Redazione
Personale OSS insufficiente, grave rischio per i malati e i lavoratori.
Eccogli elenchi degli scrutatori sorteggiati per il referendum del prossimo 12 giugno 2022. (Scarica il Pdf)
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Potrebbero essere invalidati i risultati agonistici ottenuti nella “Corsa per la legalità”, con un percorso di 10 chilometri per i professionisti e 5 per i dilettanti, che si è tenuta domenica mattina a Mesagne giacché il percorso sarebbe stato viziato da una serie di gap che non hanno permesso il regolare svolgimento dell’appuntamento podistico. Sarà il comitato provinciale della Fidal, sentito il direttore di gara e i giudici presenti, a decidere il da farsi.
Ad organizzare l’evento era stata l’associazione “Atletica Mesagne”, in collaborazione con il Csi e con il patrocinio del Comune di Mesagne. La protesta era divampata già all’arrivo dei concorrenti che avevano manifestato il loro disappunto per il tipo di organizzazione trovata. Il primo dei classificati, Andrea Palumbo, appena arrivato aveva dichiarato: “Percorso bellissimo, peccato per il traffico che ha intasato le strade”. Altri avevano protestato per la mancanza di bottigliette di acqua lungo il percorso che avrebbero aiutato gli atleti a idratarsi in una giornata particolarmente calda. Alcuni atleti leccesi sono rimasti particolarmente colpiti dalla disorganizzazione.
“Dal terzo chilometro consi è capito più niente del percorso – hanno spiegato – ci siamo persi quasi tutti. Infatti, nessuno è arrivato al quinto chilometro, dove c’era il punto ristori con la consegna delle bottigliette di acqua. Diversi atleti sono stati squalificati perché dal terzo chilometro sono andati fuori percorso. E poi abbiamo corso in mezzo alle auto, strade aperte, traffico, smog. Insomma, uno schifo con un’organizzazione pessima”. Gli atleti leccesi hanno, quindi, concluso: “Meno male per la gente di Mesagne che ci ha visto in difficoltà e ci ha dato qualche bicchiere di acqua da bere o, addirittura, delle secchiate rinfrescanti”. Ieri abbiamo cercato il presidente dell’“Atletica Mesagne”, per conoscere la sua versione dei fatti, ma non ci ha risposto al telefono. Al contrario abbiamo un sms che ha inviato agli atleti a fine gara: “Buongiorno – è scritto sul messaggio -, approfitto per porgere ancora le mie scuse per ciò che è successo a Mesagne, non voglio assolutamente trovare scusanti perché tutti noi presidenti sappiamo che la responsabilità di quello che non funziona è sempre in testa a noi. È doveroso però da parte mia dare delle spiegazioni”.
Il presidente ha, pertanto, precisato: “Posso assicurarvi, però, che non siamo stati superficiali nell’organizzazione, nonostante tutto qualcosa non ha funzionato. Per chiudere il circuito ci siamo avvalsi di un’associazione che ha portato 80 piantoni, uno ogni 120 metri. È saltata una postazione, non c’era il piantone, in cui bisognava girare a sinistra, solo il gruppo di testa guidato dalle bici ha fatto il percorso di gara, mentre gli altri podisti che inseguivano hanno perso il contatto ed in questo punto sono andati diritto, questo ha fatto sì che nessuno sia passato dalla postazione dell’acqua dove c’erano ad aspettarvi 600 bottiglie refrigerate. Solo in cinque sono passati dalla postazione dell’acqua, tutti gli altri sono andati fuori circuito di gara saltando più di un chilometro”. Il presidente ha, infine, concluso: “Come organizzazione avevamo curato ogni dettaglio, avevamo tracciato il percorso con delle frecce adesive, ogni svolta, ogni chilometro, ogni bivio, molte di queste frecce non hanno tenuto l’asfalto. Questo è quello che è successo, sono amareggiato e mortificato. Qualsiasi decisione che il comitato Fidal di Brindisi, il direttore di gara ed il gruppo giudici di gara vorranno assumere, sarà da noi accolta con favore”.
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Un bambino avvista un falco in difficoltà (Guarda il video)
Un bambino avvista un falco in difficoltà e chiama Torre Guaceto: la storia di Al Gawsit, Marco ed il "ranger" Andrea.
