esistente in esse. Il provvedimento interesserà il territorio brindisino e in particolare la città di Brindisi che su una popolazione di 89.598, censita nel 2014 (secondo la Caritas Diocesana Brindisi – Ostuni “Progetto SCV Cantiere di Accoglienza 2014 di Brindisi”), ha la presenza di 836 vedovi e 4.959 vedove. Il sindacato è per “le scelte” che vadano verso la direzione giusta e possano riportare la democrazia a un livello e a una qualità molto più alta di quella attuale. Separare la spesa assistenziale da quella previdenziale potrebbe essere quella salutare. Essa conviene non solo in termini di contabile perché fa chiarezza, ma anche in equità tra chi ha versato e chi non corrisponde. Dal 3° Rapporto sul “Bilancio del Sistema previdenziale italiano”, emerge che il bilancio per la spesa previdenza, è in pareggio, con un modesto disavanzo di 560 milioni. L’Istat inoltre per l’anno 2011, ha comunicato che le spese per invalidità, vecchiaia e superstiti sono imputate a carico delle spese per pensioni. Da ciò si deduce che è imprudente proporre di “tagliare le pensioni” degli ex lavoratori. Se facciamo un confronto con gli altri Paesi europei, l’Italia primeggia nella spesa per pensioni, mentre è negli ultimi posti, secondo l’OCSE e Eurostat, per gli interventi assistenziali (sostegno delle famiglie, del reddito, dell’esclusione sociale e della casa). I nostri pensionati chiedono al Governo, su questo tema, un confronto con il sindacato che faccia chiarezza sulle scelte evitando di penalizzare le pensioni di reversibilità e il loro assegno di reddito, già penalizzato dalle norme vigenti. La norma sulla pensione di reversibilità ci informa che è pari al 60% della pensione del familiare deceduto se c’è un solo coniuge, l’80% se c’è anche un figlio oppure il 100% se ci sono due o più figli. La pensione viene però tagliata del 25% se il reddito è superiore a 1.500 mensili (tre volte la pensione minima) del 40% se supera 2 mila euro e del 50% se supera i 2.500 euro. Il percorso storico del taglio alla pensione di reversibilità ha il suo avvio con il governo Monti. Ha resistito con i governi Letta e Bersani per riprenderlo con il ministro Renzi. Noi chiediamo al Governo Renzi di non “fregare ancora una volta” i pensionati e le loro famiglie su ciò che è stato effettivamente versato, per anni. La pensione di reversibilità è un diritto. Penso al giovane deputato che con una minima legislatura percepisce un vitalizio da pensione d’oro , ma anche alla signora X, alla quale, qualche mese fa, le è morto il marito di cancro, e adesso percepisce fortunatamente percepisce un sostegno previdenziale di 650 euro mensile, utile almeno per potersi cibare? Mi chiedo quali potrebbero essere le conseguenze per il giovane orfano malato di sindrome di down senza la pensione di reversibilità? È un allarmismo? Oppure è una presa d’atto che intende ancora una volta “fare cassa” a danno delle persone fragili e povere unendo al danno il dramma della “tempesta o inferno sociale”? Chi pagherà le spese voluttuarie, l’affitto, l’acqua, la Bolletta Enel, il canone Rai, il riscaldamento, il ticket delle medicine e altre imposte varie, se non c’è un reddito di previdenza? Per la Uil pensionati di Brindisi questo Governo continua a operare scelte sbagliate che penalizzano i pensionati, i lavoratori dipendenti, il ceto medio e fanno crescere le disuguaglianze. I dati INPS relativi al 2015 ci informano che in Italia ci sono oltre 18 milioni di pensionati (7/619 milioni uomini e 10/425 milioni donne), mentre in Puglia si evidenzia la presenza di 487.522 uomini e 628.287 donne con una soglia di ripartizione dell’assegno di pensione d’importo inferiore a 750,00 euro. Nel territorio brindisino i comuni con le incidenze più elevate nella classe di reddito da 0 a 10.00 euro sono Torre Santa Susanna con 50,5% e San Michele Salentino con 48,8 % mentre nella città di Brindisi l’1,2% risulta nella classe di reddito da 75 a 120.000 euro. Il governo toglie ai cittadini, un storico diritto a dispetto delle vedovanze e degli orfani senza preoccuparsi delle famiglie dei politici che percepiscono grosse pensioni di reversibilità. Non si comprende il perché vuole togliere il Welfare state italiano, gradito e imitato in tutto il mondo? Chiediamo al governo di rivedere i criteri per l’attribuzione delle pensioni di reversibilità. Diciamo al presidente Renzi di colpire l’evasione fiscale e contributiva dei cittadini ricchi, che costa al Paese circa 130 miliardi di euro l’anno, gli sprechi e i privilegi dei politici, invece di colpire i più deboli, incolpevoli e molto anziani. La Uil pensionati chiede da tempo il rispetto della sentenza della Corte Costituzionale e il rispetto della legalità e del diritto. La Uil pensionati di Brindisi sta raccogliendo i ricorsi individuali dei pensionati che percepiscono un assegno di pensione oltre volte il minimo. Il ricorso insieme agli altri pensionati italiani, sarà sempre inviato alla Corte europea. La Uil pensionati è convinta di avere il diritto di tutela dalla sua parte e che la Corte di Strasburgo darà ragione ai pensionati. La Uil pensionati chiede al Governo la separazione dell’assistenza dalla previdenza perché l’assistenza deve essere finanziata dalla fiscalità generale e non con i soldi dei pensionati, facendo ancora una volta “cassa” con il sistema previdenziale. Il Segretario territoriale UILP Tindaro Giunta
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