GIOVANNI MESSE E GLI UOMINI DI MUSSOLINI

Enzo Poci, Società di Storia patria per la Puglia Dicembre 01, 2019 1657

Messe con Mussolini durante la sua visita in Russia nellagosto 1941Alcuni storici hanno scritto ultimamente che nell’immediato dopoguerra Giovanni Messe

fu coinvolto in alcune organizzazioni filomonarchiche, in particolare l’AIL, l’Armata Italiana di Liberazione.

messe giovanni maresc

Davide Conti, uno degli storici della sinistra italiana che da tanti lustri si ostinano a tenere in vita in maniera partigiana un passato che continua a dilaniare il nostro presente, dedica a Messe un intero capitolo della sua opera Gli uomini di Mussolini e lo inserisce tra gli uomini del Duce.

Un fatto non vero poiché fondato su un assioma viziato dalla parzialità della narrazione.

L’autore scrive che «il 5 novembre 1943, a seguito dell’armistizio e degli accordi tra Alleati e governo Badoglio, su richiesta di quest’ultimo, Londra acconsentì al suo [di Messe] rientro in Italia… il 18 novembre1943…Messe…fu nominato capo di Stato maggiore generale per continuare la guerra contro la Germania…». Parla dell’incarico dato a Messe per accertare le responsabilità della mancata difesa di Roma dell’8 settembre 1943 e per l’epurazione di altri militari. Egli attribuisce a Messe gli scarsi risultati, ma il 5 ottobre 1945 nei confronti dei Marescialli Badoglio e Messe «il Dott. Scoccimarro deliberava non si addivenisse ad alcun deferimento in quanto a favore di Badoglio e Messe stava l’azione svolta contro i tedeschi nella Guerra di Liberazione».

La professoressa Maria Teresa Giusti confuta i presunti scarsi risultati sull’epurazione attribuiti a Messe, dichiarando che «il suo tentativo di epurare l’esercito naufragò miseramente con l’emanazione da parte del guardasigilli Palmiro Togliatti di una amnistia, promulgata il 22 giugno 1946, per i reati comuni e politici, compresi quelli di collaborazione con il nemico e reati annessi, come il concorso in omicidio. Si trattò di un colpo di spugna, risultato dell’impossibilità e della scarsa volontà di epurare la pubblica amministrazione e l’esercito».

Noi non sappiamo quanto questa decisione togliattiana non fosse imposta dalla sua necessità di «epurare» la memoria di venti anni di connivenza nascosta con il regime mussoliniano da parte di molti uomini onorati della sinistra italiana.

Vogliamo ricordare che il 25 aprile, una data che dovrebbe essere simbolo di libertà, democrazia, rifiuto della dittatura e dell’antisemitismo, valori in cui tutti gli italiani sono chiamati a riconoscersi, ma che purtroppo non è sempre riconosciuta perché la sinistra italiana si è appropriata della memoria e dei valori della Resistenza e della liberazione italiana.

Tutto questo non è vero, perché tra i partigiani vi erano molti comunisti e socialisti, ma anche cattolici, monarchici, democristiani, liberali e a questi si devono unire i militari dei quali molto spesso ci si dimentica, vale a dire l’Esercito riorganizzato da Messe, che riuscì, nonostante la cattiva intenzione degli Alleati di usare i nostri soldati solo come “facchini” per il carico e lo scarico degli aerei da trasporto e delle navi Liberty, a formare il I Raggruppamento motorizzato, che nel novembre 1943 contava cinquemila uomini, confluito poi nel Corpo Italiano di Liberazione, composto da 25000 uomini, il quale raggruppava sei divisioni, cinque delle quali partecipavano all’offensiva per la Liberazione dell’Italia.

I giorni compresi tra l’8 ed il 16 dicembre 1943 costituiscono la settimana del “battesimo di sangue” del rinato Esercito Italiano. I fanti e i bersaglieri del I Raggruppamento motorizzato combattono duramente e riescono dopo il secondo tentativo ad espugnare Monte Lungo, punto chiave della linea difensiva tedesca. I soldati italiani dimostrano agli Alleati il loro spirito di sacrificio e, grazie alle sollecitazione di Messe, li persuadono ad allargare la loro partecipazione nella Guerra di Liberazione. Nonostante le chiare convinzioni filomonarchiche e la sua strenua posizione anticomunista (quando questa parola coincideva con quella di stalinismo), la storia non può dire che egli non abbia contribuito a questa lotta di Liberazione (lo ha affermato il Dott. Scoccimarro) e deve ricordare quegli uomini con le stellette che in quei venti mesi hanno dato un enorme tributo di sangue battendosi per i valori della Libertà e della Democrazia.

