COLDIRETTI PUGLIA, SOS PER 13MILA SCIAMI DI API INGANNATE DAL CALDO IN PUGLIA
Per la finta primavera con le temperature ben al di sopra della norma e le ripetute giornate di sole di questo febbraio anomalo ingannano 13.00 sciami di per in 32.000 alveari in Puglia che si sono risvegliate in anticipo per le anomali climatiche. E’ quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti Puglia sugli effetti di un inverno bollente dopo un 2023 che ha fatto registrare la caduta del 14% di precipitazioni in meno ed una temperatura superiore di 1,14 gradi rispetto alla media storica del periodo 1991-2020.
Le temperature fino a 20 gradi fanno uscire dagli alveari le api che però – sottolinea la Coldiretti - rischiano di morire di freddo se sorprese fuori dalle arnie quando le temperature si abbassano al calare del sole. Peraltro – continua la Coldiretti - la sostanziale carenza di fioriture, fa consumare energie, senza che ci siano raccolti, con l’ulteriore problema della siccità e della conseguente carenza idrica. Così i produttori – precisa la Coldiretti - sono costretti ad intervenire con alimentazione zuccherina, per sostenere le famiglie di api, che rischiano perdite consistenti.
In Puglia sono 1070 le aziende apistiche che producono – insiste Coldiretti Puglia - numerose tipologie di miele, dal ricercato alle mandorle agli agrumi, dalle clementine al rosmarino al timo, fino al fiordaliso, sulla, eucalipto, coriandolo, trifoglio e millefiori, con una crescita sensibile della presenza di donne e giovani a condurre le aziende apistiche.
Le difficoltà delle api – sottolinea la Coldiretti Puglia — sono un pericolo grave per la biodiversità considerato che quelle domestiche e quelle selvatiche sono responsabili del 70% della riproduzione di tutte le specie vegetali, sono un indicatore dello stato di salute dell’ambiente e servono al lavoro degli agricoltori con l’impollinazione dei fiori. Infatti – prosegue Coldiretti – ben 3 colture alimentari su 4 dipendono in una certa misura per resa e qualità dall’impollinazione dalle api, tra queste ci sono le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri ed i meloni secondo la Fao. Il ruolo insostituibile svolto da questo insetto è confermato da Albert Einstein che sosteneva che: “se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.
Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere presente per legge sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale (Es. Miele italiano) mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’unione Europea, l’etichetta – continua la Coldiretti – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della Ue” indicando il nome dei Paesi (ad esempio, se viene da Italia e Ungheria sul barattolo dovrà esserci scritto Italia, Ungheria); se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della Ue” con il nome dei Paesi, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della Ue”, anche qui con l’indicazione dei nomi dei Paesi.
Attraverso l’acquisto diretto del miele dagli apicoltori pugliesi – evidenzia Coldiretti – si sostiene il presidio del territorio e la presenza di una sentinella importante della qualità dell’ambiente e della biodiversità quale è l’ape. Infatti oltre alla produzione di miele – conclude Coldiretti - le api svolgono un ruolo fondamentale nell’impollinazione di moltissime piante selvatiche e delle principali colture erbacee ed arboree.
A preoccupare – continua la Coldiretti regionali - è anche la siccità che mette a rischio le semine di cereali, legumi, ortaggi ma anche il foraggio nei pascoli che risulta in netto calo. La mancanza di acqua provoca ripercussioni anche sui costi per le imprese aumentati anche a causa del rialzo delle quotazioni del foraggio mentre in Puglia siccità e venti di scirocco con alti tassi di umidità hanno ridotto anche la produzione di carciofi del 60% ma si segnalano anche difficoltà allo sviluppo di frutta e ortaggi con le arance o le insalate che non riescono a crescere adeguatamente per la carenza di acqua, mentre negli invasi mancano già 120 milioni di metri cubi d’acqua.
L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per – afferma Coldiretti - un obiettivo che richiede un impegno delle Istituzioni per accompagnare innovazione dall’agricoltura 4.0 con droni, robot e satelliti fino alla nuova genetica green no ogm. Servono – conclude Coldiretti – investimenti per la manutenzione, risparmio, recupero e regimazione delle acque con un sistema diffuso di piccoli invasi che possano raccogliere l’acqua in eccesso per poi distribuirla nel momento del bisogni.
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