"Abbiamo chiamato Torre Guaceto perché c’è un rapace in difficoltà, ora Marco è con il ranger". A fare la cronaca del recupero è un papà, dall’altra parte della camera, suo figlio di otto anni e un operatore del Consorzio di Gestione della riserva accorso per salvare l’animale, pur non essendo in servizio.
Biblioteca Comunale “Francesco Piccinno” - Museo Civico di Maglie, 28 Maggio 2022 ore 10:00 - 12:00.
Il centro di ricerca clinica salentino CERICSAL è stato ideato dal Prof. Andrea Tinelli, Direttore della Ginecologia e Ostetricia (Ospedale Ignazio Veris Delli Ponti di Scorrano), dal Dr. Alberto Argentiero, Ricercatore ISBEM (Istituto Scientifico Biomedico Euro Mediterraneo) e dal Dr. Stefano Lagravinese, Direttore scientifico e fondatore di ClinOpsHub (Contract Research Organization), entrambe di Mesagne, con il preciso scopo di incentivare la Ricerca Clinica nel Mezzogiorno.
CERICSAL è un gruppo di lavoro multidisciplinare che armonizza unità operative sia dell’Ospedale di Scorrano che del “Vito Fazzi” di Lecce, fra cui Ostetricia e Ginecologia, Chirurgia Generale, Anestesia e Rianimazione, Gastroenterologia, Oncologia, Otorinolaringoiatria, Patologia Clinica, Pediatria e Neonatologia, Nefrologia, Ortopedia, Medicina Interna, Cardiologia, nonché l’Urologia del Vito Fazzi.
Volendo garantire elevati standard qualitativi nelle varie fasi di ricerca, e potendo offrire competenze atte a identificare le “strategie personalizzate" per combattere le malattie sul piano scientifico, CERICSAL supporterà studi clinici profit e no-profit, osservazionali e interventistici. Con tale approccio si prevede che CERICSAL incrementerà la capacità attrattiva di fondi di ricerca, nonchè erogherà formazione continua agli operatori sanitari impegnati nella ricerca, generando effetti buoni e utili:
- Concreti benefici per i pazienti e per il Servizio Sanitario Regionale, ottimizzando sia l’uso dei nuovi dispositivi medici, sia creando nuova strumentazione, sia adottando nuove terapie;
- Marcata riduzione dei costi della sperimentazione - farmaci, esami, siringhe, ecc. – che sono a carico dello sponsor, a valle di accordi precisi sottoscritti all’avvio di ogni progetto di ricerca.
Tutto ciò è invero una vera novità, in quanto un presidio ospedaliero periferico come quello di Scorrano (che ha un Dipartimento di Emergenza ed Accettazione “DEA” di I° livello) potrà programmare e condurre, grazie al CERICSAL, studi clinici e progetti di ricerca nazionali ed internazionali che, oltre ai risultati utili ai pazienti, saranno una straordinaria opportunità per clinici e ricercatori di promuovere lo sviluppo di nuovi dispositivi medici ed implementare nuove terapie farmacologiche, ottimizzando e qualificando allo stesso tempo la spesa sanitaria.
Nella fase-pilota, il gruppo CERICSAL ha già pubblicato sul database PubMed (archivio internazionale reperibile su Internet) alcuni studi scientifici con protocolli clinici ben condotti nel DEA di Scorrano.
Le prospettive innescate da CERICSAL fanno intravedere un arricchimento culturale e un progresso della ricerca e della sperimentazione clinico-farmacologica nel Salento. Infatti, dato che i prodotti prima di essere in commercio devono essere valutati con gli standard e i protocolli internazionali della ricerca scientifica, la sinergia fra centri clinici ed aziende farmacologiche/biomediche è proprio essenziale!
