Conclusa la vendemmia 2023
Può dirsi conclusa la vendemmia 2023 che ha fatto registrare un calo produttivo in media del 40 per cento, anche se in alcune zone il calo è stato addirittura del 60 per cento. Purtroppo la minor quantità di uva inciderà negativamente sui bilanci, aziendali, e di conseguenza delle famiglie, poiché a una vistosa flessione dei ricavi c’è un significativo aumento dei costi di produzione. Insomma, il futuro in viticoltura è nero. Pertanto, la vendemmia 2023 in Italia come in Puglia e a Brindisi sarà ricordata da gran parte dei viticoltori come un’annata tremenda e dovrà rappresentare certamente un passaggio cruciale per il futuro del settore vitivinicolo chiamato ad una necessaria capacità di reazione e di innovazione. “L’annata ha spiegato Carmine Dipietrangelo, amministratore di Tenute Lu Spada di Brindisi – ha scontato soprattutto il cambiamento climatico che per i nostri vigneti, abituati a ben altro clima sta diventando un problema strutturale che richiede una adeguata consapevolezza nei trattamenti, nelle coltivazioni e nei prodotti”. Non vanno, quindi, sottovalutate la quantità e le conseguenze strutturali dei danni sul nostro territorio provinciale la cui superficie agraria per circa 10mila ettari è impegnata da vigneti da uva di vino dei quali circa 3.500 ettari ricadano nel solo territorio di Brindisi e Mesagne che, tra l’altro, costituiscono l’areale della Brindisi Doc.
“La peronospora la cui aggressività a memoria del settore non ha avuto precedenti è anche la conseguenza di questo mutamento”, ha proseguito Dipietrangelo -. La peronospora ha colpito in gran parte delle regioni viticole italiane dalla Sicilia, alla Puglia per arrivare al Molise all’Abruzzo, alle Marche, all’Umbria. Ci sono zone dove addirittura si è rinunciato alla vendemmia. Non si tratta di mal comune mezzo gaudio, ma questa è stata la vendemmia per molte realtà e territori”. E tra qualche giorno sapremo se l’Italia quest’anno perderà, a favore della Francia, il primato di Paese maggior produttore di vino. Nonostante ciò, l’impegno e la professionalità di molti produttori ha mitigato parte degli effetti negativi e la qualità delle uve salvate. “Se è diminuita notevolmente la produzione e la qualità delle uve rimaste e vendemmiate è stata buona, i prezzi delle uve e del vino in giacenza sono stati e sono ancora troppo bassi a tal punto da far pensare a qualche fenomeno speculativo”, ha sottolineato Dipietrangelo -. La qualità comunque va detto non compensa, per molti dei produttori, la quantità di prodotto perso. La nostra azienda ha subito un calo produttivo attorno al 60% ben oltre le previsioni negative fatte prima della vendemmia”. Infatti, il caldo continuo, oltre ai danni della peronospora, ha ridotto il peso delle uve.
“Tra i nostri vigneti il Susumaniello, la Malvasia nera, il Minutolo e parte del Negroamaro, nel calo generale di produzione, hanno retto meglio mentre il Vermentino e la restante parte del Negroamaro hanno subito cali molto consistenti”, ha proseguito il produttore. Naturalmente come si può immaginare le difficoltà create dalla peronospora hanno richiesto grande impegno e maggiori costi per cercare di salvare l’annata. “Costi e impegni notevolmente e ulteriormente aumentati per chi pratica, come noi, viticoltura biologica che risulta la più colpita. I danni rimangono pesanti e hanno avuto una ripercussione sull’economia del territorio, sui redditi delle famiglie impegnate nel settore e già compromessi per i prezzi bassi dalla scorsa annata, sull’occupazione e sull’indotto che anche nel territorio come il nostro hanno una certa importanza”, ha tenuto a far notare l’amministratore. Emanuele Guglielmi è un imprenditore agricolo con vigneti in agro di Brindisi e Mesagne. “Nella nostra azienda – ha spiegato - abbiamo avuto un calo produttivo del 15% e un aumento notevole dei costi di produzione che incideranno negativamente sui nostril bilanci”.
L’esito negativo della vendemmia 2023 sta preoccupando anche i viticoltori di Coldiretti. Proviamo a tracciare un bilancio con il presidente provinciale, Giovanni Ripa.
Presidente la Vendemmia 2023 è da brividi
“Quella appena terminata èstata una vendemmia senza precedenti, durante la quale si è assistito ad un forte calo produttivo. La perdita media generale sfiora il 40% rispetto al 2022, con gravi danni anche negli areali salentini, Brindisini e Tarantini, di coltivazione del Primitivo e del Negroamaro. Tale situazione è imputabile sia alla peronospora, ma anche a qualche grandinata che si è verificata a macchia di leopardo sull’intero territorio. In merito alla qualità, possiamo ritenerci soddisfatti, in quanto si otterranno degli ottimi vini, dato il buon andamento climatico che ha accompagnato tutto il periodo vendemmiale. Mentre per quanto riguarda l’aspetto commerciale, le speranze sono riposte in una decisa ripresa dei prezzi di vendita che possano appagano il produttore e il trasformatore”.
