“L’ISPETTORE GENERALE”: ROCCO PAPALEO TORNA AL NUOVO TEATRO VERDI

Febbraio 06, 2025 262

Rocco Papaleo è il protagonista de “L’ispettore generale” di Nikolaj Gogol’, in scena giovedì 13 febbraio al Nuovo Teatro Verdi di Brindisi alle ore 20.30, con la regia di Leo Muscato, che restituisce una lettura attuale di una delle opere più iconiche della drammaturgia russa. Biglietti disponibili su rebrand.ly/IspettoreGenerale e presso il botteghino del teatro, aperto dal lunedì al venerdì dalle 11 alle 13 e dalle 16.30 alle 18.30. Il giorno dello spettacolo, dalle 11 alle 13 e dalle 19 alle 20.30. Info 0831 562 554Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Scritta nel 1836, la commedia satirica smaschera le dinamiche del potere corrotto e della piccolezza morale, elementi che Gogol’ rappresenta con ironia grottesca e una lucidità spietata.

Il sipario si apre sulla Russia dell’Ottocento, su un piccolo paesino sperduto nel nulla, cupo e freddo, abitato da individui corrotti e approfittatori, governato da un podestà altrettanto meschino: è Rocco Papaleo in vesti originali. Perché gli stivali alti e la divisa zarista definiscono in parte la rigidità di un personaggio lontano dalle corde per cui è conosciuto l’attore, regista, sceneggiatore e musicista lucano. Una commedia degli equivoci dai ritmi frenetici, una sarabanda grottesca che trasporta gli spettatori nel vortice degli eventi. Nel paese gira voce che sia arrivato un funzionario sotto mentite spoglie per valutare il funzionamento della burocrazia provinciale: la notizia getta nel panico i notabili del luogo preoccupati per le loro sorti dopo anni di malgoverno e corruzione. Il terrore di essere smascherati e puniti li fa scivolare nell’equivoco attorno a cui gravita l’intera storia: la situazione prende derive comiche quando a essere scambiato per il supervisore è un giovane di passaggio, che volentieri si giova degli omaggi e delle attenzioni frutto del malinteso. Vestita da commedia grottesca e colorata, in perfetto stile goldoniano, la commedia di Gogol’ - ispirata a fatti biografici - è una durissima accusa verso l’immoralità dei burocrati della Russia del tempo, che rappresentata oggi diviene satira contemporanea nei confronti delle piccolezze e del degrado morale dei nostri giorni. La sfrenata comicità di fondo nasconde la miseria e la meschinità degli esseri umani, tra cui Gogol’ pare non salvare nessuno: sono tutti colpevoli in questa desolante farsa che è la vita, in cui pur di non piangere si è costretti a ridere.

«Il mio è un personaggio archetipico, forte coi deboli e debole coi forti - ha detto Rocco Papaleo -. Dominato allo stesso tempo da una dose di prepotenza e una di vigliaccheria, proprio per questa sua duplice espressione è per me un personaggio affascinante. Mi sono preparato affidandomi al testo e alle indicazioni del regista, poi, andando avanti con le prove, ho cominciato a filtrare tutto quanto attraverso la mia percezione: sera dopo sera, recita dopo recita, cerco di affinare la grammatica del personaggio, di entrare sempre di più nelle sue dinamiche comportamentali».

La messinscena di Muscato amplifica questa visione con una scenografia che trasforma il palcoscenico in un paesaggio metafisico, freddo e asettico, evocando un villaggio senza tempo, cristallizzato nel gelo dell’indifferenza e dell’ipocrisia. Papaleo, con la sua cifra interpretativa sospesa tra ironia e disincanto, dà vita a un protagonista ambiguo e sfaccettato, capace di suscitare risate e riflessioni, con una presenza scenica che scandisce un ritmo serrato e coinvolgente. La commedia diventa così un pretesto per riflettere sui meccanismi del potere e sulla fragilità della natura umana. L’allestimento di Muscato propone una rilettura critica, in cui la comicità si mescola con una vena di amara disillusione: gli attori, attraverso una recitazione che alterna toni grotteschi e momenti di drammaticità, danno corpo a personaggi caricaturali e pure profondamente umani. Ogni gesto, ogni espressione diventa parte integrante di un disegno scenico che mira a mettere a nudo le contraddizioni della società e dell’individuo. Il risultato è uno spettacolo che diverte e inquieta, che fa ridere e pensare.

L’ispettore generale” si conferma così un classico senza tempo, capace di rinnovarsi attraverso interpretazioni sempre nuove. L’adattamento, con la sua attenzione ai dettagli e la capacità di cogliere l’essenza del testo, è un esempio di come il teatro possa essere strumento di critica e di analisi della realtà. I temi che accompagnano la commedia, come la corruzione, l’ipocrisia e l’avidità, sono trattati con una leggerezza apparente che dissimula un giudizio feroce. Il pubblico si ritrova così a ridere di scenari paradossali che, a ben vedere, tradiscono dinamiche sociali presenti nella realtà contemporanea. La forza dello spettacolo sta proprio in questa capacità di segnare accenti di attualità in un testo scritto quasi due secoli fa, dimostrando quanto la natura umana e le sue contraddizioni siano universali e senza tempo.