Il CERICSAL verrà illustrato il 28 Maggio 2022 (dalle 10 alle 12) in una conferenza stampa presso la Biblioteca Comunale “Francesco Piccinno” di Maglie, a cui parteciperanno il sindaco di Maglie, l’Assessore alla Sanità, l’Assessore alle Attività Produttive, la Prorettrice e il Delegato alla Ricerca dell’Università del Salento, il Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera Vito Fazzi in fieri, oltre che un Rappresentante dell’ASL Lecce e il Direttore Medico di Presidio e quello Amministrativo dell’Ospedale di Scorrano. Interverranno,, Andrea Tinelli (ASL Lecce), Alessandro Distante (ISBEM) e Stefano Lagravinese (ClinOpsHub) come co-fondatori del progetto. Il Prof. Massimo Federico, oncologo di fama, terrà la lezione magistrale su Cura e Ricerca Clinica, un binomio inscindibile, in cui si dimostrerà il legame ineludibile fra Ricerca, Formazione e Assistenza. Nel Pianeta Salute, tale triade sarà il punto di svolta per in nostro Mezzogiorno. Come dire… la Serie A anche per la Sanità!
Per le INFO visitare www.centroricercaclinicasalentino.it o scrivere a info@centroricercaclinicasalentino.it.
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COLDIRETTI PUGLIA, 95% COMUNI BRINDISI A RISCHIO IDROGEOLOGICO
Il 95% dei comuni della provincia di Brindisi a rischio frane, smottamenti e dissesto idrogeologico, con il lungo commissariamento del Consorzio di Bonifica dell’Arneo che ha di fatto interrotto le attività di bonifica ordinaria, generando scontento tra gli utenti, contenziosi per danni e delegittimazione di fronte all’opinione pubblica. E’ quanto afferma la Coldiretti, con il presidente di Brindisi, Filippo De Miccolis, che in una lettera al Commissario Straordinario Alfredo Borzillo chiede di acquisire ogni elemento utile sulla composizione del contributo della bonifica, anche al fine di evitare l’insorgere di dispendiose controversie e garantire che i pagamenti richiesti siano legati a benefici fondiari diretti e specifici, viste le complessità legate all’attuale piano di classifica ed alla sua inadeguatezza in relazione ai territori devastati ed impoveriti dalla Xylella.
Sono 230 su 257 i comuni pugliesi a rischio di dissesto idrogeologico e a pagarne i costi – segnala Coldiretti Puglia – oltre ai cittadini residenti soprattutto nelle aree rurali, sono proprio le 11.692 imprese che operano su quei territori. Il rischio idrogeologico, con differente pericolosità idraulica e geomorfologica, riguarda – rileva Coldiretti Puglia – il 100% dei comuni della BAT, il 95% dei territori di Brindisi e Foggia, il 90% dei comuni della provincia di Bari e l’81% dei comuni leccesi e sono 8.098 i cittadini pugliesi esposti a frane e 119.034 quelli esposti ad alluvioni.
“Le opere di manutenzione da ordinarie sono divenute straordinarie per l’incuria con alberi, sterpaglia e immondizia nei canali della bonifica – spiega il presidente di Coldiretti Brindisi De Miccolis – per cui è determinante che gli agricoltori non siano gravati di oneri impropri, mentre sia dato finalmente il via agli investimenti in infrastrutture irrigue e, soprattutto, agli interventi di manutenzione straordinaria delle reti di distribuzione di acqua potabile nelle aree rurali, gestite dai Consorzi di Bonifica commissariati e caratterizzati da numerose criticità, che generano aggravio di costi nella gestione dei Consorzi stessi e, conseguentemente, delle imprese agricole”, insiste De Miccolis.
Intanto, la terra frana a causa della mancanza di un’adeguata politica di prevenzione e di governo del territorio – aggiunge Coldiretti – con fenomeni meteorologici sempre più intensi e danni ingenti che rendono rende ormai improcrastinabile e vitale una programmazione urgente e complessiva delle politiche territoriali. L’agricoltura della Puglia, per affermarsi in termini competitivi nella crescita dell’ambiente e delle produzioni di qualità che la contraddistinguono non può più prescindere dalla garanzia di un territorio non soggetto ad allagamenti, frane, smottamenti e dissesti, nonché dalla disponibilità di acqua nel momento in cui le coltivazioni ne hanno bisogno - insiste Coldiretti - nella quantità e qualità necessaria e ad un costo adeguato, ciò al fine anche, ed a volte soprattutto, di garantire quel paesaggio unico che costituisce il vero driver dell’economia e dell’occupazione regionale
“La bonifica che raggiunge i propri obiettivi e le proprie funzioni riveste un ruolo chiave nella strategia agricola del nostro territorio, creando i presupposti per investimenti, modernizzazione del settore e competitività delle imprese, nonché maggior sicurezza dei territori rispetto i sempre più frequenti fenomeni climatici calamitosi. Come detto servirebbe uno sforzo straordinario in termini di progettualità e risorse, che non può essere demandato al mondo agricolo, né tantomeno gravare solo su di esso, specialmente in un anno in cui inflazione, scarsità ed aumento del costo delle materie prime, nonché la crisi di alcuni mercati internazionali stanno mettendo in crisi intere filiere”, conclude il presidente De Miccolis.
