In quest’occasione, tuttavia, conviene fare un’eccezione e festeggiare delle pagine davvero particolari: festeggiano non uno, ma ben tre secoli di vita e di lettura. Collocazione: O C 1; titolo: “I tre rivoli della fonte panegirico ad onore della Madonna della Fontana predicato in FRANCAVILLA, l’Anno 1718 à 24 Gennajo dal R. P. Bonaventura della Lama… 1720”. L’opera fu stampata a Lecce da Tommaso Mazzei, quel tipografo che - ricordano gli studiosi - tra il 1700 e 1730, in calce alle sue edizioni «era solito pomposamente firmarsi: “tipografo eletto della città di Lecce, stampatore della città regia dei Salentini”» - e qui sul frontespizio si legge, appunto: «dalla stampa dell’illustris(sima) e fidelis(sima) città di Lecce»: una ventina di pagine, ora segnalate, oltre che nella nostra “Granafei”, anche nella Biblioteca della Società napoletana di storia patria di Napoli.
Giova dire che Mazzei, in quello stesso anno, pubblicò le “Costituzioni sinodali” della diocesi di Ugento e lo fece su ordine del vicario capitolare Giuseppe Felice Salzedo, che curava la diocesi in sede vacante per la morte del vescovo Nicola Spinelli avvenuta il 5 giugno 1718.
L’autore dell’opera conservata a Mesagne? Un francescano famoso, tanto che il suo nome è giunto fino a noi per quella sua «Cronica de’ Minori Osservanti Riformati della Provincia di S. Nicolò» (nella foto il frontespizio), stampato in due parti, «in Lecce dalla stamperia di Oronzio Chiriatti», nel 1723 (la prima parte dedicata a Gio. Bernardino Tafuri) e nel 1724 (la seconda parte dedicata al P. Cherubino da Nardò), dopo che già ultrasettatenne predicò un quaresimale a Venezia perché si potesse completare l’opera.
«Lettore, predicatore clarissimo, ed ex Deffinitore della medesima provincia», si definisce lui stesso, con la storiografia ottocentesca pronta a ricordare che «fu lettore di filosofia e di teologia…fornito di scienza e dottrina» (Sigismondo da Milano) e con Camillo Minieri Riccio, tra i più grandi studiosi meridionali – che nelle «Notizie biografiche e bibliografiche degli scrittori napoletani fioriti nel secolo XVII» (1877) lo definì «insigne predicatore, e lettore de’ Minori Riformati di S. Francesco» e ricordò tra le sue opere anche «Li tre rivali (sic!), oratione panegirica in lode della Vergine Maria sotto il titolo della Fontana principal protettrice della terra di Francavilla». Undici anni più tardi (1888), il giudice Luigi Giuseppe De Simone, nel suo notissimo scritto «Gli studi storici in Terra d’Otranto sel sig. Ermanno Aar…», a proposito di Francavilla Fontana e degli studi pubblicati su quella cittadina, citò, appunto «De Lama (fra) Bonaventura» come autore del «Discorso dell’origine di Francavilla, degli uomini illustri, ed in particolare della S. a Cesaria patrizia di detta Terra», facendo notare che un «ext», cioè «extractum» era «ne’ Tre rivoli della fonte dello stesso A. stampati a Lecce “Dalle stampe dell’Illma e fedeliss. Città di Lecce, per il Mazzei, 1720. Il Fra Bonaventura – conclude – apparteneva alla famiglia Quarta di S. Pietro in Lama».
Il famoso francescano nel suo panegirico prese le mosse proprio dalla leggenda che vuole nel 1310 verificarsi la battuta di caccia del principe Filippo nella grande foresta e il cacciatore che, avvistato un cervo, scocca la freccia che invece gli si rivolta contro… E poi il rinvenimento dell’acqua e della fonte e dell’icona della Madonna: la vergine della Fontana, appunto, che diventerà patrona e protettrice di quella Città Franca, Francavilla per intendersi. Vale la pena leggerle, quelle venti paginette, che l’editore Lorenzo Capone, ripubblicò e distribuì in appendice alla sua “Rassegna Salentina” (anno IV, n. I, 1979). Intanto, annotiamo la collocazione dell’originale nella “Granafei”: O C 1.