Che tipologia di prodotti si otterranno nelle cantine?
“Nonostante il calo quantitativo (-35% in volumi), quest’anno si è attestato un buon livello qualitativo. Durante il periodo di vendemmia abbiamo avuto delle condizioni climatiche molto favorevoli, che hanno consentito una maturazione equilibrata di tutti i vitigni e l’arrivo in cantina di uve sane e mature”.
Adesso è tempo di pensare alla peronospora che ha falcidiato i vigneti.
“A mio parere credo che si sia conclusa una delle annate peggiori degli ultimi 30 anni per quanto riguarda la peronospora. Un grave problema è stato l’impossibilità di entrare nei campi allagati, al fine di eseguire i trattamenti antiperonosporici. Ovviamente, le aziende che hanno avuto maggiore difficoltà sono state quelle in regime di agricoltura biologica, nelle quali le perdite in grappoli sono state di circa il 60%”. In futuro è indispensabile, per esempio, effettuare dei trattamenti precoci, adottare una più efficiente gestione del suolo in vigneto ed infine consultare i bollettini di allerta”.
È vero che Coldiretti sta per introdurre un osservatorio sulla viticultura?
“Certo. La Federazione provinciale di Brindisi nell'ultimo consiglio direttivo ha dato corso all'avvio di un osservatorio provinciale permanente del comparto vitivinicolo, al fine di rilevare, mappare e monitorare tutti gli aspetti e le problematiche del settore a livello provinciale ed elaborare proposte finalizzate al riequilibrio del mercato, in particolare, attraverso la revisione dei disciplinari di produzione, l’intensificazione dei controlli e la una ridefinizione del catasto vitivinicolo regionale”.
L’aumento dei costi di produzione incide sui bilanci aziendali. Cosa fare?
“È, ormai, noto come quest’anno sia stato caratterizzato da un aumento generale dei costi di produzione in particolare per l’acquisto di agrofarmaci, concimi e carburante, inoltre, il verificarsi di condizioni climatiche avverse, ha costretto i produttori ad intensificare i consueti interventi colturali, causando un aggravio sui costi di gestione. Alla luce di tutto ciò, credo che per il futuro sia necessaria l’adozione di pratiche di agricoltura di precisione, che consentiranno di ridurre i costi aziendale ed ottimizzare l’efficienza produttiva delle nostre aziende sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo”.
L’attenzione da parte delle istituzioni locali, del Governo nazionale e regionale anche dopo la delibera regionale del 25 settembre relativa alla “Proposta urgente al Ministerodell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste di declaratoria delle eccezionali avversità atmosferiche. Piogge persistenti Aprile-Giugno 2023. Territori di comuni delle province di Foggia, Bari/BAT, Taranto, Brindisi e Lecce. Accesso al Fondo di Solidarietà”, non può esaurire il loro impegno. La regione Puglia ha quantificato nella provincia di Brindisi per le uve da vino una mancata produzione del 60 per cento e un danno economico per i produttori di circa 30 milioni di euro con queste motivazioni: “Per i vigneti di uva da vino si registra un notevole decremento produttivo a causa dei severi attacchi della peronospora favorita dall’andamento climatico piovoso. Le infezioni continue hanno provocato in molti areali la perdita dei grappolini già nella fase di fioritura, per proseguire poi con la forma “larvata” sui grappoli in accrescimento. In molti casi le foglie e i tralci risultano compromessi con ripercussioni sull’annata successiva. Diversi giovani impianti non ancora in produzione sono stati perduti. I vigneti condotti con il metodo di coltivazione “biologico”, sono i più danneggiati e in molti casi lo risultano totalmente.” Per i viticoltori della provincia di Brindisi ci vogliono “misure conseguenti. Il governo nazionale deve attivare subito le procedure che riconoscano la calamità eccezionale richiesta dalla Regione e non semplici palliativi e dichiarazioni di solidarietà. Sono necessari interventi a sostegno dei redditi, dei crediti bancari e garantirli con tempestività”. Le associazioni di categoria, i consorzi di tutela assieme ai produttori, dovrebbero vigilare e se necessario lottare perché ci siano le necessarie risposte e risorse da parte del governo.
Ultimi da Redazione
- A Galatina sconfitta la Cedat85-Omega Mesagne
- SEMPRE PIÙ VALTUR: BATTUTA PESARO
- Il Cobas organizza un sit in Comune il 26 novembre alle ore 9 contro gli aumenti tari
- La Pro Loco racconta Mesagne (1965-2024). Storia dell’associazione attraverso le sue più rappresentative manifestazioni
- Arrestati due ventinovenni per detenzione di droga