I Consorzi pugliesi devono garantire lo scolo di una superficie di oltre un milione di ettari (1.014.545); gestiscono circa 500 chilometri di argini; 265 briglie e sbarramenti per laminazione delle piene; 23 impianti idrovori; oltre 1.000 chilometri di canali (1.126); 9.360 ettari di forestazione. Nel settore irriguo i Consorzi pugliesi gestiscono una superficie servita da opere di irrigazione di oltre 210 mila ettari; 102 invasi e vasche di compenso; 24 impianti di sollevamento delle acque a uso irriguo; 560 chilometri di canali irrigui; circa 10.000 chilometri di condotte tubate, conclude Coldiretti Puglia.
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Il Questore emette altri 16 Daspo
A seguito delle ininterrotte attività investigative condotte dalla Digos, altri 16 tifosi, di età compresa tra i 24 ed i 60 anni, di cui 6 del Fasano e 10 del Nardò, sono stati deferiti all’A.G. per i fatti occorsi in data 15 u.s. presso lo stadio V. Curlo di Fasano in occasione dell’incontro di calcio U.S.D. Città di Fasano – A.C. Nardò valevole per la 37esima giornata del campionato di Serie D (girone H). Anche nei loro confronti, il Questore della Provincia di Brindisi, Annino GARGANO, al termine di attenta istruttoria della Divisione Anticrimine, ha emesso i provvedimenti d.a.spo. con durata che varia da 2 a 6 anni, in corso di notifica, a seconda della recidiva di alcuni destinatari che si sono già evidenziati, anche nel recente passato, per analoghi episodi di violenza negli stadi, in occasione di manifestazioni sportive.
Prosegue l’articolata attività di indagine, tesa alla ricostruzione dei fatti e alla identificazione degli autori, con l’ausilio di personale di varie forze di polizia: della locale Digos, del Gabinetto Provinciale di Polizia Scientifica, del Commissariato di P.S. di Nardò nonchè del Comando e della Stazione dei Carabinieri di Fasano.
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Cinghiali, danni in 396 campi e 331 incidenti d’auto. Cia Puglia: “La scienza, non l’ideologia”
Lo studio dell’Università di Bari, tutte le località più colpite dal proliferare indisturbato degli ungulati. Foggia la più colpita in agricoltura, Bari per gli incidenti, a Taranto il maggiore incremento di sinistri
Sono 396 i casi di danni alle colture agricole direttamente causati dai cinghiali, in Puglia, dal 2009, con un totale indennizzi pari a 528mila euro che solo in parte hanno risarcito la perdita dei raccolti e la distruzione di materiale subita. La maggior parte di essi, ben 365, sono avvenuti a partire dal 2016. Complessivamente, in tutte le sei province pugliesi, gli incidenti automobilistici causati da ungulati, dal 2009 al 2021, sono stati 331.
I dati sono quelli raccolti ed elaborati dall’Università di Bari, Dipartimento Biologia, per il “Piano di monitoraggio e gestione del cinghiale in Regione Puglia”.
“Sui problemi connessi al proliferare della fauna selvatica, e dei cinghiali in particolare, crediamo sia giunto il momento che alcune associazioni ambientaliste e animaliste abbandonino un approccio puramente ideologico”, ha dichiarato Gennaro Sicolo, presidente di CIA Agricoltori Italiani della Puglia. A marzo scorso, in agro di San Nicandro Garganico, uno dei migliori imprenditori agricoli pugliesi, Gino Turco, ha perso la vita in un incidente causato da un branco di cinghiali. Qualche giorno fa, un bambino di Castellaneta, nel Tarantino, stava per perdere l’uso di una mano a causa del morso di un grosso cinghiale. Nell’ultima settimana, branchi di ungulati hanno arrecato danni ai terreni agricoli nel Foggiano.
