L’universo conflittuale del runner di Alan Sillitoe
Alan Sillitoe nacque a Nottingham nel 1928 in una famiglia operaia; morì a Londra nel 2010. All’età di quattordici anni abbandonò la scuola e andò a lavorare in una fabbrica di biciclette; successivamente svolse diversi lavori, sempre come operaio, fino al termine del secondo conflitto mondiale. Nel 1946 entrò nell’aviazione inglese, la RAF, e compì il servizio militare in Malesia come radiotelegrafista; di questo periodo vi è traccia in qualche suo racconto. Si ammalò di tubercolosi e trascorse un intero anno in ospedale; si trasferì, quindi, nel Sud della Francia e poi nelle Baleari. Fu durante questi anni che iniziò la sua attività di scrittore, grazie anche ai consigli di Robert Graves e Lawrence Durrell, intellettuali tra i più autorevoli della cultura inglese del periodo. A Maiorca svolse anche il lavoro di insegnante e traduttore e cominciò la stesura del suo primo romanzo Saturday night and sunday morning (Sabato sera, domenica mattina) pubblicato nel 1958; il romanzo ebbe subito un grande successo e in Italia fu tradotto nel 1961. Nello stesso perido scrisse una serie di racconti che confluiranno poi nella raccolta The loneliness of the long-distance runner (La solitudine del maratoneta) pubblicata nel 1959 e tradotta in italiano l’anno successivo, nel 1960.
Negli anni pubblicò alcuni romanzi, racconti e poesie che ebbero un discreto successo; romanzi: Key to the door, 1962 (tradotto in italiano nel 1966); The death of William Posters, 1965; Travel in Nihilon, 1971; Out of the whirlpool, 1987; raccolte di racconti: The ragman's daughter, 1963 (traduzione in italiano del 1976); The second change, 1981; raccolte di poesie: The rats and other poems, 1960; Sun before departure, 1984; Tides and storm walls, 1986.
Nel 1995 pubblicò Life without armour, la sua autobiografia. Tra le sue altre opere: Collected poems (1993; una selezione di poesie fu pubblicata in Italia dallo stesso Sillitoe solo nel 2007 con il titolo di Ritratto di un saccheggio); Collected stories (1995); Alligator playground (1998); Birthday (2001); A man of his time (2004); New and collected stories (2005). Pubblicò anche commedie e libri di viaggio, ma la sua fama resta legata alle sue prime opere che riproducono in modo graffiante la cruda realtà delle classi proletarie sfruttate dal sistema capitalistico. Lo scrittore inglese privilegia il proletariato, scrive del popolo e per il popolo e della sua disperata lotta di classe; più in generale rappresenta la ribellione del singolo individuo e tanti suoi personaggi sono “arrabbiati” contro la società perché sfruttati ed emarginati, e “ribelli” nei confronti del sistema al potere, di ogni sistema di potere costituito e di ogni limitazione sociale della libertà. A ben vedere, questi sono tutti temi che lo accomunano agli angry young men ma anche a scrittori quali Dreiser, Caldwell, Dos Passos.
La solitudine del maratoneta fu certamente uno dei capisaldi del movimento degli “arrabbiati” (anche se Sillitoe non si riconobbe mai in alcun movimento politico e letterario) che, a metà degli anni Cinquanta del Novecento, diede voce alla sfiducia e alla protesta della nuova generazione inglese verso il sistema capitalistico e il potere politico e culturale.
La solitudine del maratoneta è senza ombra di dubbio uno dei capolavori del realismo inglese contemporaneo; parte della sua notorietà, oltre allo stile innovativo, fluido e brillante, fortemente realistico, moderno e privo di falsi ornamenti di Sillitoe, è dovuta alla straordinaria trasposizione cinematografica che nel 1962 realizzò Tony Richardson; il film ha il titolo originale dell’opera di Sillitoe, The Loneliness of the Long Distance Runner, in italiano Gioventù, amore e rabbia, ed è un capolavoro assoluto del ribellismo anni Sessanta, anticipatore dei movimenti di protesta del Sessantotto.
La solitudine del maratoneta è il titolo della raccolta di Sillitoe e del racconto più lungo inserito nell’opera che si compone di nove racconti di diversa lunghezza; questi racconti affrontano aspetti diversi della realtà economica, sociale ed umana dei quartieri operai e periferici della città industriale di Nottingham.
Il primo racconto, che dà il titolo alla raccolta, ha per protagonista Colin Smith, un adolescente scapestrato che, appena uscito da un riformatorio dell’Essex dove vi era entrato in seguito ad un furto nella bottega di un fornaio, narra, al ritmo dei suoi passi durante una gara nazionale tra riformatori di corsa campestre, la propria esperienza di carcerato e, appunto, di runner, di maratoneta. Durante la sua forzata permanenza nel riformatorio di Borstal, Colin, grazie al permesso del direttore del riformatorio, che ha compreso le qualità sportive del giovane, può allenarsi in vista della competizione campestre alla quale il direttore tiene molto. Durante questi allenamenti mattutini, Colin riflette, in una sorta di monologo interiore, sulle circostanze che lo hanno portato all’arresto, sulla sua vita e sulla società nella quale è costretto a vivere; giunge, così, alla conclusione che non c’è alcuna possibilità di accordo o di convivenza tra chi detiene il potere e chi è subalterno. Per chi e per che cosa, allora corre? Decide, allora di prendersi una rivincita e di dimostrare che almeno lui non si piega al potere e, pertanto, perde intenzionalmente, ad un passo da traguardo, la gara di corsa campestre, pur sapendo che il direttore lo avrebbe sottoposto ad una pena ancora più rigida. Colin, come ogni antieroe che si rispetti, non si piega e una volta fuori dal riformatorio, torna a rubare e a correre, combattendo la sua personale guerra contro il sistema di potere.
La corsa, pur imposta a Colin dal direttore, diviene uno strumento di ribellione, di riscatto personale e un grido potente di libertà e dignità. Il giovane correrà per non diventare come loro, poliziotti, preti e insegnanti.
Nei successivi racconti della raccolta, alcuni dei protagonisti sono giovani o ragazzi intenti a rievocare momenti della loro disperata vita, altri sono adulti ma sempre appartenenti alla classe operaia e che si trovano a dover affrontare i problemi e i dolori di un’intera esistenza anche se con maggiore rassegnazione rispetto ai giovani.
Nell’ultimo racconto, La decadenza e il crollo di Frankie Buller, autore e narratore coincidono, quasi a sottolineare che entrambi appartengono a quel mondo di arrabbiati e ribelli.
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