Davide Conti aggiunge inoltre che prima del referendum del 2 giugno 1946 furono organizzate delle strutture paramilitari, l’AIL ed i RAAM. Alla fine di maggio del 1946, il quotidiano l’Avanti denunciava «il patto di sangue tra il militarismo e le destre», individuano «in Messe la figura di riferimento negli ambienti monarchici nel Paese». Su richiesta del Ministro della Guerra in riferimento alle accuse espresse dal giornale socialista sulla preparazione di un’azione militare il generale mesagnese smentì con decisione.

L’attività clandestina di queste strutture accusate di volere creare disordini o, secondo gli informatori, di organizzare un colpo di stato, sarebbe consistita «nella lotta contro i socialcomunisti, nella intenzione di provocare campagne di stampa e incidenti atti a dimostrare che l’attuale regime repubblicano non ha ragione né forza di esistere, spianando la via ad un ritorno della monarchia o di una dittatura» di carattere militare.

Messe viene ancora accusato di essere il comandante dell’organizzazione monarchica Raam, la quale è pronta a provocare una insurrezione armata con l’aiuto dei partiti politici a lei legati. Al suo comando viene indicato il generale Giovanni Messe».

Messe non desiderava una dittatura militare ma era contrario ad un governo comunista, auspicava un regime istituzionale favorevole al Patto Atlantico e non un governo che portasse l’Italia verso l’est europeo.

Dopo l’esclusione delle sinistre dal governo, il pericolo rosso si acuisce ed il rischio di una rivolta armata di socialisti e comunisti diviene sempre più concreto, fino ad ipotizzare un colpo di mano locale dei comunisti nelle città operaie di Torino e di Milano.

La nascita del quarto governo De Gasperi senza il PCI ed il PSIUP rappresenta un distacco politico con il passato e nessuno parla più di colpo di stato da parte della destra e Conti riconosce: «…il Fronte Anticomunista non ha più pregiudiziali contro il governo presieduto dallo stesso on. De Gasperi. E poiché da notizie certe il colpo di stato è ritenuto imminente… il Fronte Anticomunista pone da questo momento le proprie forze attive…a completa disposizione del governo De Gasperi. Poco prima della deliberazione del Fronte Anticomunista, era stata l’AIL a ufficializzare, nella riunione nazionale dei suoi quadri il 22 giugno a Roma, “la condanna delle ideologie totalitarie di qualsiasi colore e tendenza”, proclamando il suo obiettivo di “consolidare la democrazia e le istituzioni democratiche”».

Sulla base dei documenti da lui consultati, Conti dichiara, in maniera poco chiara, che Messe era a capo dell’AIL, ma altre volte lo dice a capo di altre organizzazioni.

Contro le nuove rivelazioni, emerse utilmente in questi giorni, ci permettiamo alcune riflessioni.

Secondo il parere di tanti storici italiani ed anglosassoni, Messe è stato un ottimo soldato durante la Grande Guerra e durante la Seconda Guerra mondiale forse l’ufficiale italiano più abile e più preparato, il più leale verso i suoi soldati.

Dopo l’armistizio ricostruisce l’Esercito Italiano e lentamente lo fa diventare esercito cobelligerante, ed esso contribuisce alla liberazione della penisola insieme alle forze partigiane di qualsiasi fede politica ed alle forze politiche democratiche recentemente risorte.

Il generale Messe è un militare dichiaratamente filomonarchico, cattolico ed anticomunista, il quale conosceva bene, come tanti suoi colleghi - i più lo hanno saputo anni dopo - quello che avveniva nella Russia sovietica ed anche per questo non auspicava che l’Italia finisse sotto il giogo della Russia staliniana. La sua adesione ad una od a più organizzazioni di natura politico-militare (quale, nello specifico?) nei giorni del passaggio alla Repubblica democratica è stata dettata come una contromossa di tipo militare contro il timore, generalmente condiviso e molto reale, che alcune antiche formazioni politiche democratiche preparassero delle iniziative «poco democratiche» e del tutto illegittime contro l’indipendenza e l’integrità territoriale del nostro paese e contro l’assetto costituzionale della neonata Repubblica italiana, operando di intesa con i rappresentanti di una potenza europea intenzionata a fagocitare la metà dell’Europa liberata dal nazifascismo. Come Davide Conte riconosce, contraddicendo un poco le sue intenzioni di apertura, le organizzazioni filomonarchiche si sono prontamente schierate con il nuovo regime democratico appena scongiurato l’imminenza del pericolo rosso.

Giovanni Messe è stato un uomo politico eccellente, una persona onesta che desiderava che i politici governassero “non per il partito ma per la Nazione”.

Ultima modifica il Giovedì, 09 Luglio 2020 21:12