I danni all’agricoltura sono stati analizzati sulla base dei dati relativi alle pratiche di indennizzo pervenute ai diversi Ambiti Territoriali di Caccia. Gli impatti maggiori sul comparto agricolo sembrerebbero interessare la provincia di Foggia, dove in media si registrano 63 eventi l’anno per lo più localizzati nel settore occidentale della provincia. Le somme annue di indennizzo più alte invece si registrano nelle provincie di Bari e BAT dove raggiungono mediamente i 62.600 euro l’anno con una media di 12 danni/anno.
Le province maggiormente interessante dagli incidenti automobilistici sono quelle di Bari (108 incidenti) e Foggia (95 incidenti), ma è la provincia di Taranto ad aver registrato l’incremento più alto passando da un solo caso nel 2015 (primo anno in cui si sono verificati incidenti causati da ungulati nel Tarantino) a 27 episodi nel 2020. I dati evidenziano come le frequenze maggiori di incidentalità si registrino in determinati ambiti territoriali. Nella provincia di Bari il 68% degli eventi è localizzato nei comuni di Gravina, Altamura e Ruvo, mentre nella BAT il 75% dei casi è registrato nei comuni di Andria e Canosa. Anche nella provincia di Lecce gli incidenti, seppur in numero ridotto, sono stati registrati in settori contigui dei comuni di Lecce e Vernole. I comuni di Laterza e Ginosa contano il 40% degli eventi in provincia di Taranto, mentre nella provincia di Foggia gli incidenti hanno una distribuzione più diffusa nei diversi ambiti comunali con una maggiore frequenza nei territori di San Nicandro Garganico e Cagnano Varano. Le aree a maggiore incidentalità ricadono tendenzialmente all’interno di zone protette o in aree contigue ad esse dove la specie tende a concentrarsi per una maggiore disponibilità di risorse e siti di rifugio.
Il trend di impatti per anno, nelle diverse province, è stato analizzato per 329 casi per cui il dato era disponibile. Il numero dei sinistri registrati nel corso degli anni è aumentato in tutte le provincie ad eccezione di Lecce, in cui gli eventi si riferiscono tutti al 2018. L’incremento è stato più importante a partire dal 2015-2016 quando, da una media provinciale inferiore a 0,8 eventi/anno, si è passati ad una di 3 eventi/anno, sino al picco del 2019/2020 che vede valori prossimi a 17 eventi/anno.
LE PROPOSTE CIA. “Occorre che i risarcimenti siano pieni, vale a dire commisurati all’entità effettiva dei danni (modifica legge 157/92) – ha dichiarato Angelo Miano, presidente di CIA Capitanata -. Serve la costituzione di una task-force regionale, affinché si giunga all’abbattimento selettivo e controllato dei capi, in alternativa possono essere utili la sterilizzazione degli stessi e la eventuale realizzazione della filiera della carne di cinghiale. Una misura, quest’ultima, che potrebbe servire a ridurre la presenza di esemplari in circolazione e che viene già utilizzata in regioni come Toscana e Umbria. Potrebbe essere adottata in forma controllata e coordinata con le Asl, prevedendo anche l'autorizzazione della filiera corta della carne con la macellazione delocalizzata”.
"Il problema è serio, per cui va affrontato seriamente, anche per i rischi che comporta in ambito sanitario, basti pensare a quanto sta accadendo per la peste suina in più parti d’Italia”, ha aggiunto Sicolo. “Gli abbattimenti selettivi rappresentano uno degli strumenti da utilizzare. E’ grave che alla tutela della vita umana e alla salvaguardia di colture, produzioni e posti di lavoro si anteponga un approccio ideologico e contrario a priori a qualsiasi metodo per fermare la proliferazione senza controllo dei cinghiali”, ha concluso il presidente di CIA Puglia, Gennaro Sicolo.
