E, naturalmente, tra gli approdi non poteva mancare Porto Cesareo, un paese dove il tempo sembra essersi fermato ma che d’estate si trasforma “in una piccola Las Vegas fronte mare”; un luogo che pulsa attraverso le storie dei suoi personaggi reali - il Tigre, Capitan Delfino, il Miracolato, il Professore, Santo il Centenario - magistralmente tracciate dalla penna delicata e rispettosa di Stefano Martella, reporter di professione, qui nella veste di cicerone-narratore della sua terra di cui riesce a scrutare tutte le pieghe dell’anima.
Ed è così che Porto Cesareo si svela, preziosa e inedita, ai suoi turisti come ai suoi abitanti, attraverso un’iniziativa che si terrà sabato 10 settembre alle 19,30 presso Piazzale De Gasperi (in caso di maltempo presso la Biblioteca comunale): dopo i saluti del sindaco Salvatore Albano, a introdurci nelle pagine di questa guida narrata sarà Enzo Poci che dialogherà con l’Autore e con i protagonisti dell’opera; seguirà la proiezione del cortometraggio “Santo Rizzello: cento anni di storia” della regista Agnese Correra e un’esibizione di danza a cura di Marilena Martina sulle note di “Salento Rapsody” colonna sonora del cortometraggio composta da Elisabetta Guido.
Sasinae Portus, l’antico scalo marittimo dei romani, è la odierna Porto Cesareo, una ridente cittadina del Salento situata nella parte orientale del golfo di Taranto. Chiamata con giusta ragione “La perla dello Ionio”, essa è ormai nota in tutto il mondo per la bellezza delle sue spiagge e per la familiare accoglienza degli abitanti del luogo. Spesso è stata oggetto di pubblicazioni, firmate da Luigi Pasanisi, Salvatore Muci e da altri scrittori. Ora dieci personaggi locali la raccontano in presa diretta in una nuova fatica letteraria che ci consegna una panoramica completa e inedita di Porto Cesareo:dopo una rapida carrellata storica, l’autore, per voce dei “rudi pescatori”, parla del folclore e ci rivela tante curiosità.
Questa serata di cultura è dunque dedicata alla presentazione del bel volumetto “Approdo a … Porto Cesareo” e ad un incontro con il suo autore,Stefano Martella.
Egli è nato a Maglie (Lecce) il 21 ottobre 1984. Laureato in Relazioni Internazionali e Studi Europei presso la “Scuola di Scienze Politiche Cesare Alfieri” dell’Università di Firenze, giornalista, fotografo e sceneggiatore, collabora con le testate Fanpage, Altreconomie, Informant e Nuovo Quotidiano di Puglia, per le quali ha curato reportage, inchieste e long form. Nel 2014, nella sezione “miglior reportage”, ha vinto il Premio Giornalistico Nazionale Maurizio Rampino. Nel 2015, nella sezione “miglior inedito”, egli ha vinto il Premio Michele Frascaro per il giornalismo d’inchiesta. Collabora anche con varie case editrici, con l’associazione di promozione del turismo e del territorio Oikos Sostenibile, per la quale cura e realizza progetti editoriali, e con il collettivo cinematografico Muud Film, per il quale scrive sceneggiature per cortometraggi e documentari.
L’opera si compone di due parti principali che si snodano in diversi capitoletti, più precisamente in brevi racconti.
Nella prima parte di contenuto storico, dal titolo “Le origini del regno della pesca”, Stefano, utilizzando come fonte bibliografica i preziosi libri di Luigi Pasanisi, narra in una sintesi molto efficace la storia di Porto Cesareo, descrive le tappe che hanno scandito nel tempo la vita di questo antico fondaco e rifugio di pescatori, a cominciare dall’età del bronzo per arrivare ai Messapi, presenti in tutto il Salento dal VII al VI secolo a.C., coinvolti in un momento della guerra peloponnesiaca dall’alleanza con Atene. Assistiamo all’approdo delle possenti navi romane durante la guerra contro Taranto e nel corso delle guerre puniche, quindi, dopo un salto di alcuni secoli, alle scorrerie dei saraceni e dei turchi, che imperversarono e terrorizzarono lungamente le coste della Terra d’Otranto, determinando le autorità spagnola ad erigere una serie di torri militari lungo il litorale jonico,la principale delle quali rimane la Torre Capitana di Porto Cesareo. La località cambia più volte il suo nome nel corso della storia ma per molti secoli rimane un piccolo ma florido borgo di pescatori e mercanti dediti al commercio dei prodotti agricoli e artigianali del fecondo entroterra salentino, un approdo ben protetto e perciò strategico, un centro di commercio vitale, ma scarsamente popolato a causa delle paludi malariche. Instaurata l’Unità d’Italia e avendo ricordato le campagne di bonifica operate dai successivi governi unitari, il racconto storico si chiude con la nascita dei primi stabilimenti balneari e con l’autonomia cittadina coronata nel 1975.
Siamo così alla seconda parte del libro, nella quale l’autore si fa guidare da alcuni pescatori di questa Marineria, gustando le loro ricette, ed è accolto a bordo delle loro imbarcazioni, gelosamente custodite. Egli calpesta la sabbia del litorale, si addentra «nella natura del posto» e si fa raccontare i due volti della città: quella turistica e quella tradizionale.
Questo secondo capitolo si intitola “Bella e ribelle”, una limpida allusione al carattere coriaceo degli abitanti di Porto Cesareo. “I cesarini sono nati e cresciuti a contatto con la durezza di tutti gli elementi naturali e secondo molti abitanti l’anima di Porto Cesareo non è poi così cambiata nel corso degli anni. Anzi, è stata sempre così. Bella e ribelle”.
La seconda parte è raccontata con il contributo de Il Tigre, di capitan Delfino, de Il Miracolato, del Professore, o di Santo il Centenario, alcuni dei dieci personaggi di un paese dove, a tratti, il tempo sembra cristallizzato. Durante l’estate, per un incanto, esso si trasforma in una piccola Las Vegas fronte mare.
L’arrivo a Porto Cesareo è molto agevole, la cittadina si dispiega lungo il litorale ionico salentino, adagiata davanti ad un labirinto di grandi e piccole isole. Al termine del suo viaggio, l’autore non vuole perdersi il fascino di un evento che a Porto Cesareo si ripete ogni giorno:il tramonto, uno dei più belli e suggestivi del litorale ionico. L’isola Grande (o dei Conigli) è il proscenio: il sipario si apre dolcemente e tutto avviene alle sue spalle, improvviso.
Lo stile del racconto è fluido e leggero, molto godibile grazie alla scelta di un linguaggio semplice, ma quando necessario anche tecnico, si leggano a questo proposito le varie annotazioni sul lessico dei pescatori. La freschezza del linguaggio e una narrazione agile coinvolgono il lettore in prima persona e iscrivono a giusto titolo il nostro autore come una firma emergente tra le più brillanti nel panorama salentino e nazionale.
Voglio citare come assaggio di questa prosa fresca e melodica un brano dedicato alle due anime di questa cittadina marinara, radicata profondamente nella storia della sua tradizione millenaria ma lanciata con convinzione nelle dinamiche turistiche di oggi.
Porto Cesareo ha due anime, mischiate fra loro. Non è facile capire dove finisca la tradizione e inizi il turismo. Il contrasto fa parte dello stesso quadro: memoria e presente sono mescolati sulla tavolozza. Il colore è unico, talvolta invadente, il più delle volte armonico. In ogni caso la tradizione ha dei ferrei custodi: i pescatori.