Il clero salentino nel tempo dell’Unità d’Italia: la vicenda spirituale e politica di Paolano Grande sacerdote e liberale mesagnese

Enzo Poci Aprile 01, 2017 2100

2017-03-31 131400PREMESSA

Paolano Grande, un giovane e bravo sacerdote mesagnese, che nel 1847 l’Arcivescovo Planeta salutava come una persona da «l’austà di vita e di costumi ed altri lodevoli meriti di probità e di virtù», per quasi due decenni ha interpretato una figura di primo piano nel panorama risorgimentale del Salento.

Con il trascorrere degli anni, egli si rendeva conto che sotto il regno dei Borbone non si viveva molto bene, anzi concluse che si stava proprio male, malissimo (vi erano persone che non conoscevano nemmeno l’uso delle scarpe), per cui era necessario combattere quel regime e parteggiare con i Savoia, per arrivare al più presto ad una Italia unita da e sotto una monarchia moderna guidata da Vittorio Emanuele II, re d’Italia. Viva l’Unità, dunque, ma non come fu realizzata pochi anni dopo e come fu esemplificata assai presto dalle leggi sul macinato, sulla coscrizione coatta dei braccianti e dei loro figlioli… e dalla Legge Pica, la più funesta, foriera di un dramma collettivo e di molte tragedie personali, lo strumento giudiziario e militare ordito ed imposto per reprimere il brigantaggio, a causa del quale il neonato Regno d’Italia riuscì a perdere in brevissimo tempo la sua credibilità di“stato liberale”

Nell’avanzare di questi eventi, Don Paolo non fece mancare il suo contributo entusiasta, genuino, e qualche volta un poco ingenuo, e dà vita ad un’associazione politico-religiosa intitolata Clero Italiano Meridionale, attraverso la quale egli stampa e rende pubblico un Programma ideologico e politico bene articolato.

Le pagine che seguono sono state pubblicate nel primo numero della rivista Rassegna Storica del Mezzogiorno, edita dalla Società Storica di Terra d’Otranto, nel mese di novembre 2016.

Ultima modifica il Martedì, 16 Agosto 2022 12:16