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“L’intelligenza artificiale in sanità” è stato il tema di un Corso di formazione organizzato e promosso dall’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri della Provincia di Brindisi che si è svolto lo scorso 21 maggio presso Tenuta Moreno a Mesagne. Il Corso, inserito nel Programma Nazionale per la Formazione Continua degli Operatori della Sanità, ha visto la prestigiosa partecipazione di Prof. Sergio Barbieri, Direttore Dipartimento Neuroscienze Ospedale Maggiore Policlinico Milano; Dott. Giorgio Oliveti, laureato in Odontoiatria e Protesi dentaria e specializzato in Ortognatodonzia presso l’Università degli Studi di Brescia; Dott. Alberto Oliva, Presidente ENPAM; Prof. Giovanni Scambia, Direttore scientifico e Presidente del Comitato esecutivo della Fondazione Policlinico Universitario “ Gemelli” – IRCCS.
L’applicazione dei modelli e delle tecnologie di intelligenza artificiale in Sanità oggi è un importante sostegno alle organizzazioni sanitarie al fine di ottenere il massimo dai loro dati e dalle loro risorse, aumentando l’efficienza e migliorando le prestazioni dei flussi di lavoro clinici e operativi, dei processi e delle operazioni finanziarie. L’evento così proposto è stata un’occasione di formazione e arricchimento professionale per tutti gli operatori sanitari. Ad introdurre gli illustri relatori è stato il Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri della Provincia di Brindisi, il dott. Arturo Oliva, che ha sottolineato l’importanza di un adeguamento tecnologico all’interno delle strutture sanitarie brindisine al fine di ottimizzare le risorse e fornire il miglior servizio di assistenza ai pazienti. “L’applicazione dell’Intelligenza artificiale nei vari settori medici e odontoiatri- ha detto Oliva- è ormai una realtà in tanti ambiti, ed è un supporto indispensabile nella diagnosi e cura dei pazienti. E’ necessario che l’ospedale Perrino di Brindisi adotti al più presto un nuovo parco tecnologico, abbiamo tutte le potenzialità per farlo ma nonostante questo siamo ancora indietro rispetto a tante altre realtà ospedaliere”. La conferma di quanto asserito dal dott. Oliva è arrivata anche dal Prof. Sergio Barbieri, Direttore del dipartimento di Neuroscienze e di Neurofisiopatologia del Policlinico di Milano, che nel suo intervento ha esposto una puntuale relazione di come l’intelligenza artificiale si abbini all’arte medica conservando al centro del progetto il medico ed il paziente combinando correttamente l’etica e la tecnologia. Ed a proposito di tecnologia anche il Prof. Giovanni Scambia, direttore del Reparto di Ginecologia Oncologica del Policlinico “Gemelli” di Roma, ha sottolineato come la Chirurgia robotica sia una realtà nel nostro paese che accanto alle indubbie potenzialità ha palesato numerose criticità, soprattutto di natura gestionale. Innanzitutto sarebbe auspicabile una razionalizzazione della spesa con una distribuzione equa delle tecnologie in tutti gli ambiti della sanità. Ha poi sottolineato come le nuove generazioni di medici/odontoiatri siano più pronte all’utilizzo dell’intelligenza artificiale e questo deve consentire una diffusione sul territorio di maggiori competenze con un maggior raccordo tra Università-Ospedali e Territorio.
Sull’importanza di salvaguardare il rapporto medico-paziente è intervenuto, invece, il dott. Alberto Oliva, Presidente dell’ Enpam, che ha sottolineato come l’utilizzo massivo dell’Intelligenza artificiale non deve prescindere dal salvaguardare il rapporto medico-paziente che rimane fulcro della sanità anche futura. Infine è intervenuto anche il dott. Giorgio Oliveti, odontoiatra-ricercatore, che ha relazionato sull’applicazione dell’intelligenza artificiale in Odontoiatria indicando una strada ai tanti colleghi presenti di come possa essere un supporto importantissimo nella diagnosi e cura dell’apparato dentale. Il Corso è stato seguito con particolare interesse dai tanti medici che hanno partecipato anche con numerosi interventi su di una tematica che, evidentemente, potrà avere importanti sviluppi futuri. Le conclusioni del Corso sono state affidate al Presidente Oliva che oltre a ringraziare gli illustri relatori, è tornato sul problema dell’adeguamento tecnologico dell’ASL “un passo ormai ineludibile per sostenere i medici/odontoiatri e consentire ai pazienti di trovare una sanità efficace ed efficiente in loco senza alimentare viaggi fuori della Regione”.