santo vescovo taumaturgo venerato in Oriente ed Occidente. Lo ricordiamo con la tela che lo raffigura conservata nella Chiesa dell'Immacolata di Latiano. All'interno dell'edificio a croce greca, sull'altare di destra è collocato appunto il dipinto raffigurante San Nicola di Mira e i miracoli.
Il santo vescovo, dai tratti somatici orientali, è raffigurato in piedi al centro del dipinto. Egli indossa gli abiti liturgici del rito bizantino, con la mano destra benedice alla greca, mentre con la mano sinistra regge il libro su cui sono poste le tre palle, simbolo iconografico legata all'episodio delle tre doti.
Ai lati sono raffigurati altri due episodi della vita del Santo che sono agevolmente riconoscibili grazie alla chiarezza degli attributi iconografici: a sinistra sono collocati i tre fanciulli, con chiaro rimando alla circostanza che essi ritornarono in vita benché fatti a pezzi e messi in salamoia. E ciò è tanto vero che, talvolta, essi vengono rappresentati in un grosso tino, simile a quelli nei quali si pongono i pesci per quel trattamento di conservazione.
A destra del Santo, invece, è collocato un giovane che regge con le mani un vassoio sul quale è posta una caraffa: è qui raccontato il miracolo di Adeodato. In alto fra le nubi ritroviamo a sinistra Gesù ed a destra la Vergine Maria.
L'impostazione del dipinto è molto comune: l'unica differenza è l'ordine inverso di collocazione dei miracoli. Lo stesso esempio iconografico è individuabile nel dipinto posto sull'altare della cappella di San Nicola ubicata in San Domenico Maggiore a Napoli, oppure nel dipinto collocato nell'area presbiteriale della Basilica di San Nicola a Bari.
La tela di Latiano oltre ad essere una testimonianza importante nei confronti della devozione verso il santo taumaturgo, è anche testimonianza della presenza di un'antica cappella - oggi non più esistente e su cui vigeva il patronato della famiglia Francone, feudatari di Latiano dal 1511 al 1611 - in cui era conservata la tela. Si fa memoria dell'edificio nella Santa Visita Pastorale compiuta dal Vescovo di Oria Lucio Fornari nel 1603. La tela in un secondo momento – cioè nel 1763 -, con la costruzione della cappella gentilizia, fu trasferita da Domenico Imperiali nel nuovo edificio di culto.
Egli stesso fece collocare in basso a sinistra il blasone della sua famiglia. Possiamo ipotizzare dunque che il dipinto fu realizzato agli inizi del XVII secolo su commissione dei Francone. Dell'opera non si conosce l'autore, ma la buona fattura del santo vescovo, evidente nei lineamenti del volto e nella decorazione dell'abito liturgico (quest'ultima resa mediante la ripetizione di un motivo cruciforme e con lo stolone decorato mediante motivi floreali) ci riporta ad un pittore di buona maestria.